Un luogo imprecisato del Nord America, un’epoca indefinita tra un recente passato e un futuro funesto poco più in là, in un tempo comunque prossimo a quello contemporaneo.
Un padre e sua figlia Rag di undici anni – in quella fase indistinta appena fuori dall’infanzia, ma prima che sia varcata la soglia oltre la quale inizia la vita adulta – sdraiati uno a fianco all’altra nei loro sacchi a pelo, in una tenda da campeggio eretta in un angolo isolato nel folto della foresta, si raccontano storie fantastiche prima di abbandonarsi al riposo notturno.
Vivono una vita errante e solitaria, costretti a stare sempre all’erta dalla necessità di proteggersi da un mondo ostile scivolato nel caos, in cui la tecnologia è solo un vago ricordo e una misteriosa epidemia dieci anni prima ha decimato le donne del pianeta, portando via con sé anche la madre della piccola Rag. Una società alla deriva che ha reso ancor più pericoloso essere femmina, scrigno che accoglie in sé il mistero della perpetuazione della specie.
Proteggere la figlia – ‘luce della sua vita’ – è missione esclusiva e totalizzante per quest’uomo ormai incapace di avere ancora fiducia nel prossimo e spaventato dalla possibilità di fallire, sopraffatto dal peso della responsabilità nel gelo di un inverno che è soprattutto morale.
Dopo aver esordito alla regia nel 2010 con il (finto) documentario Joaquin Phoenix – Io sono qui! col quale regista e interprete si sono burlati del mondo inscenando una crisi dell’interprete di Joker fatta di azioni plateali in diretta tv che hanno riempito i rotocalchi per due anni, Casey Affleck con Light of my life dirige e interpreta la sua opera seconda basata su una sceneggiatura originale, scritta da lui stesso per riflettere su difficoltà e paure di essere genitori nel terzo millennio.
Facendo un uso sapiente dei dialoghi, mai esaustivi e perciò pieni di sottintesi su situazioni lasciate all’immaginazione nell’indefinito, uniti all’efficace colonna sonora originale firmata da Daniel Hart, l’attore premio Oscar per Manchester by the sea sa creare attesa, tensione e una paura strisciante per una violenza sempre sul punto di detonare, ma lasciata ai margini dell’inquadratura e comunque sempre preferibilmente fuori dal nostro campo visivo.
La lunga sequenza iniziale – dodici minuti di dialogo tra padre e figlia con macchina da presa fissa e qualche controcampo – è una deliberata dichiarazione d’intenti del cineasta Casey Affleck, che esige abbandono a ritmi rallentati e atmosfere rarefatte, per giungere alla sequenza finale che dà senso e giusta prospettiva all’intero film. Chi non è disponibile a lasciarsi andare a questo viaggio, prima di tutto interiore, verso l’accettazione della propria vulnerabilità, meglio desista subito fin dall’inizio.
Light of my life è un inno alla lentezza, un invito alla contemplazione della natura – è stato girato nella riserva naturale di Cowichan Garry Oak nella Columbia Britannica, in Canada – una parabola sull’amore genitoriale che nel rifiuto del padre per le armi, anche come mezzo di difesa, ha una precisa valenza politica. La storia è stata sviluppata in un decennio, con la paternità e l’esperienza dolorosa del divorzio dell’autore a condizionarne inevitabilmente la stesura.
Nell’adottare il punto di vista del padre il film lascia deliberatamente indefinita sullo sfondo la realtà apocalittica della società, per dare rilievo allo spazio privato creato dall’uomo per proteggere la figlia dall’esterno, accentuato dalla necessità di spacciarla per maschio in presenza di estranei. La giovane esordiente Anna Pniowsky, nel ruolo di Rag, dimostra una straordinaria naturalezza nel delineare l’essenza di un personaggio che deve esprimere il suo essere cresciuta isolata dal mondo.
L’attrice Elisabeth Moss, nota soprattutto come protagonista della serie The Handmaid’s Tale – Il racconto dell’ancella, è la madre di Rag che pur apparendo solo in brevi frammenti nel ricordo del padre è straordinaria presenza, fondamentale per la carica emotiva dell’intero film. Light of my life di Casey Affleck è adesso nelle sale distribuito da Notorious Pictures.
Didascalie immagini
- Locandina italiana
- L’esclusivo rapporto errante padre figlia
- Casey Affleck è sceneggiatore, regista e interprete nel ruolo del padre
- Il pericolo latente sempre in agguato
- Anna Pniowsky e la piccola Rag
- La bellezza naturale della Columbia Britannica in Canada
- Elizabeth Moss è la madre nei fuggevoli frammenti di ricordo
© 2019 Black Bear Pictures LLC
IN COPERTINA
Anna Pniowsky e Casey Affleck sono Rag e suo padre in fuga perenne
© 2019 Black Bear Pictures LLC
SCHEDA FILM
- Titolo originale: Light of my life
- Regia: Casey Affleck
- Con: Anna Pniowsky, Casey Affleck, Tom Bower, Elizabeth Moss, Hrothgar Mathews, Timothy Webber, Monk Serrell Freed, Jesse Pierce, Tommy Clarke, Lloyd Cunningham, Kory Grim, Michael Ching, Deejay Jackson, Patrick Keating, Sydnee Parker Anderson, Scott Ateah, Paul Wu, Brett Armstrong, Chad McMillan, Vivian Neggers, Clint Carleton, Suzi Stingl, Devyn Dalton
- Sceneggiatura: Casey Affleck
- Fotografia: Adam Arkapaw
- Musica: Daniel Hart
- Montaggio: Dody Dorn, Christopher Tellefsen
- Scenografia: Sara K. White
- Costumi: Malgosia Turzanska
- Produzione: Teddy Schwarzman, Casey Affleck e John Powers Middleton in coproduzione con Geoffrey Quan e Geoff Linville per Black Bear Pictures e Sea Change Media
- Genere: Distopico
- Origine: USA, 2019
- Durata: 119′ minuti