Parigi 1910. Madame Adelaide Bonfamille, cantante d’opera ormai non più giovane, vive in ritiro lontano dalle scene nei quartieri alti della capitale, senza parenti prossimi in vita e senza intrattenere troppe relazioni sociali, dedicando tutto il suo affetto alla gatta Duchessa e ai suoi piccoli: Matisse, Bizet e Minou.
Servita con devozione dal fedele maggiordomo Edgar, la ricca signora convoca l’avvocato, amico e antico ammiratore Georges Hautecourt per fare testamento: i suoi gatti erediteranno l’intera fortuna, con il servitore nominato a gestire il patrimonio che poi lui stesso erediterà alla dipartita dei felini.
Impegnato ad origliare il dialogo riservato della sua padrona con il legale, Edgar apprende sconsolato il suo destino di erede in seconda battuta, tenta di calcolare quanti anni dovrà attendere – considerando che un gatto arriva in media a dodici anni per ognuna delle sue nove vite – ma poi, sconsolato e preda dell’avidità, getta la maschera d’ipocrisia indossata tanto a lungo trasformandosi in un ‘rapigatto’ senza scrupoli.
Dopo aver drogato Duchessa e i micini li abbandona nell’oscurità della notte in aperta campagna, così senza la protezione della loro condizione privilegiata mamma gatta e i suoi piccini dovranno intraprendere un lungo viaggio per ritornare a casa, incontrando sulla via personaggi sconosciuti e originali, come il randagio gatto di strada Romeo – ‘er mejo der Colosseo‘ – che avrà un ruolo determinante in questa impresa.

Gli Aristogatti, ventesimo lungometraggio d’animazione Disney che arrivò sugli schermi americani nel dicembre 1970, compie cinquant’anni e fu l’ultimo progetto approvato dal vecchio Walt prima della sua scomparsa. In un primo momento il film, nato da uno spunto di Tom McGowan e Tom Rowe, doveva essere realizzato con attori viventi per il programma televisivo Disneyland, ma nel 1963 il padre di Topolino decise di farlo adattare per una produzione a cartoni animati, che alla sua morte subì un arresto.

In seguito la lavorazione fu affidata al tedesco Wolfgang Reitherman che cambiò radicalmente la storia, eliminando la cameriera Elvira complice di Edgar, tagliando la parte in cui i micetti venivano adottati in case diverse e orientandosi verso la versione che conosciamo, cui fu contestata una mancanza di originalità, con il conflitto tra zone ricche e bassifondi già presente in Lilli e il vagabondo, il rapimento che ricorda La carica dei 101 e l’inserimento del topino Groviera, ormai un cliché in casa Disney, prima del tutto assente.

Nonostante l’innegabile déja vu di certe soluzioni narrative, o i rocamboleschi inseguimenti che divennero una peculiarità dei classici firmati Reitherman da Il libro della giungla fino a Robin Hood e Le avventure di Bianca e Bernie, la simpatia di personaggi anche secondari – le oche Adelina e Guendalina Bla Bla con lo zio Reginaldo o i cani Napoleone e Lafayette – contribuì a decretare l’enorme successo che il film riscosse in tutto il mondo a dispetto delle contestazioni della critica, non solo statunitense.

Gli Aristogatti tra tutti i classici Disney è forse quello che nella versione italiana più si discosta dall’originale, cominciando dai nomi dei personaggi in larga parte cambiati: i gattini Matisse, Bizet e Minou nell’edizione USA si chiamano Toulouse, Berlioz e Marie, il topolino Groviera era Roquefort, ma soprattutto il vero nome completo di Romeo è Abraham De Lacy Giuseppe Casey Thomas O’Malley ed è irlandese anziché romano, per cui tutta la caratterizzazione del doppiaggio di Renzo Montagnani è esclusivamente nostra.

Perciò anche due delle quattro canzoni originali presenti nel film hanno subito notevoli cambiamenti, anche di senso, che vanno oltre il semplice adattamento linguistico: ovvio che la canzone con cui entra in scena Romeo, scritta da Terry Gilkyson, non aveva riferimenti alla Città Eterna, mentre il brano cantato dalla banda da Scat Cat – di Floyd Huddleston e Al Rinker – dove dice ‘tutti quanti vogliono fare il jazz‘ in originale suona Everybody wants to be a cat [tutti vogliono essere un gatto] che ne è poi il titolo stesso.

Collaborazioni eccellenti furono messe in campo: il brano The Aristocats dei fratelli Sherman sui titoli di testa ha la voce di Maurice Chevalier, che accettò di cantarlo nonostante si fosse ritirato dalle scene, e fu il suo ultimo contributo alla settima arte; Scat Cat è stato disegnato pensando a Louis Armstrong – doveva chiamarsi Satchmo Cat – scelto per dargli la voce, ma impossibilitato per motivi di salute fu sostituito da Scatman Crothers, oggi noto soprattutto per il ruolo di Hallorann in Shining di Stanley Kubrick.

Pur vantando sequenze notevoli, come quella psichedelica in perfetto stile anni ’70 del concerto jazz a casa di Romeo, Gli Aristogatti non è un capolavoro, ma a dispetto di ogni passare del tempo conserva intatta la sua carica di allegro intrattenimento assicurando ancora divertimento di alta qualità; più apprezzabile oggi che l’egemonia dell’animazione digitale ha relegando la bellezza dei disegni fatti a mano nella fase preparatoria dei cartoni animati, senza permettergli di raggiungere lo schermo.

Ormai patrimonio collettivo da diverse generazioni, cresciute con questi indimenticabili personaggi animati, Gli Aristogatti è un film che assicura sempre una salutare dose di buonumore, quanto mai utile in momenti difficili come quello che stiamo vivendo.

Didascalie immagini

  1. Locandina italiana della riedizione cinematografica 1979 con allegato il mediometraggio natalizio L’asinello di Don Bluth
  2. Madame Adelaide e i suoi adorati felini / Edgar origlia dalla sua stanza / Abbandonati nelle campagne
  3. Idillio al chiaro di luna / Duchessa e i suoi micini / L’attesa di madame in ansia dopo il rapimento
  4. Duchessa e Romeo: estrazioni sociali distanti / Quartieri popolari di Parigi / L’investigatore Groviera
  5. Le zitelle benpensanti Adelina e Guendalina Bla Bla / L’avvocato Georges Hautecourt / I cani di campagna Napoleone e Lafayette
  6. Matisse e il ritratto di Edgar / Il talento musicale di Bizet / La piccola Minou
  7. Romeo alias Thomas O’Malley / La banda di jazzisti felini / Incontro musicale tra classica e jazz
  8. Scat Cat un po’ Louis Armstrong col nome di Scatman Crothers / Rapimento notturno / Duchessa
  9. La coloratissima psichedelica sequenza jazz di Everybody wants to be a cat

© 1970 Walt Disney Productions

IN COPERTINA
Duchessa, Romeo e i piccoli Matisse, Bizet e Minou
© 1970 Walt Disney Productions

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: The Aristocats
  • Regia: Wolfgang Reitherman
  • Con le voci originali di: Phil Harris, Eva Gabor, Sterling Holloway, Scatman Crothers, Paul Winchell, Lord Tim Hudson, Vito Scotti, Thurl Ravenscroft, Dean Clark, Liz English, Gary Dubin, Nancy Kulp, Pat Buttram, George Lindsey, Monica Evans, Carole Shelley, Charles Lane, Hermione Baddeley, Roddy Maude-Roxby, Bill Thompson
  • Con le voci italiane di: Renzo Montagnani, Amelia Martello, Oreste Lionello, Renato Turi, Wanda Tettoni, Corrado Gaipa, Mario Feliciani, Renato Cortesi, Cinzia De Carolis, Emanuela Rossi, Riccardo Rossi, Gianni Bonagura
  • Soggetto: Tom McGowan e Tom Rowe
  • Sceneggiatura: Larry Clemmons, Vance Gerry, Ken Anderson, Frank Thomas, Eric Cleworth, Julius Svendsen, Ralph Wright
  • Direttori d’animazione: Milt Kahl, Ollie Johnston, Frank Thomas, John Lounsbery
  • Direzione artistica: Ken Anderson
  • Animazione personaggi: Hal King, Eric Larson, Eric Cleworth, Julius Svendsen, Fred Hellmich, Walt Stanchfield, Dave Michener
  • Animazione effetti: Dan Mac Manus, Dick Lucas
  • Layout: Don Griffith, Basil Davidovich, Sylvia Roemer
  • Musica: George Bruns
  • Montaggio: Tom Acosta
  • Canzoni: Richard M. Sherman & Robert B. Sherman
                   [The Aristocats / Scales and arpeggios]
                   Terry Gilkyson [Thomas O’Malley cat]
                   Floyd Huddleston & Al Rinker
                   [Everybody wants to be a cat]
  • Scenografie: Al Dempster, Bill Layne, Ralph Hulett
  • Produzione: Wolfgang Reitherman e Winston Hibler per Walt Disney Productions
  • Genere: Animazione
  • Origine: USA, 1970
  • Durata: 78′ minuti