
Coproduzione italo-argentino-messicana con partecipazione franco-spagnola, Il supplente di Diego Lerman è soprattutto un ritratto d’ambiente, complesso, contraddittorio e sincero.
Lucio Garmendia, giovane docente universitario è in una fase della sua vita incline al bilancio, con la separazione dalla moglie Mariela e la responsabilità di dare supporto alla figlia dodicenne Sol, le delusioni professionali che vedono spesso negato ogni principio di meritocrazia e la crescente disillusione verso il valore della cultura, troppo spesso ridotta a un ‘vizio’ per pochi, incapace davvero di incidere nel quotidiano della gente comune.
Il professore quarantenne accetta senza troppa convinzione l’incarico di supplente come insegnante di letteratura, nel barrio alla periferia di Buenos Aires dove è nato e cresciuto, lo stesso in cui da decenni suo padre Roberto combatte l’avanzare del narcotraffico con iniziative sociali volte a creare supporto per gli ultimi, tanto che Lucio a tutti è già noto come “il figlio del cileno”. Al primo impatto coi ragazzi della sua classe, il supplente oppone la provocazione di chiedere loro: a cosa serve la letteratura?
L’interazione con quei fragili figli di un tessuto sociale degradato da ignoranza e povertà, così estremamente condizionati da contingenze di sopravvivenza – Richar operaio notturno di un’industria tessile che dorme esausto sul banco l’intera lezione, Dilan preso di mira da un boss della droga, Walter che si fa capro espiatorio contando sul fatto di non aver raggiunto ancora la maggior età – porterà Lucio a un coinvolgimento personale che va ben oltre i confini professionali richiesti al suo ruolo.

Il supplente è un’opera che rivendica l’autorità etica e pedagogica ricoperta ancora dalla figura dell’insegnante a ogni livello, in una contemporaneità in cui col pretesto di aggiornarsi al mondo digitale che garantirebbe maggiore efficienza, si millanta il progetto di una ‘buona scuola’ che di fatto limita l’apprendimento inibendo la possibilità di costruire capacità critica – ruolo primario e irrinunciabile della cultura – riducendo il sapere a elemento superfluo e sdoganando l’ignoranza.

Un gruppo di attori di prim’ordine dona verità al film mettendo a disposizione il proprio talento: l’argentino Juan Minujín è Lucio, ferito dalle sue certezze in frantumi; il cileno Alfredo Castro, sempre straordinario nell’incarnare la crudeltà come l’innocenza, è Roberto il padre del protagonista; la spagnola Bárbara Lennie, indimenticabile nel Magical girl di Carlos Vermut, è la ex moglie Mariela; l’esordiente Lucas Arrua è il giovane Dilan minacciato dalla malavita.

Tra la difficile convivenza con le istituzioni e l’ipocrisia di chi tenta di ripulire la propria immagine attraverso il denaro, Il supplente di Diego Lerman è la cronaca appassionante di un’evoluzione, quella del rapporto tra Lucio e i suoi ragazzi; nel bellissimo finale nuovi interrogativi sapranno dare risposta inequivocabile al quesito sull’utilità della letteratura. In sala distribuito da Lucky Red.