Sono come i pesci, non posso vivere fuori da Aleppo, come loro non possono vivere fuori dall’acqua!
Così, semplicemente, Khaled Omar Harrah esprime il radicamento ai brandelli della sua città; un attaccamento che nonostante il sogno remoto di una vita in Germania, la paura di camminare a fianco della morte e la tentazione di mandare lontano la famiglia – giungendo invariabilmente alla conclusione che è sempre meglio stare uniti – non lo ha fatto partire come tanti profughi connazionali ammassati al confine con la Turchia. Un’emergenza umanitaria, quella dei civili siriani in fuga dalla distruzione del loro Paese, tra le più pressanti di questo momento contemporaneo.
Nel 2011 la sanguinosa repressione del presidente dittatore Bashar Assad, ha trasformato le proteste popolari contro il regime in una cruenta guerra civile ancora in corso e città come Aleppo sono diventate roccaforte delle forze ribelli.
Dal settembre 2015 sono iniziati i bombardamenti degli aerei sovietici inviati da Vladimir Putin, sostenitore di Assad a cui vorrebbe restituire credibilità internazionale, che nel colpevole silenzio di Europa e Stati Uniti continuano a sganciare ordigni sulla popolazione inerme senza obbiettivi precisi, con il solo intento palese di uccidere quanta più gente possibile.

Last Men in Aleppo di Feras Fayyad mostra da vicino l’opera di soccorso di Khaled e dei suoi compagni della Difesa Civile Siriana, corpo di volontari nato nel 2013 ormai noti come Elmetti Bianchi, che in uno scenario di estremo pericolo rischiano la loro vita per dare aiuto alle vittime delle incursioni aeree sovietiche. Senza offrire appigli alla ben che minima morbosità, con discrezione la macchina da presa segue questi giovani, che prima del conflitto erano studenti o avevano professioni comuni, mentre estraggono con cautela i superstiti da sotto le macerie o raccolgono brandelli umani per ricomporli nella dignità di una sepoltura.

Scevro da ogni retorica, l’impegno di Khaled, Mahmoud, Ahmad, Negieb e tutti gli altri operatori che seguiamo sul campo, più di tante parole diventa atto d’accusa contro la guerra. È la visione della realtà più cruda e immediata, il punto di vista dal basso di gente comune senza voce in capitolo, sprovvisto di analisi sugli interessi che nelle alte sfere determinano questa situazione; coraggiosi David contro un Golia pressoché invisibile, gli attacchi arrivano dal cielo anche con missili lanciati da droni, in una lotta impari che non è speranza di vittoria quanto semplice sopravvivenza.

Entriamo nelle vite di Mahmoud e di suo fratello minore Ahmad, che hanno fatto credere ai genitori di avere un lavoro in Turchia per evitare loro l’ansia di saperli in pericolo costante; vediamo le bambine di Khaled, Israa e Batoul, i loro giochi e i problemi alle unghie per malnutrizione; il disagio di Mahmoud per l’adorazione che un bimbo, da lui estratto vivo da sotto le macerie di un palazzo, gli riserva. Il sorridere di piccole gioie senza rinunciare, anche in condizioni estreme, alla voglia di vivere; momenti forti e commoventi, ma non ricattatori perché mai enfatizzati con crescendo musicale o altri espedienti.

Distribuito nelle sale italiane da Wanted Cinema in collaborazione con GA&A Produzioni, Last men in Aleppo è tra i candidati all’Oscar per il miglior lungometraggio documentario e sarebbe bello se una vittoria ne amplificasse la diffusione. Sono almeno un milione di persone i civili siriani ancora sotto assedio in zone esposte a bombardamenti, speriamo che anche la visione del film di Feras Fayyad possa contribuire a creare consapevolezza, generando dibattito e pressione per fermare lo scontro.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Locandina italiana
  2. Gli Elmetti Bianchi in azione tra le rovine di Aleppo, distrutta dai bombardamenti
  3. Scrutando il cielo / Un piccolo superstite / Sotto attacco
  4. Khaled Omar / Mahmoud / Negieb
  5. I fratelli Ahmad e Mahmoud / Aleppo al tramonto / Una luce di speranza

© 2017 Larm Film Aps

IN COPERTINA
Gli Elmetti Bianchi mettono in salvo un bambino estratto da sotto le macerie
© 2017 Larm Film Aps

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: De sidste mænd i Aleppo
  • Regia: Feras Fayyad
  • Co-regia: Steen Johannessen
  • Con: Khaled Omar Harrah, Shabaab Badawi, Hasan Hannan, Mohammed Mashahadani, Fawzi Barghot, Ayman Seter, Batoul Harrah, Mahmoud, Abu Umar, Abu Husain, Abu Walid, Abu Omar, Israa Harrah, Abu Yusuf, Ahmad, Abu Sabih, Subhi Alhussen, Abo Husain
  • Fotografia: Fadi Al Alabi
  • Operatori: Thaer Mohammed, Mojahed Abo Al Joud
  • Musica: Karsten Fundal
  • Montaggio: Steen Johannessen, Michael Bauer
  • Produzione: Søren Steen Jespersen, Kareem Abeed e Stefan Kloos per Larm Film e Aleppo Media Center in associazione con Danish Film Institute, Cinereach, Afac, Idfa Bertha Foundation, Nordisk Film & Tv Foundation, Danida e Sundance Institute
  • Genere: Documentario
  • Origine: Siria / Danimarca, 2017
  • Durata: 104' minuti