L’amore è vivere nell’immaginazione dell’altro.
                                                            Michelangelo Antonioni

Claire Millaud, cinquantenne separata con due figli maschi, professoressa di letteratura comparata all’Università di Parigi, vive una relazione sentimentale problematica con un uomo più giovane, Ludo, che alimenta in lei disagio e paura dell’abbandono; ansie che si amplificano ancor più quando, dopo i loro incontri erotici, i due si salutano senza mettere in agenda nuovi appuntamenti.
Divorata da sospetti e gelosia, in cerca di un canale per controllare i movimenti dell’amante, ma anche un po’ per gioco e per il gusto di avventurarsi in territori sconosciuti a lei del tutto estranei, la donna si crea un profilo Facebook fittizio assumendo l’identità virtuale di una ventiquattrenne di nome Clara Antunés e ‘chiedendo l’amicizia’ a Alex, fotografo di talento amico e collega di Ludo.
Dai primi dialoghi scritti in chat a lunghe conversazioni sommesse al telefono a tarda sera, mentre narra alla sua terapeuta lo svilupparsi di una relazione virtuale comunque pericolosa, Claire imparerà a sue spese quanto anche questi contatti virtuali possano essere pericolosi, costruiti su falsità e menzogna sono capaci comunque di produrre emozioni e sentimenti reali, affilati come lame da maneggiare con cura.

Una straordinaria Juliette Binoche è coraggiosa protagonista di un ritratto femminile estremamente contemporaneo, quello di una donna che le consolidate convenzioni di una società dell’apparire hanno condannato di fatto all’invisibilità. Claire non si arrende al trascorrere del tempo e non accetta di essere considerata senza valore a causa dell’età, per questo costruisce una nuova giovane identità che le permetta, attraverso le nuove tecnologie, di essere ancora oggetto di desiderio.

Tratto dal romanzo Quella che vi pare di Camille Laurens, Il mio profilo migliore di Safy Nebbou usa la forma del thriller per alimentare molteplici suggestioni: cinematografiche – il racconto a più voci come nel classico Rashomon di Akira Kurosawa, analogie narrative con La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock – e letterarie, con riferimenti al capolavoro epistolare di Choderlos de Laclos Le relazioni pericolose, che nella seduzione messa in atto fanno di Clara un Valmont al femminile.

Il punto di vista di Claire nella parte iniziale è funzionale al mostrare anche come l’altro appaia forte e sicuro di sé nei contatti virtuali a distanza, togliendo ogni scrupolo alla condotta superficiale della donna, alimentata dall’illusione che non ci siano ripercussioni nel mondo reale. Juliette Binoche e il giovane emergente François Civil, bravissimo nel ruolo di Alex a incarnarne fragilità e insicurezze, non si sono mai incontranti finché non dovevano farlo i loro personaggi.

Tema centrale del film è l’identità, entità molteplice di difficile delimitazione spesso definita dai rapporti con gli altri, perduta nell’abbandono subito dalla protagonista, insieme a una dimensione in cui riconoscersi. Perciò nel film l’immagine di Claire si moltiplica in riflessi, negli specchi come sullo schermo del pc/ingresso alla dimensione virtuale, o al calar della notte quando l’immagine sul vetro delle finestre nel suo appartamento incarna l’alter ego Clara, pronto a entrare in azione.

Il mio profilo migliore è un ritratto femminile complesso, il racconto di un paesaggio interiore che deve attraversare l’inferno delle sue paure per rinascere più forte e psicologicamente indipendente, un’opera sulla realtà contemporanea che deve fare i conti col virtuale, solo apparentemente impalpabile. Riflettendo sulle relazioni nell’epoca dei social network il regista Safy Nebbou ha detto: ‘è probabile che queste nuove tecnologie faranno emergere anche nuove patologie‘.

Dopo l’esordio lo scorso febbraio al 69° Festival Internazionale del Cinema di Berlino, Il mio profilo migliore – oggetto interessante in grado di offrire riflessioni, imprevedibile con i suoi inattesi colpi di scena – è adesso nelle sale italiane distribuito da I Wonder Pictures.

Didascalie immagini

  1. Locandina italiana
  2. Claire insegnante di Letteratura Comparata all’Università di Parigi
  3. Juliette Binoche è Claire / Clara
  4. Relazioni pericolose in contesto tecnologico
  5. François Civil è Alex
  6. Identità spezzata tra frammenti e falsità
  7. Nicole Garcia è la psicologa / Con l’ex amante / Guillaume Gouix è Ludo

© 2019 Diaphana Films / France 3 Cinéma / Scope Pictures

IN COPERTINA
Juliette Binoche è Claire Millaud
© 2018 Diaphana Films / France 3 Cinéma / Scope Pictures

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: Celle que vous croyez
  • Regia: Safy Nebbou
  • Con: Juliette Binoche, Nicole Garcia, François Civil, Marie-Ange Casta, Jules Houplain, Jules Guzelin, Francis Leplay, Pierre Giraud, Sonia Mohammed Cherif, Francois Genty, Guillaume Gouix, Claude Perron, Charles Berling
  • Soggetto: Camille Laurens dal suo romanzo
  • Sceneggiatura: Safy Nebbou, Julie Peyr
  • Fotografia: Gilles Porte
  • Musica: Ibrahim Maalouf
  • Montaggio: Stéphane Pereira
  • Scenografia: Cyril Gomez Mathieu
  • Costumi: Alexandra Charles
  • Produzione: Michel Saint-Jean  per Diaphana Films in coproduzione con France 3 Cinéma e Scope Pictures con la partecipazione di France Télévisions, Canal+, Ciné+ e Playtime con il sostegno della Région Île-de-France, La Procirep, Centre National du Cinéma et de l’Image Animée, Sacem, le Banque Postale Image, Manon 8 e Cinecap 2
  • Genere: Thriller
  • Origine: Francia, 2019
  • Durata: 98′ minuti