Non fatevi trarre in inganno dalla valenza biblica evocata da un titolo di questa portata, in realtà è la traduzione italiana di quello internazionale con cui va a giro nel mondo Bastarden di Nikolaj Arcel; un affresco storico che segna il ritorno del cineasta danese al racconto in costume, con un’altra pagina di Storia del suo Paese, undici anni dopo il precedente Royal affair che gli ha dato notorietà internazionale.
A lungo nella prima metà del XVIII secolo i sovrani danesi, per aumentare le entrate fiscali, hanno inviato coloni nello Jutland del nord nel tentativo di coltivare la vasta brughiera che costituiva un terzo del regno, ma a causa del clima aspro e dell’aridità del terreno ogni tentativo ha portato al fallimento, consolidando l’idea che quella vasta area non potesse essere piegata alla volontà dell’uomo. Nel 1755 però Ludvig Kahlen, un ex capitano dell’esercito tedesco con competenze agricole, si presentò al palazzo reale di Copenaghen a chiedere il permesso di costruire un suo avamposto per tentare di nuovo la coltivazione di quelle lande desolate. Praticamente senza che il re fosse messo al corrente gli uomini del governo accettarono di autorizzare il progetto di Kahlen perché avrebbe operato con le sue risorse senza chiedere niente alla corona, dando così la possibilità a Cancelliere e ministri di affermare davanti al sovrano che il suo progetto di colonizzazione della brughiera era ancora attivo; in cambio il colono avrebbe ottenuto in caso di successo un titolo nobiliare, possedimenti e servitù. Nascondendo il disprezzo per le umili origini dell’ex capitano – che dileggia con il termine ‘bastardo’ – la nobiltà della capitale autorizza la missione, Ludvig Kahlen inizia così la sua lotta impari contro le asperità della Natura, ma anche contro le violente provocazioni del ricco possidente Frederik De Schinkel, che si ritiene di diritto proprietario anche della vasta brughiera, sentendosi minacciato dalla presenza del nuovo vicino e dalle sue aspirazioni di elevazione sociale.
Arcel ha dichiarato “la vita è caos; doloroso e brutto, bello e straordinario, e spesso siamo incapaci di controllarlo. Come dice il proverbio: Facciamo piani e Dio ride” ed è questo lo spirito con cui si è avvicinato alla figura di Kahlen. Il romanzo Kaptajnen og Ann Barbara di Ida Jessen ha fatto da soggetto, ampliando i pochi dati storici accertati sulla parabola esistenziale di quello che è ricordato come il primo vero abitante della brughiera, un uomo mosso da ambizioni e desideri.
Mads Mikkelsen torna a essere diretto da Nikolaj Arcel dopo Royal affair per incarnare la forte ostinazione del protagonista, con questo ruolo ha vinto l’EFA al miglior attore europeo e il film ha ricevuto anche le statuette per costumi e fotografia. Simon Bennebjerg è chiamato a dare forma alla crudele arroganza di Frederik De Schinkel, mentre Kristine Kujath Thorp – che in Italia abbiamo avuto modo di apprezzare in Ninjababy e Sick of myself – ne è sua sorella che vede nel nuovo arrivato una via di fuga dall’oppressione del fratello.
Dopo aver esordito in concorso all’80ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica La Biennale di Venezia, adesso finalmente La terra promessa di Nikolaj Arcel arriva nelle sale italiane distribuito da Movies Inspired.