Realizzato come progetto che ha avuto anche l’apporto del Biennale College legato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica La Biennale di Venezia, Il canto del pavone è frutto di una coproduzione tra Sri Lanka e Italia, quarto lungometraggio del cineasta Sanjeewa Pushpakumara, ma primo a trovare distribuzione nelle nostre sale.
Sri Lanka contemporaneo. Il giovane Amila abbandona il piccolo villaggio dove è nato e cresciuto, dopo essere rimasto senza i genitori, per andare a vivere nella grande città, la ex capitale Colombo; insieme a lui le due sorelline Inoka e Nisha, il fratello adolescente Susantha e il più piccolo, ultimo nato in famiglia, Duminda.
La crescente presenza di imprese cinesi nell’economia del Paese genera il proliferare di cantieri edili e una conseguente forte richiesta di manodopera, così dopo aver portato fratelli e sorelle a vivere in un palazzo abbandonato a metà costruzione, il ragazzo trova senza troppa fatica un lavoro come operaio nell’edificazione di un grattacielo; ma l’insorgere di una grave malattia cardiaca per la fragile Inoka e l’imperativo di andare in India per l’operazione risolutiva, fanno crescere il bisogno di denaro ben oltre le possibilità di guadagno offerte dal semplice lavoro di manovale. Amila si vedrà costretto a compiere azioni che non avrebbe mai potuto immaginare, finché un incontro casuale con la signora Malani, che gli offre un lavoro meno faticoso e molto meglio retribuito, sembra rappresentare la soluzione ideale a tutti i problemi e soltanto molto più tardi, quando ormai è coinvolto in attività occulte e illegali, il giovane prenderà atto del prezzo da pagare.
Partendo da uno spunto autobiografico, la prematura scomparsa del padre e le difficoltà che ne sono derivate, il regista ha scritto la sceneggiatura originale cogliendo l’occasione per un ritratto attualissimo della ‘lacrima dell’India’ e dell’estremo divario tra ricchi e poveri, che in quei luoghi sfiora la brutalità. Una certa staticità della messa in scena e la pacatezza dei personaggi, anche nei momenti più duri, inibiscono purtroppo un vero coinvolgimento emotivo e tutto sommessamente scivola via.
Un doppiaggio innaturale peggiora la situazione, ne è conferma il confronto con la sequenza del rito lasciata in originale senza voci italiane, ma anche la vittoria al 35° Tokyo International Film Festival dove il film ha esordito – da prassi presentato in lingua originale – del premio al miglior contributo artistico. Arriva forte comunque la denuncia dello sfruttamento della povertà, con un traffico clandestino di neonati a beneficio di ricche coppie europee che sembrano fare un banale acquisto al supermercato.
Il canto del pavone di Sanjeewa Pushpakumara sarà nelle sale dal prossimo 19 ottobre distribuito dalla Pilgrim Film di Trieste e, ove possibile, se ne consiglia la visione nella versione in lingua originale sottotitolata.