Virginia 1864, terzo anno di guerra civile. Il caporale nordista John Mc Burney viene trovato ferito nel bosco dalla piccola Amelia, una delle cinque allieve rimaste al collegio femminile della signora Martha Famsworth insieme all’unica insegnante Edwina Morrow.
Nonostante l’uomo appartenga all’esercito nemico, la direttrice apre le porte per accogliere l’intruso e dare alle ragazze un esempio di carità cristiana, curando la sua ferita e nascondendolo all’interno dell’istituto; ma questa presenza maschile arriva a turbare i fragili equilibri della piccola comunità femminile, in una tensione crescente aggravata dagli intenti manipolatori del soldato che non vuole essere, una volta guarito, consegnato in catene ai Confederati.
Tratto da un romanzo di Thomas P. Cullinan che ha avuto una prima trasposizione cinematografica nel 1971 con La notte brava del soldato Jonathan di Don Siegel, L’inganno diretto da Sofia Coppola inaspettatamente sui titoli di coda cita alla voce ‘soggetto’ anche la sceneggiatura del vecchio film con Clint Eastwood; fatto abbastanza curioso perché, seppur ‘figli’ del medesimo materiale che mette in scena con poche divergenze la stessa successione di eventi, i due film non potrebbero essere più diversi.

In sintesi, L’inganno può definirsi davvero punto di vista femminile in antitesi a quello virile del film precedente. Sofia Coppola, che firma da sola la nuova sceneggiatura, toglie ogni traccia di incesto dal passato della direttrice Martha Famsworth dissolvendo le venature di malsana morbosità presenti, e persino preponderanti, nel film di Don Siegel. In realtà le pulsioni sono sempre le stesse, ma qui risultano più sfumate e sofferte, mentre nella visione anni ’70 le donne appartenevano a un immaginario maschile irreale e fallocentrico. Nello stesso modo atti e motivazioni si fanno più confusi, così il precipitare degli eventi diventa conseguenza mal calcolata di azioni dominate dalla paura, più che frutto di deliberata crudeltà, e i personaggi ne guadagnano in profondità.

Abbandonati finalmente i materiali originali di sua invenzione, i ritmi narrativi della regista fatti di un reiterato indugiare in dettagli su prolungate sequenze – esasperanti nell’orribile Somewhere – ne L’inganno trovano perfetta collocazione fin dalla suggestiva sequenza di apertura. Nell’intrico fisico e metaforico dei tronchi nella foresta, i passi della bimba risuonano tra i cinguettii accompagnati dal suo sommesso canticchiare, mentre le fronde al vento sono trafitte da raggi di sole; immediatamente alla natura è conferita una dignità che si fa presenza, riservato un ruolo che va oltre l’essere semplice sfondo.
Questo fare personaggio del creato, avvicina il film di Sofia Coppola a capolavori indiscussi come I giorni del cielo di Terrence Malick o Picnic a Hanging Rock di Peter Weir.

Meritatamente premiata al Festival di Cannes 2017, la regia di Sofia Coppola sceglie spesso di tenere distante la macchina da presa, filmando in campo lungo avvenimenti spogliati così di quel malsano compiacimento fin troppo diffuso di questi tempi. Tale fisico distacco e la scelta di non mostrare esplicite brutalità amplifica, sul piano dell’erotismo e della violenza, una tensione insinuante sempre pronta a esplodere. Efficaci tutti gli interpreti, da Nicole Kidman direttrice del collegio all’insegnante Kirsten Dunst, fino a Colin Farrell che nei panni del soldato John sfrutta l’abituale staticità della sua recitazione per dare corpo a un uomo praticamente ridotto a semplice oggetto.

La complessità della vicenda, con tutti i sentimenti contraddittori che la abitano, rende difficile delineare un confine per attribuire ruoli definiti a vittime e carnefici; il film mostra il male che si può fare solo per la paura di una minaccia, anche solo supposta e non necessariamente concreta, con l’eco dei cannoni lontani che sembra voler coltivare tale clima di terrore.
Sotto questo aspetto L’inganno ci parla della contemporaneità, di quell’idea ormai ampiamente consolidata dopo l’11 settembre 2001 che ogni azione offensiva preventiva, verso un nemico in fondo ipotetico, è da potersi derubricare alla voce ‘legittima difesa’ incuranti di intere popolazioni troppo spesso oltraggiate come effetto collaterale sacrificabile.

L’inganno è un ottimo solido film, forse non un capolavoro assoluto, ma certo l’opera migliore che Sofia Coppola abbia saputo realizzare fin qui nella sua carriera.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Locandina italiana
  2. Colin Farrell è il caporale nordista John / Nicole Kidman la direttrice dell’istituto
  3. Le allieve rimaste nel collegio per signorine di Martha Famsworth
  4. La luce e la natura protagoniste
  5. Tensioni erotiche multiple e contrastanti
  6. Sofia Coppola sul set con le sue attrici e al Festival di Cannes

© 2017 Focus Features LLC

IN COPERTINA:
Miss Martha Famsworth e le sue signorine intrattengono il caporale John Mc Burney
© 2017 Focus Features LLC

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: The beguiled
  • Regia: Sofia Coppola
  • Con: Colin Farrell, Nicole Kidman, Kirsten Dunst, Elle Fanning, Oona Laurence, Angourie Rice, Addison Riecke, Emma Howard
  • Soggetto: Thomas P. Cullinan dal suo romanzo The painted devil con John B. Sherry e Grimes Grice dalla loro sceneggiatura The beguiled (1971)
  • Sceneggiatura: Sofia Coppola
  • Fotografia: Philippe Le Sourd
  • Musica: Phoenix, basata sul  Magnificat di Claudio Monteverdi
  • Montaggio: Sarah Flack
  • Scenografia: Anne Ross
  • Costumi: Stacey Battat
  • Produzione: Youree Henley e Sofia Coppola per American Zoetrope con Focus Features LLC
  • Genere: Drammatico
  • Origine: USA, 2017
  • Durata: 94' minuti