Il cineasta francese Arnaud Desplechin torna a indagare le complesse dinamiche familiari – lo aveva già fatto nel suo Racconto di Natale – portando sullo schermo una famiglia che non a caso ha lo stesso nome di quella protagonista del precedente film appena citato; come un fantasma che aleggia sulla sua filmografia, i Vuillard sono un gruppo problematico di consanguinei e con Fratello e sorella realizza una riflessione sull’odio, come forte sentimento speculare all’amore. L’incipit del film è fulminante, tre minuti iniziali che catturano subito l’attenzione.
Un uomo entra discreto in un appartamento dove, è subito chiaro da uno scambio coi presenti, si celebra una veglia funebre; non sappiamo niente di lui, ma è aggredito dal padrone di casa Louis immediatamente e dalle sue invettive iniziamo ad avere il quadro della situazione.
Louis è sposato con Faunia e il defunto a cui si rende omaggio prima della sepoltura è il loro figlio quindicenne Jacob, nel cacciare malamente fuori l’amico di vecchia data André Borkman, diventato poi suo cognato, il padre segnato dal dolore trova sulle scale del palazzo sua sorella Alice, è in lacrime per la perdita inaccettabile e Louis aggredisce anche lei; in quindici anni, non parlando più al fratello, la zia non ha mai incontrato né conosciuto il nipote che ormai non appartiene più a questo mondo e ciò rende ancora più indesiderate quelle lacrime.
L’inutilità del rancore, l’odio – irrecuperabile perdita di tempo – alimenta le gabbie invisibili in cui sono prigionieri Alice e Louis, lei incapace di porre fine al suo odiare e lui in qualche modo assuefatto a quell’essere oggetto di un sentimento così forte da parte della sorella; dovranno porre fine a ogni ostilità quando il destino li metterà davanti alla necessità di risolvere ogni conflitto, per il bene dei loro genitori Abel e Marie-Louise in un momento estremamente complicato della loro vita.
Un intricato groviglio di emozioni, contradditorie e spesso inesplicabili, è il fulcro centrale di un’opera in cui pur avendo a che fare con personaggi non comuni – Alice è un’attrice teatrale, Louis un famoso scrittore di successo – ci possiamo identificare nei sentimenti che affiorano; paura della perdita, accettazione del sentirsi indifesi senza la protezione dei genitori, soprattutto per il figlio minore Fidele, quando costretti dall’evidenza a prendere atto del loro invecchiare.
Un film carico di pathos con alcune sequenze vibranti di emozione destinate a restare a lungo nella memoria, come lo scontro dei cestini al supermercato, che devono la loro efficacia alla bravura degli attori; su tutti Marion Cotillard, che incarna in modo eloquente la crudele fragilità di Alice, e soprattutto uno splendido Melvil Poupaud – Louis – dolce e aggressivo allo stesso tempo, come in fondo è stato definito anche da Maïwenn che lo ha diretto recentemente in Jeanne du Barry.
Tra metaforici tocchi fantastici e riflessioni profonde, Fratello e sorella di Arnaud Desplechin è un’opera stratificata che nel raccontare un odio di cui rimane misteriosa l’origine, invita a cercare unità di misura enormemente più grandi di noi, per ridimensionare ogni dolore, e a perdonarci nel profondo per le nostre mancanze. Nelle sale dal 3 agosto con Movies Inspired.