Fotografo e cineoperatore indipendente, Talal Derki è nato a Damasco da una famiglia kurda, perciò ancora bambino è fuggito con i genitori in Europa per sfuggire violenza e persecuzioni.
Con il suo lungometraggio di esordio The return to Homs (2013) ha raccontato le speranze accese anche in Siria, dalle pacifiche manifestazioni della ‘primavera araba’ seguendo Abdul Basit Sarout, allora diciannovenne stella del calcio diventato leader naturale delle proteste di piazza.
La brutale repressione del dittatore Bashar al-Assad ha tentato di soffocare nel sangue ogni istanza democratica della popolazione, innescando la guerra civile ancora in corso e favorendo l’insorgere di una costellazione di formazioni armate ribelli, alcune laiche altre d’ispirazione religiosa.
Certo di non aver esaurito con il film d’esordio il racconto della travagliata situazione siriana, Talal Derki ha fatto ritorno nella sua patria d’origine entrando in contatto con Abu Osama, tra i fondatori del gruppo Al-Nusra, braccio siriano di Al-Qaeda.
Presentatosi come fotografo di guerra simpatizzante del jihadismo salafita, il cineasta ha conquistato la fiducia di Abu Osama vivendo due anni e mezzo con la sua famiglia, due mogli e dodici figli, e osservando – lui ateo – una perfetta vita di preghiera mussulmana, filmandone insieme al direttore della fotografia Kahtan Hasson la quotidianità; il risultato è il suo secondo lungometraggio Kinder des kalifats [figli del califfato] candidato all’Oscar per il miglior documentario.
La nostra visione occidentale è mutuata dagli organi d’informazione che tendono a ritrarre la guerra come un gioco di scacchi e l’islam come incarnazione del male assoluto, banalizzando una realtà ben più complessità e inibendo un’analisi più approfondita. Partendo da questa semplice riflessione Talal Derki ha orientato l’attenzione verso l’infanzia fin dalle origini del progetto, con l’intento inedito di documentare l’impatto sulla crescita dell’individuo di un ambiente che insegna la violenza anche ai più piccoli fin dalla più tenera età.
Nella prima parte del film abbiamo modo di vedere dedizione e sincero amore paterno che Abu Osama nutre per i suoi bambini, ma anche il fanatismo derivato da un’ideale jihadista che sembra occupare ogni momento della sua giornata e non è difficile vedere in lui un concreto riflesso futuro dei suoi figli. Tutti appaiono prigionieri di un mondo che non dà scampo, immersi e manipolati fin dalla nascita da un’ideologia che ha bisogno continuo di corpi combattenti, senza alcuna possibilità reale di scelta per le generazioni a seguire.
Kinder des kalifats però non è minato da pregiudizi, la macchina da presa si limita a registrare eventi e situazioni mostrandoli, lasciando poi alla riflessione del pubblico il compito di costruire un quadro critico. Momenti di semplice quotidianità diventano significanti ben oltre ciò che mostrano: bambini che all’uscita di scuola prendono a sassate per gioco le bambine sono frutto di una realtà che considera la donna quasi bestiame da riproduzione, i soldati del regime catturati sono per lo più padri di famiglia in cerca di un salario, gioco naturale dei più piccoli è costruire bombe giocattolo.
I figli maggiori della famiglia, Osama e Ayman rispettivamente tredici e dodici anni al tempo delle riprese, vengono mandati alla scuola di shari’ah per jihadisti e anche se il primo decide di andare avanti nella formazione bellica, mentre il secondo preferisce tornare sui banchi di scuola, non si può parlare di una libera scelta; la dedizione di Osama a fianco del padre ferito da una mina non è solo espressione d’amore, ma anche straziante eloquente dimostrazione di una ricerca dell’approvazione paterna e di una dolorosa disponibilità a sacrificarvi tutto.
Prodotto dalla Basis Berlin Filmproduktion, Kinder des kalifats è un crudele requiem per l’innocenza, impietosa testimonianza del passaggio all’età adulta di questi soldati bambini, una visione necessaria per comprendere le radici di un fenomeno e tentare di fermarne la reiterazione; al momento il film non ha una distribuzione italiana, ma speriamo che possa raggiungere anche i nostri schermi.
Didascalie immagini
- Locandina internazionale
- Abu Osama tra i suoi figli / Giochi nella nebbia / In auto col padre
- Addestramento in famiglia e al corso di shari’ah
- L’affetto di un padre / Addestramento precoce / Sotto la bandiera del califfato
- Uscita di scuola / Cura dei fratelli più piccoli / Soldati del regime prigionieri
- In cerca di affetto e approvazione, fino al sacrificio inconsapevole dell’innocenza
© 2017 Basis Berlin Filmproduktion / Ventana Film / Cinema Group Production / SWR / RBB / Arte
IN COPERTINA
Bambini soldato in addestramento precoce
© 2017 Basis Berlin Filmproduktion / Ventana Film / Cinema Group Production / SWR / RBB / Arte
SCHEDA FILM
- Titolo originale: Kinder des kalifats
- Regia: Talal Derki
- Fotografia: Kahtan Hasson
- Musica: K.S. Elias
- Montaggio: Anne Fabini
- Produzione: Ansgar Frerich, Eva Kemme, Tobias Siebert e Hans Robert Eisenhauer con Tatal Derki per Basis Berlin Filmproduktion in coproduzione con Ventana Film, Cinema Group Production e in associazione con Impact Partners
- Genere: Documentario
- Origine: Germania / Siria / Libano / Qatar, 2017
- Durata: 98′ minuti