Johannes ‘Jojo’ Bretzler è un bambino di dieci anni e come tanti suoi coetanei nutre la fantasia di un amico immaginario al suo fianco, che lo sostiene e lo incoraggia dispensando consigli, ma la particolarità nel suo caso sta nel fatto che il suo compagno di giochi invisibile è il fuhrer Adolf Hitler.
Jojo vive nel paesino tedesco di Falkenheim sul finire della seconda guerra mondiale, perciò è cresciuto fin dalla più tenera età immerso nella propaganda nazista, aderendo ciecamente senza ostacoli alla visione della realtà che il partito al potere ha disegnato per lui, intrisa di odio antisemita per i pericolosissimi mostri ebrei e delle teorie deliranti sulla superiorità della razza ariana.
Oggi con il suo amico Yorki il giovane Jojo sta per fare il suo ingresso nella Jungvolk, la gioventù hitleriana, e sente di essere a una svolta importante della sua vita, ma quando gli viene chiesto di tirar fuori la sua furia omicida non riesce a uccidere il coniglio che gli hanno ordinato di sopprimere, diventando facile oggetto di scherno con il soprannome di Jojo rabbit come sinonimo di codardia.
Il ragazzo non rinuncia per questo al suo desiderio di appartenenza al gruppo dominante, ma incontri imprevisti e l’incedere della Storia metteranno ben presto in crisi tutto il suo mondo.

Il regista Taika Waititi – madre ebrea e padre maori, che ha interpretato l’amico immaginario del protagonista – scegliendo di adottare i toni della commedia per la sceneggiatura di Jojo rabbit, liberamente ispirata al romanzo Il cielo in gabbia di Christine Leunens, si avventura su territori ad alto rischio, visto che nell’era del politicamente corretto usare rappresentazioni grottesche e caustica ironia per affrontare temi caldi e tristemente attuali espone ancor di più al rischio di fraintendimenti.

Tutta la parte iniziale infatti nonostante intenti palesemente ironici, come le folle festanti per Hitler dei filmati storici accostate alla versione in tedesco di I want to hold your hand dei Beatles, crea perplessità su fini e modalità della satira, si stenta a trovare il sorriso e solo la bravura dell’esordiente undicenne Roman Griffin Davis, che è stato candidato al Golden Globe per il ruolo di Jojo, regala l’indispensabile dose di simpatia e vulnerabilità al personaggio impedendo al film di deragliare in un’indefinita ambiguità.

Poi l’entrata in scena di Scarlett Johansson e Thomasin McKenzie, rispettivamente Rosie – madre di Jojo – e la giovane ebrea Elsa, sposta il baricentro della commedia innestandola anche con frammenti drammatici che danno corpo alla crudeltà del regime nazista, generando una parodia che demolisce con l’arma dell’ironia tanto il fascino perverso che vecchi simboli sembrano ancora esercitare, quanto certi luoghi comuni sul popolo ebraico; le battute sulla mania di tagliare prepuzi risultano davvero fulminanti.

Sam Rockwell, nei panni del capitano Klenzendorf – istruttore di Jojo – contribuisce a ridicolizzare l’immagine marziale dell’ufficiale nazista dando forma a un personaggio complesso, definito da sfumature che lasciano intuire impliciti aspetti segreti di una personalità in bilico tra comicità e dramma. In particolare i momenti di improvvisazione con Alfie Allen, nel ruolo di Freddie Finkel il braccio destro del capitano, sono fonte ulteriore di impagabile divertimento per un sottotesto mai espresso platealmente, ma evidente.

Per ricreare la Germania degli anni ’40 Jojo rabbit è stato girato in esterni nei paesini di Žatec e Úštěk, in una zona della Repubblica Ceca che non avendo subito bombardamenti mantiene intatta l’atmosfera dell’epoca, e in interni nei Barrandov Studios di Praga dove, ironia della sorte, era prodotta la propaganda nazista. Notevole anche l’aspetto visivo del film che, nella coloratissima fotografia di Mihai Malaimare Jr, riproduce l’entusiasmo dell’infanzia perdendo d’intensità cromatica con l’avanzare del dramma.

Jojo è emblema di intere generazioni avvelenate nell’infanzia dall’ideologia nazista, bambini con scarsa esperienza del mondo incapaci di un autonomo pensiero critico. Il film si inserisce nella tradizione parodica aperta con Il grande dittatore di Charlie Chaplin, proseguita con Vogliamo vivere di Ernst Lubitsch e col suo rifacimento Essere o non essere prodotto da Mel Brooks, l’intento del suo autore Taika Waititi è di rendere consapevoli le nuove generazioni di un pericolo che potrebbe ripresentarsi in altre forme.

Dopo l’esordio al Toronto International Film Festival dove ha conquistato il premio del pubblico, Jojo rabbit di Taika Waititi sarà nelle sale italiane dal prossimo giovedì 16 gennaio, distribuito da Twentieth Century Fox Italia.

Didascalie immagini

  1. Locandina italiana
  2. L’aspirante nazista Jojo incapace di uccidere
  3. Taika Waititi è l’Hitler immaginato da Jojo, vittima della propaganda che instilla paura dei mostri ebrei
  4. L’esordiente Roman Griffin Davis è Jojo / Folle plaudenti del Terzo Reich nei cinegiornali d’epoca
  5. Scarlett Johansson è la mamma di Jojo / La crudeltà del regime / Thomasin Mc Kenzie è Elsa
  6. Sam Rockwell e Alfie Allen, due nazisti particolari
  7. L’ambientazione d’epoca / Caustica parodia / Il regista al lavoro sul set
  8. Jojo e il suo amico Yorki / La paura di ciò che non si conosce / L’ironia della commedia

© 2019 Twentieth Century Fox Film Corporation / TSG Entertainment Finance LLC

IN COPERTINA
Uno splendido Roman Griffin Davis è Jojo, affiancato dal suo fuhrer immaginario
© 2019 Twentieth Century Fox Film Corporation / TSG Entertainment Finance LLC

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: Jojo rabbit
  • Regia: Taika Waititi
  • Con: Roman Griffin Davis, Thomasin Mc Kenzie, Taika Waititi, Rebel Wilson, Stephen Merchant, Alfie Allen, Sam Rockwell, Scarlett Johansson, Archie Yates, Luke Brandon Field, Sam Haygarth, Stanislav Callas, Joseph Weintraub, Brian Caspe, Gabriel Andrews, Billy Rayner, Christian Howlings, Gilby Griffin Davis, Hardy Griffin Davis, Curtis Matthew, Robert East
  • Sceneggiatura: Taika Waititi ispirata al romanzo Il cielo in gabbia di Christine Leuners
  • Fotografia: Mihai Malaimare Jr
  • Musica: Michael Giacchino
  • Montaggio: Tom Eagles
  • Scenografia: Ra Vincent
  • Costumi: Mayes C. Rubeo
  • Produzione: Carthew Neal con Taika Waititi e Chelsea Winstanley per A Defender e Piki Films con TSG Entertainment e Czech Anglo Productions
  • Genere: Commedia
  • Origine: Nuova Zelanda / USA, 2019
  • Durata: 108′ minuti