Scrittore, poeta, intellettuale antifascista, ex partigiano, Aldo Braibanti è stato colpevolmente dimenticato dal panorama della cultura italiana, qualcuno lo ha accusato di non essere stato lui capace di produrre l’Opera che lo consegnasse alla posterità, come se non inseguire fama e gloria fosse una colpa; e in questa società contemporanea dell’apparire, probabilmente, lo è.
Due anni fa il documentario Il caso Braibanti di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese ha fatto riemergere dalle nebbie del tempo almeno la memoria del processo ideologico di cui fu, suo malgrado, protagonista riproponendone la vergognosa attualità.
Adesso Il signore delle formiche di Gianni Amelio, liberamente ispirato a quei fatti reali, racconta in un coro a più voci l’Italia retriva degli anni ’60, non molto dissimile da quella attuale, in cui ogni difformità dal pensiero e dai modelli dominanti era violentemente repressa, in nome di una sanità collettiva che ancora oggi è vessillo dietro cui giustificare le più immonde iniquità. Il processo per plagio – reato esistente solo in Italia, definito dall’articolo 603 del codice penale e applicato solo in questo unico caso prima che, nel 1981, fosse finalmente cancellato dal sistema giuridico italiano – è certo il nucleo centrale del film, che è anche e soprattutto una grande storia d’amore. Un Amore incomprensibile all’aridità spirituale degli esponenti dell’accusa, incapaci di comprendere una condivisione emotiva e sentimentale che nella sessualità trovava solo un ulteriore, sporadico, mezzo di espressione affettiva, nobilitata dalla purezza di sentimenti inconcepibili alla mediocrità di chi può sperimentare solo la carnalità della materia. Per questo, a lungo, Braibanti oppose un ostinato silenzio in aula, per un comprensibile rifiuto di abbassarsi, nell’atto di giustificare una colpa inesistente, al triviale livello dei suoi accusatori, espressione perfetta di un mondo bigotto al limite della superstizione e violentemente reazionario.

Vittima sacrificale fu il ragazzo plagiato, secondo l’accusa, che nel film assume il nome di Ettore per non coinvolgere la reale identità del giovane Giovanni Sanfratello, uscito distrutto da un ricovero coatto in manicomio – prima della riforma Basaglia – con ripetuti elettroshock, imposto dalla famiglia nonostante avesse già raggiunto la maggiore età. L’esordiente Leonardo Maltese è straordinario nel restituire la fragilità del giovane, in una prova definita da Amelio un miracolo.

Eccezionale l’interpretazione di Luigi Lo Cascio nei panni di Braibanti, un attore che da tempo non ha bisogno di dimostrare niente, come del resto Elio Germano impegnato in un ruolo che è ideale incarnazione della mobilitazione a difesa dell’imputato. Splendida sorpresa, il soprano Anna Caterina Antonacci è la madre di Ettore al suo esordio come attrice, recitando esattamente le parole reali pronunciate in aula dalla donna che condannò suo figlio all’annientamento.

Presentato in concorso alla 79ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica La Biennale di Venezia, dove avrebbe meritato riconoscimento, Il signore delle formiche fa riferimento nel titolo alla passione di Braibanti per la mirmecologia di cui fu esperto e racconta un Paese, stretto tra la morsa censoria e le manipolazioni atte a pilotare il rancore della massa, non troppo diverso da quello in cui viviamo, dove l’omosessualità è sostituita da altre difformità dal pensiero unico imperante.

Il tema del confronto generazionale tra un giovane e una figura di riferimento è costante che in fondo attraversa tutto il Cinema di Gianni Amelio, dall’esordio con Colpire al cuore fino all’ultimo Hammamet, ma questa volta forse per un coinvolgimento autobiografico maggiore o per un travagliato momento personale, che il regista ha confessato apertamente in conferenza stampa, il risultato ci consegna il film forse più bello della sua carriera, dai tempi de Il ladro di bambini.

«Un film sulla violenza e l’ottusità della discriminazione. […] L’odissea del “signore delle formiche” è di quelle che sanno d’inquisizione, e ne abbiamo le prove ogni giorno. Perché nella sostanza non è cambiato molto. Dietro una facciata permissiva, i pregiudizi esistono e resistono ancora, generando odio e disprezzo per ogni “irregolare”. Ma non è più tempo di subire né di tollerare qualunque forma di sopruso verso gli individui meno protetti. E questo film vuole infondere il coraggio di ribellarsi.»
                                                                                                                                Gianni Amelio

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Locandina italiana
  2. Aldo Braibanti e il giovane Ettore Tagliaferri a Castell’Arquato prima del processo
  3. L’esordiente Leonardo Maltese fotografato da Claudio Iannone e con Luigi Lo Cascio nel ruolo di Ettore
  4. Luigi Lo Cascio è Aldo Braibanti / Elio Germano è il giornalista Ennio Scribani / Anna Caterina Antonacci, soprano all’esordio come attrice, è la madre di Ettore
  5. Sara Serraiocco è l’attivista Graziella / Rita Bosello, anche lei esordiente, nel ruolo della madre di Braibanti / Davide Vecchi è Riccardo, fratello di Ettore
  6. Alcuni momenti del processo, Gianni Amelio fotografato sul set da Claudio Iannone
    .
    © 2022 Kavac Film / IBC Movie / Tender Stories

IN COPERTINA

Braibanti mostra a Ettore le sue amate formiche
© 2022 Kavac Film / IBC Movie / Tender Stories

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: Il signore delle formiche
  • Regia: Gianni Amelio
  • Con: Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Sara Serraiocco, Leonardo Maltese, Anna Caterina Antonacci, Rita Bosello, Davide Vecchi, Maria Caleffi, Roberto Infurna, Valerio Binasco, Alberto Cracco, Luca Lazzareschi, Elia Schilton, Giovanni Visentin, Fabio Zulli, Gina Rovere, Cristina Castellani, Alessandro Bressanello, Michele Alessio, Giuseppe Alessio, Andrea Gambetta, Ilaria Gelmi, Francesco Barilli, Georgette Ranucci, Sebastian Gimelli Morosini, Ciro Cascina, Chiara Valerio, Giuseppe Amelio, Luca Lo Destro, Giacomo Tamburini, Natalia Florenskaja, Alessio Cioni, Santina Scalabrini, Giulia Sangiorgi, Francesco Degli Esposti
  • Sceneggiatura: Gianni Amelio, Edoardo Petti, Federico Fava
  • Fotografia: Luan Amelio Ujkaj
  • Montaggio: Simona Paggi
  • Scenografia: Marta Maffucci
  • Costumi: Valentina Monticelli
  • Produzione: Simone Gattoni e Beppe Caschetto in coproduzione con Moreno Zani e Malcom Pagani per Kavac Film, IBC Movie e Tender Stories con Rai Cinema
  • Genere: Drammatico
  • rigine: Italia, 2022
  • Durata: 134′ minuti