A cinquant’anni dal golpe militare dell’11 settembre 1973, orchestrato dai gringos con eccellenti complicità italiane per destituire il legittimo presidente Salvador Allende e consegnare il Cile alla dittatura del generale Augusto Pinochet, Pablo Larraín con El Conde realizza un’opera molto originale, una commedia nera venata di cupe atmosfere horror ambientata in un universo parallelo, in cui il dittatore appartiene all’immortale stirpe dei vampiri.
In uno splendido bianco e nero – nelle intenzioni del regista strumento per togliere realtà alla percezione visiva e addentrarsi in territori fantastici, ma indubbiamente utile anche a mitigare l’impatto di sequenze inevitabilmente cruente – il film parte dalla Francia prerivoluzionaria del XVIII secolo per narrare le origini del mostro protagonista, accompagnato da una voce narrante molto british niente affatto casuale.
Nascosto in una tenuta in rovina, isolata nelle vastità della Patagonia nel Cile del sud, il Conte attraversa una profonda crisi esistenziale, nostalgico verso i giorni gloriosi del potere, ma soprattutto infastidito e depresso dal fatto di non essere ricordato come un assassino criminale – nella sua logica militare tutto sommato accettabile – ma come un ladro. Perciò ha deciso di rinunciare alla sua immortalità e tutti i figli al completo si precipitano al capezzale del secolare patriarca, preoccupati che possa morire senza aver rivelato dove sono i conti bancari segreti che celano agli occhi del fisco il suo patrimonio. Contando sulla complicità della madre Lucia – avida moglie a cui il dittatore non ha mai concesso l’anelata immortalità – cotanta “affezionata” prole tenterà in ogni modo di raggiungere lo scopo.

La figura del vampiro continua ad avere grande fortuna nel cinema contemporaneo, ma nessuno l’aveva mai utilizzata come metafora di impunità prima di Pablo Larraín, nel feroce sarcasmo della sua satira il nosferatu è allegoria di un essere che attraverso i secoli ha compiuto gli atti più empi e sanguinari, ucciso e torturato, senza mai rendere conto delle sue azioni e fino alla morte nel 2006, nonostante i tentativi di porlo sotto processo, Pinochet ha goduto di totale impunità.

Nuovo e completamente inedito rispetto a tutta la filmografia precedente del cineasta cileno, il tono caustico da farsa non neutralizza l’affilata valenza di un atto d’accusa politico; il dittatore è morto ricco, in libertà e né lui né la sua famiglia ha mai reso conto al popolo cileno delle ingenti ricchezze sottratte. Con amara ironia El Conde induce alla risata anche quando lancia frecciate alla sinistra cilena, che ben si adattano alla stessa parte politica di ogni altro parlamento del mondo.

Straordinario il gruppo di attori: Jaime Vadell nel ruolo di Pinochet riesce nella non facile impresa di dare forma alla parodia senza scadere mai nella caricatura, al suo fianco Gloria Münchmeyer è donna Lucía, la moglie del dittatore a lungo vero comandante ombra del Cile, uniti mettono a frutto affiatamento e stima di cinquant’anni di teatro insieme; un grande Alfredo Castro, diretto per la settima volta da Pablo Larraín, è l’infido (in)fedele attendente personale del mostro.

El Conde è un’allegoria sulla brutalità del potere amplificata dall’impunità e, anche con i toni da commedia nera, i personaggi incutono timore pur essendo a tratti patetici e ridicoli. Fare satira su Pinochet è quanto mai necessario, in un momento in cui certe forze stanno rialzando la testa e la figura sanguinaria del dittatore rischia di avere un ascendente sulle nuove generazioni, in un Paese come il Cile che non è riuscito a portare il suo passato alla sbarra come ha fatto l’Argentina.

Dopo l’esordio in concorso all’80ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica La Biennale di Venezia, dove ha vinto il premio alla miglior sceneggiatura, El Conde di Pablo Larraín è da oggi disponibile nell’offerta Netflix, purtroppo senza passaggio in sala per l’Italia, e se ne consiglia la visione in lingua originale.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Locandina internazionale
  2. Il vampiro raggiunto dai figli nel suo ritiro e alcune sequenze cruente mitigate dal bianco e nero
  3. Il dittatore Augusto Pinochet nei giorni lontani dal potere
  4. Jaime Vadell e Gloria Münchmeyer sfruttano l’affiatamento in cinquant’anni di carriera per dare forma a un legame molto stretto
  5. Lo straordinario Alfredo Castro, attendente personale del generale
  6. L’agente in missione e la prole pronta a sviluppare intenti bellicosi
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    © 2023 Netflix

IN COPERTINA

La prima immagine diffusa del film, col vampiro nella sua tana
© 2023 Netflix

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: El Conde
  • Regia: Pablo Larraín
  • Con: Jaime Vadell, Gloria Münchmeyer, Alfredo Castro, Paula Luchsinger, Catalina Guerra, Marcial Tagle, Amparo Noguera, Diego Muñoz, Antonia Zegers, Stella Gonet
  • Sceneggiatura: Guillermo Calderón, Pablo Larraín
  • Fotografia: Ed Lachman
  • Musica: Juan Pablo Ávalo, Marisol García
  • Montaggio: Sofia Subercaseaux
  • Scenografia: Rodrigo Bazaes
  • Costumi: Muriel Parra
  • Produzione: Juan de Dios Larraín, Pablo Larraín e Rocío Jadue per Fabula
  • Genere: Commedia
  • Origine: Cile, 2023
  • Durata: 110′ minuti