
Terzo lungometraggio di Laetitia Colombani, cineasta di Bordeaux che ha fatto il suo ingresso nel cinema d’oltralpe come attrice, La treccia è una coproduzione internazionale – Italia, Francia, Canada – che adatta per lo schermo il suo primo romanzo, edito in Francia nel 2017 e subito tradotto in almeno altri ventisei idiomi diversi.
Tre storie di coraggio femminile, tre guerriere in lotta contro gli ostacoli di un mondo strutturato su basi patriarcali in tre società di luoghi molto diversi, così lontani tra loro, eppure così simili nel costruire barriere a una piena realizzazione di opportunità esistenziali paritarie per entrambi i sessi, tre contesti sociali molto differenti, ma sempre orientati al predominio del maschio.
Niyamatabad, India settentrionale; Smita e la sua famiglia, composta dal marito e dalla piccola Lalita, sono degli ‘intoccabili’ costretti a svolgere i lavori più umili senza poter mai aspirare a nulla di più. La mentalità insita nel sistema millenario delle caste li considera addirittura privi di dignità umana, ma Smita vuole un futuro migliore per sua figlia ed è pronta a lottare contro il mondo intero per questo. Monopoli, Italia meridionale; Giulia è un’appassionata lettrice a cui l’orizzonte limitato del paese va piuttosto stretto, il suo coraggio sarà messo alla prova dagli eventi, quando si troverà a decidere il destino di altre persone, dovendo scegliere se cedere alle tradizioni o provare a costruire un futuro diverso, tutto da inventare. Montréal, Canada; Sarah, avvocato in carriera, divorziata con tre figli da due relazioni diverse, vive a ritmo accelerato un’esistenza ostaggio delle disparità di genere, per cui una donna deve sempre dimostrare – molto più di un uomo – di essere all’altezza, soprattutto se tutto sembra volgere a suo favore: “se vuoi nuotare con gli squali, non puoi permetterti di sanguinare!” è ciò che risponde a chi le consiglia di rallentare.

Tre binari narrativi paralleli e indipendenti che preferiscono restare in superficie – i temi più duri come la morte, con le pire funebri sulle rive del Gange a Varanasi, o la violenta discriminazione ai danni degli intoccabili, sfociata spesso nella cronaca in omicidi che non vengono perseguiti, sono solo scalfiti – dando vita a un affresco generale, tutto sommato, rassicurante e adatto a ogni fascia di età, che rivela soltanto sul finale il filo invisibile universale che lega ognuna delle tre storie e i suoi personaggi.

Un messaggio che dimostra in modo plastico come siamo tutti legati e connessi, per quanto distanti possano scorrere le singole esistenze individuali, e ci ricorda che siamo abitanti di un unico stesso pianeta; questo è il pregio più grande di un film come La treccia di Laetitia Colombani, adesso nei cinema distribuito da Indigo Film.