Presentato in concorso nella sezione Un Certain Regard all’ultimo Festival di Cannes, Los colonos segna l’esordio alla regia nel lungometraggio del cileno Felipe Gálvez e con una sceneggiatura originale, scritta con Antonia Girardi e la collaborazione di Mariano Llinás, indaga le radici occulte del suo Paese che affondano nel sangue; tutti gli Stati, al di là di narrazioni mitiche edulcorate, si sono formati quando predoni nomadi sono divenuti stanziali, ma nel caso del Cile sussiste anche l’aggravante del genocidio degli indios, non soltanto quello perpetrato dai conquistadores spagnoli.
Terra del Fuoco, Cile, 1901. Il ricco don José Menéndez mette in campo squadre di lavoro per delimitare i suoi possedimenti, con la costruzione di palizzate e recinsioni in mezzo al nulla di sconfinate pianure. Un luogo impervio che non perdona distrazioni, dove il minimo incidente sul lavoro impone l’abbattimento del ferito, riducendo l’uomo alla stregua di un qualsiasi animale da soma, perché non esistono le condizioni per curare eventuali feriti.
Col pretesto di trovare una rotta commerciale sicura per la lana delle sue pecore, il latifondista don José incarica il Tenente Alexander MacLennan alle sue dipendenze – un inglese che si fregia di portare ancora la divisa di Sua Maestà, nonostante il congedo – di raggiungere la costa, sfidando le Ande e attraversando la vastità delle pampas, insieme al mercenario messicano Bill. Il meticcio Segundo Molina, individuato tra le maestranze impegnate a costruire recinti, è scelto come guida dall’ex militare per la conoscenza dei luoghi, ma anche per la sua abilità nel maneggiare il fucile. Tre uomini che non potrebbero essere più diversi e distanti tra loro, sotto ogni punto di vista, affrontano insieme le incognite di una spedizione in quelle terre selvagge dove, forse, le minacce più temibili si nascondono dentro di loro.
Strutturato in quattro capitoli che assumono di volta in volta il punto di vista differente dei vari personaggi, Los colonos è un racconto cruento sulle origini delle moderne istituzioni che attinge a documenti legali, ritrovati circa vent’anni fa da una coppia di antropologi, raccolti per cause mai istruite; testimonianze dello sterminio del popolo Selk’nam, cancellato dalla Storia per volontà delle autorità cilene, colluse con personaggi spietati come José Menéndez, realmente vissuto.
Un genocidio nascosto, compiuto da cileni contro cileni, che Felipe Gálvez ha scelto di portare sullo schermo per evidenziare la reticenza dello Stato ad affrontare i periodi oscuri della sua storia; l’idea che ancora oggi nelle scuole lo studio della Storia del Cile si fermi al 1973, perché non esiste ancora un’analisi ufficiale della dittatura di Pinochet, è in contrasto con i massacri del XVI secolo ampiamente indagati, operati dagli spagnoli alla conquista del Nuovo Mondo.
Oggi, flebili tracce indios sono ridotte al folklore di certi souvenir e la domanda che chiude il film appare perciò ancora più emblematica. Con raffinata eleganza – lentissimi zoom sposano la tensione, che incombe palpabile, con la vastità degli spazi – Los colonos mette in risalto l’iniquità del possesso di tanto terreno, complici i vari presidenti, incompatibile con la legge naturale delle cose, e la ratifica del confine tra Cile e Argentina con la stessa proprietà su entrambi i lati appare surreale.
Alfredo Castro incarna lo spietato José Menéndez, ma tutti gli interpreti sono perfetti nel dare complessa verità ai loro personaggi, spesso indotti ad azioni inconfessabili molto diverse dagli intenti dichiarati. L’inglese Mark Stanley è il rozzo Tenente MacLennan e Benjamin Westfall dipinge il mercenario Bill come un uomo sfuggente e infido, ma la figura che si staglia alta in questa completa desolazione è quella del meticcio Segundo, interpretato da Camilo Arancibia.
Premiato a Cannes dalla Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica – Fipresci, che tende a sostenere titoli più complessi da promuovere commercialmente, Los colonos di Felipe Gálvez è distribuito in sala a cura di Lucky Red e dal 29 marzo sarà anche in esclusiva su Mubi.