Il silenzio immobile di un gelido inverno russo, la bellezza di alberi spogli nel contrasto tra cortecce scure e candore immacolato della neve; un freddo atmosferico che richiama quello dei sentimenti.
Aliosha Sleptsov è un ragazzino di dodici anni che vede il suo mondo violato e prossimo alla distruzione.
I suoi genitori stanno divorziando e lui, introverso e riflessivo, con un solo unico amico, deve subire nella sua stanza – a quell’età lo spazio più intimo al mondo – le intrusioni di estranei in visita, interessati a comprare la casa.
Le liti tra i coniugi Boris e Zhenya si fanno sempre più aspre e violente; il marito teme che la separazione possa danneggiarlo sul piano professionale, lavorando in un contesto i cui vertici ultraortodossi nella politica aziendale non contemplano lo scioglimento di un’unione benedetta da Dio; la moglie rinnega tutto il tempo sprecato in un matrimonio senza amore, contratto troppo giovane per una gravidanza indesiderata e come via di fuga da una madre rigida e anaffettiva. Ognuno dei due si auspica che sia l’altro a prendersi cura del figlio, la cui unica colpa è quella di non essere amato.
Dopo aver sentito parlare di collegio il bambino fa perdere le proprie tracce, ma i due genitori ormai proiettati nelle loro nuove vite future, si accorgeranno con molto ritardo della scomparsa.

Il siberiano Andrey Zvyagintsev dopo il fortunato esordio con Il ritorno – Leone d’Oro a sorpresa alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2003 – e dopo il successo planetario di Leviathan (2014) vincitore del Golden Globe e candidato all’Oscar per il miglior film straniero, con Loveless confeziona un dramma implacabile senza speranza, che ha conquistato il Premio Speciale della Giuria a Cannes 2017.
Un‘opera glaciale, essenziale nei dialoghi scarni ridotti al necessario, elegante nelle ipnotiche inquadrature fisse, con raffinati lentissimi movimenti della macchina da presa a comprimere sentimenti ed emozioni che muti implodono incatenando allo schermo.

L’eleganza formale diventa qui vera e propria forma espressiva, pronta a intercettare aneliti interiori con inquadrature reiterate su finestre aperte all’esterno, che danno forma all’intimo desiderio dei personaggi di andare verso un oltre, fuggendo via dal presente verso un altro orizzonte.
Le affannose ricerche per ritrovare il bambino scomparso diventano occasione per un ritratto impietoso dello Stato sotto il dominio di Vladimir Putin; con l’inefficienza della polizia ostacolata dalla burocrazia e l’indispensabile intervento dei volontari, attraverso luoghi fatiscenti sacrario di un’utopia comunista ormai svanita, con l’eloquente immagine finale della madre (Russia) che corre sul tapis roulant senza andare da nessuna parte.

Dopo aver raccontato in prevalenza storie di provincia – come nel meraviglioso Izgnanie inedito in Italia – con Loveless lo sguardo indagatore di Andrey Zvyagintsey si sposta nella grande città per registrare la profonda mutazione antropologica della società. In linea con gli idoli consumistici importati dall’Occidente vediamo la madre impegnata a curare il suo aspetto esteriore, muoversi in ambienti desolanti con ragazze disponibili e conformi nella loro plastificata anonima identicità, tra discorsi che attestano il deserto morale; la parrucchiera con figlia senza aspirazioni decisa a tentare la politica come carriera senza fatica, o la considerazione del poliziotto che individua i genitori come primi responsabili, statisticamente, nei casi di scomparsa e omicidio di minori.

Ambientando i fatti alla fine del 2012 il film pone in primo piano la guerra in Ucraina che attraverso gli schermi televisivi irrompe nella lussuosa realtà dei protagonisti, un’atmosfera da apocalisse morale che incombe – sottolineata con scherno dalla maledizione Maya che colloca la fine dopo la festa del KGB – su vite svuotate di ogni pietà, narcotizzate dall’abuso compulsivo di apparecchi tecnologici.
In un crescendo da thriller in cui l’assenza del figlio pesa ogni minuto di più, impietoso e straziante è il ricordo del pianto notturno del bimbo che prende atto del rifiuto letale dei genitori, un frammento potente di cinema che s’incastra nell’anima per rimanervi indigeribile a lungo.

Ispirato a Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman, Loveless di Andrey Zvyagintsey è un vero e proprio capolavoro destinato a entrare tra i classici del cinema contemporaneo; in attesa di un’auspicata e dovuta consacrazione mondiale agli Oscar, sarà finalmente in sala dal 6 dicembre distribuito da Academy 2.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Locandina italiana
  2. Il gelo dei sentimenti / Matvey Novikov è Alyosha
  3. Maryana Spivak è la madre Zhenya / Aleksey Rozin è il padre Boris / Scomparso!
  4. Le ricerche dei volontari / Fatiscenti residui dell’utopia / Madre Russia immobile nella sua evoluzione
  5. Prototipo femminile gradito al potere / Il lusso di una nuova vita per Zhenya / La nuova fidanzata di Boris
  6. L’arida madre di Zhenya / La solitudine di un pianto notturno / Aleksey Fateev è il coordinatore delle squadre di ricerca

    © 2017 Non-Stop Production / Fetisoff Illusion / Why Not Productions / Senator Film Produktion / Les Films du Fleuve / Arte France Cinéma

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: Nelyubov
  • Regia: Andrey Zvyagintsev
  • Con: Maryana Spivak, Aleksey Rozin, Varvara Shmykova, Matvey Novikov, Daria Pisareva, Yanina Hope, Aleksey Fateev, Andris Keiss, Maxim Stoianov, Marina Vasilyeva
  • Sceneggiatura: Oleg Negin, Andrey Zvyagincev
  • Fotografia: Michail Kričman
  • Musica: Evgueni e Sacha Galperine
  • Montaggio: Anna Mass
  • Scenografia: Andrey Ponkratov
  • Costumi: Anna Bartuli
  • Produzione: Alexander Rodnyansky e Sergey Melkumov con Gleb Fetisov per Non Stop Productions in coproduzione con Why Not Productions, Arte France Cinéma, Westdeutscher Rundfunk, Les Films Du Fleuve, Fetisoff Illusion e Senator Film Produktion
  • Genere: Drammatico
  • Origine: Russia / Francia / Belgio / Germania, 2017
  • Durata: 128' minuti