Nel 1911 la Marina Militare del Regno d’Italia, forte di una progressiva disgregazione dell’Impero Ottomano, attaccò le regioni della Tripolitania e della Cirenaica – parti dell’odierna Libia – con l’intento di strapparle al dominio turco per soddisfare le aspirazioni italiane al possesso di un proprio impero; il governo presieduto da Giolitti si aspettava la resistenza armata degli ottomani, ma non aveva messo in conto quella della popolazione locale che capeggiata dall’insegnante e imam Omar al-Mukhtar avrebbe tenuto testa alle forze d’invasione per i successivi vent’anni.
Il leone del deserto (1980) di Moustapha Akkad racconta la contrapposizione tra questo capo della guerriglia cirenaica e il generale Rodolfo Graziani, soprannominato ‘il macellaio del Fezzan’ per la sua brutalità, inviato da Roma per dare la spinta decisiva all’annientamento dei ribelli.


Concentrandosi sul periodo dal 1929 al 1931 la narrazione nel film, coproduzione tra Libia e Stati Uniti, ha l’impostazione strutturale classica dei kolossal hollywoodiani e può contare su un cast artistico di prima grandezza: Anthony Quinn a dare carisma al protagonista al-Mukhtar e Oliver Reed che incarna la freddezza dello spietato Graziani, ma anche Irene Papas, Rod Steiger – per la seconda volta nei panni del Duce dopo Mussolini ultimo atto di Carlo Lizzani – e John Gielgud, ma anche gli italiani Raf Vallone, Rodolfo Bigotti e Gastone Moschin.



La sceneggiatura firmata dall’irlandese H.A.L. Craig si concede piccole libertà storiche trascurabili – la nomina di Graziani a governatore della Cirenaica ad esempio, in realtà fu solo vicegovernatore, ma quella fama di terribile sanguinario che si guadagnò sul campo lo candida al ruolo di antagonista perfetto – e il film risulta modesto perché appesantito da palesi intenti agiografici – la scena della cattura di al-Mukhtar è quasi imbarazzante – ma conserva il valore storico della denuncia.

Nonostante l’impianto didascalico Il leone del deserto ha il merito di mettere in luce una pagina rimossa dalla storia del nostro Paese; cresciuti col mito degli ‘italiani brava gente’ – costruito nel secondo dopoguerra anche per ottenere l’amministrazione fiduciaria della Somalia, concessa dall’ONU all’Italia dal 1950 al 1960 – un film con gli italiani carnefici dà a noi il disagio che i cittadini USA hanno, convinti salvatori del mondo, scoprendo quanto poco sono amati fuori dai loro confini.

Per questo il film è stato proibito per quasi trent’anni in Italia, ritenuto lesivo delle forze armate da Giulio Andreotti, e nonostante fosse stato acquisito subito dalla Rai è stato trasmesso su Sky soltanto l’11 giugno 2009 in occasione della prima visita di Stato a Roma di Gheddafi, che si è presentato con la foto di Omar al-Mukhtar in catene appuntata al vestito e insieme al figlio ormai anziano del capo ribelle, ucciso dopo un processo sommario che condannò anche il suo difensore alla cella di rigore.

Il prossimo 16 settembre sarà il novantesimo anniversario dell’impiccagione di al-Mukhtar, che in Libia è eroe nazionale e compare sulle banconote da dieci dinari, ma l’Italia ha sempre preferito negare la memoria delle atrocità perpetrate in Africa imputandole solo al regime fascista e senza mai un’assunzione di colpa collettiva. La nazione ‘innocente’ ostaggio del crudele regime di Mussolini è l’immagine utile da alimentare, anche se i primi possedimenti coloniali italiani in Africa sono datati 1882.

Gli italiani furono i primi nell’era moderna a istituire campi di prigionia – sull’isola eritrea di Nocra nel 1887 – molto prima dell’Olocausto nazista, facendone abituale strumento di gestione del dissenso nelle colonie di Eritrea, Etiopia, Libia e Somalia. Si continua ancora oggi a voler spacciare l’idea dei bravi coloni italiani, rispettosi e portatori di progresso, negando l’impronta razzista della conquista di terre strappate a popoli sottomessi, tacendo anche le indiscriminate deportazioni di massa in Italia.

Dai bombardamenti su ospedali della Croce Rosse all’impiego di armi chimiche proibite anche sulla popolazione civile, dal sanguinoso sterminio d’innocenti alla moschea di Merca il 26 ottobre 1926 al massacro di Addis Abeba nel febbraio 1937, fino alla strage nella grotta di Gaia Zeret-Lalomedir del 30 marzo 1939 rimasta a lungo sconosciuta, sono innumerevoli i sanguinosi episodi in cui gli italiani hanno dimostrato una ferocia non dissimile da quella delle truppe d’occupazione tedesche in Italia.

Oggi l’Italia ha il debito morale di ricordare e le nostre autorità dovrebbero esprimere concreto rammarico, come noi abbiamo legittimamente preteso dalla Germania. La visione de Il leone del deserto può essere utile strumento per avvicinare una dolorosa memoria colpevolmente omessa e riflettere sul contributo italiano a mantenere sottosviluppato il continente africano.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Locandina originale
  2. Anthony Quinn offre tutto il suo carisma alla figura di Omar al-Mukhtar
  3. Oliver Reed incarna lo spietato Rodolfo Graziani inviato dal Duce, Rod Steiger
  4. Gli italiani carnefici invasori di Libia
  5. Il ribelle Omar al-Mukhtar in catene, impiccato davanti al suo popolo
  6. L’eroe della resistenza anti-italiana Omar al-Mukhtar sulle banconote libiche da dieci dinari (fonte)
  7. I campi di prigionia, moderna invenzione italiana in terra d’Africa
  8. L’arroganza italiana nel calpestare secoli di civiltà millenaria

© 1980 Falcon International Production Inc.

IN COPERTINA
Anthony Quinn è Omar Mukhtar il leone del deserto
© 1980 Falcon International Production Inc.

Scheda Film

  • Titolo originale: Omar Mukhtar – Lion of the desert
  • Regia: Moustapha Akkad
  • Con: Anthony Quinn, Oliver Reed, Irene Papas, Raf Vallone, Rod Steiger, John Gielgud, Andrew Keir, Gastone Moschin, Stefano Patrizi, Adolfo Lastretti, Sky du Mont, Takis Emmanuel, Rodolfo Bigotti, Robert Brown, Eleonora Stathopoulou, Luciano Bartoli, Claudio Gora, Giordano Falzoni, Franco Fantasia, Ihab Werfali, Ewen Solon, Loris Bazzocchi, Alec Mango, Filippo De Gara, George Sweeney, Luciano Catenacci, Victor Baring, Pietro Brambilla, Pietro Tordi, Massimiliano Baratta, Mario Feliciani, Gianfranco Barra, Piero Gerlini, Lino Capolicchio
  • Sceneggiatura: H.A.L. Craig
  • Fotografia: Jack Hildyard
  • Musica: Maurice Jarre
  • Montaggio: John Shirley
  • Scenografia: Mario Garbuglia, Syd Cain
  • Costumi: Piero Cicoletti, Hassan Ben Dardaf, Orietta Nasalli-Rocca
  • Produzione: Moustapha Akkad e Mohammad Sanousi in associazione con Roy Stevens per Falcon International Production
  • Genere: Storico
  • Origine: USA / Libia, 1980
  • Durata: 173′ minuti