“Ci sono due tipi di corruzione: uno quando il popolo non osserva le leggi; l’altro quando è corrotto dalle leggi: male incurabile, poiché ha le sue radici nel rimedio stesso.”
Montesquieu – Breviario del cittadino e dell’uomo di Stato
Questa riflessione del filosofo francese, applicata all’istituzione della proprietà privata, sintetizza un pensiero che trova espressione tangibile nella difficoltà del popolo affamato, che in virtù della Legge subisce il castigo, di riuscire a vedere il crimine.
Il giovane Karl Marx si apre sulle immagini di una foresta magnifica, con i raggi del sole che filtrando attraverso le fronde rigogliose degli alberi alludono a un ordine divino delle cose, illuminando la bellezza del creato. Poi entrano in campo gli esseri umani con le loro vicende terrene, il bisogno e il diritto, i principi morali e la smania del possesso. Siamo in Germania nel 1843, della povera gente vestita di stracci raccoglie da terra rami secchi formando fascine da vendere come mezzo di sopravvivenza, quando soldati a cavallo con spade sguainate portano morte a quelle vite sfortunate; sono i custodi del diritto di proprietà che ricchi possidenti accampano su quelle terre, in una scala di valori arbitraria che prevale anche sulla vita umana.
Un’immagine forte e immediata che centra subito il punto focale della questione ideale, senza le derive ideologiche che ne verranno, alla base della filosofia di Karl Marx e della sua ‘concezione materialistica della storia’, che avrà un’importanza capitale per l’intera umanità.
Il cineasta Raoul Peck, nato ad Haiti e cresciuto tra Congo, Stati Uniti e Francia, noto per il bellissimo I am not your negro – sulla figura dello scrittore James Baldwin – che l’anno scorso ha ottenuto una candidatura all’Oscar per il miglior documentario, con Il giovane Karl Marx mette in scena gli anni formativi del grande filosofo tedesco, una piccola porzione temporale che va dall’incontro determinante con Friedrich Engels alla pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista.
Con August Diehl e Stefan Konarske nei ruoli rispettivamente di Marx e Engels, il film mostra l’entusiasmo giovanile di due ventenni scapigliati animati dall’ideale di una giustizia sociale in grado di redimere le ineguaglianze, un’immagine così lontana dall’iconografia ufficiale da evitare tutte le trappole agiografiche che spesso il genere biografico porta con sé.
In un arco di soli cinque anni vediamo Marx già sposato alla moglie Jenny von Westphalen, quasi stupito che una giovane di buona famiglia avesse scelto per consorte il figlio di un ebreo convertito, padre affettuoso e giornalista impegnato sempre a corto di denaro, finanziato dall’amico Engels figlio di un ricco industriale, proprietario di filande tra Germania e Gran Bretagna.
La rivoluzione industriale ha creato il proletariato e un fiorire eterogeneo di associazioni in difesa dei lavoratori, troppo spesso ridotti a incarnare una nuova forma di schiavitù. Il giovane Karl Marx ha il pregio di ricostruire sullo schermo quel fertile momento storico, con gli scontri e le correnti interne a un movimento transnazionale attivo su temi, come la distribuzione squilibrata della ricchezza, il lavoro minorile e la diseguaglianza tra uomo e donna, ancora attuali. Oggi da più parti si dice che gli ideali sono morti, il film di Raoul Peck è efficace nel riaffermare che certo l’avidità umana e le disparità sociali non solo sono sempre più profonde, ma godono di ottima salute.
L’eloquente montaggio sui titoli di coda, con Bob Dylan che canta Like a Rolling Stone, esplica il filo di continuità che partendo da Marx e Engels giunge fino a noi e alle lotte del presente per diritti sempre più minacciati, spesso con la connivenza dei governi. Inno alla forza rivoluzionaria della gioventù, Il giovane Karl Marx sarà nelle sale italiane dal 5 aprile distribuito da Wanted Cinema.