In un’epoca dominata dall’esclusivo predominio del maschio, in cui gli orizzonti disponibili alla realizzazione della donna erano limitati alle mura domestiche, o alla ‘devozione’ dei conventi in assenza di dote, Barbe-Nicole Ponsardin Clicquot seppe sfruttare un articolo del codice napoleonico datato 1804 e diventare una delle prime donne della Storia a capo di un’impresa di successo.
Tratto dalla biografia di questa donna intraprendente, pubblicata dalla scrittrice e docente universitaria americana Tilar J. Mazzeo, Madame Clicquot – la grande signora dello champagne di Thomas Napper inizia il racconto dal momento più cupo della sua vita, quello che ne ha determinato anche il destino. Dopo appena sei anni di matrimonio, con la figlia Clementine ancora piccola, la prematura quanto improvvisa scomparsa del marito François Clicquot ha lasciato Barbe-Nicole da sola, a dover affrontare l’ostilità circostante di una società non poteva nemmeno immaginare una donna al comando in qualsiasi attività. Due diversi piani temporali si intrecciano, il presente – siamo nel 1805 – segnato dal dolore del lutto e dalla perdita, alternato a brevi frammenti di ricordi passati che rivelano il rapporto tra i due sposi che, nonostante un’unione combinata dalle famiglie, avevano raggiunto una forte coesione condividendo il sogno di creare un nuovo tipo di champagne pregiato. Un matrimonio fatto anche di private criticità, ma sempre sostenuto dalla complicità nelle più intime stravaganze; come l’impiego del canto nel vigneto, usato nella convinzione di garantire crescita sana e rigogliosa ai vitigni. A soli ventisette anni la vedova si oppose alla vendita dei terreni pianificata dal padre del consorte dopo la morte del figlio, riuscendo a portare avanti l’attività avviata insieme al marito, tra dissesti finanziari e ostacoli politici creati dalle guerre napoleoniche, prendendosi anche dei forti rischi con l’infrazione delle sanzioni che proibivano alle imprese francesi di commerciare con la Russia. Coinvolta in prima persona nel quotidiano duro lavoro dei campi, con le mani affondate nel fango, la Vedova Clicquot affrontò la fatica inventando letteralmente nuove prassi di lavorazione, allora osteggiate come tradimento della tradizione, poi imitate da ogni impresa del settore vinicolo di pregio e ancora oggi in uso, a oltre due secoli di distanza.
Incarnando un amore e una dedizione per il proprio lavoro che nel film arrivano a rasentare l’ossessione, la statunitense Haley Bennett – la splendida Roxanne del Cyrano di Joe Wright, tra i produttori del film – dà forma al carattere indomabile di una donna ostinata e decisa a infrangere ogni tabù discriminatorio; l’affiancano i britannici Tom Sturridge, nel ruolo del marito François, e Sam Riley nei panni di Louis Bohne, il venditore di champagne amico della coppia; vedremo presto quest’ultimo anche nel dramma storico Firebrand di Karim Aïnouz.
Avendo iniziato la sua carriera soprattutto nel campo dei video musicali, il regista Thomas Napper è molto attento alla qualità visiva dei suoi film e affidandosi alla parigina Caroline Champetier come Autore della fotografia – nella sua filmografia anche gli ultimi, iconici, film di Leos Carax: Holy Motors e Annette – ha garantito l’alto livello delle immagini e la bellezza della luce; peculiarità importanti in Madame Clicquot – la grande signora dello champagne, adesso appena uscito nelle sale italiane distribuito da Movies Inspired.
Essendo una delle case produttrici più grandi di Francia, la Veuve Clicquot Ponsardin – con lo champagne denominato Cometa, di cui il film racconta la nascita – impossibile dissipare completamente il sospetto di un’operazione promozionale del marchio, ma anche fosse, certo si tratta di un film più raffinato delle tante (troppe) produzioni di cui Barbie è stato recentemente uno degli esempi più deteriori.