‘Da qualche parte, un po’ di tempo fa…‘
Louis è un giovane commediografo di successo che dopo dodici anni di assenza sta tornando al paese natale per ritrovare la famiglia, non senza una certa trepidazione però; in fondo i rapporti quando non sono consumati restano sospesi, irrisolti e congelati al momento del commiato, con tutti i motivi che hanno indotto la partenza sempre intatti e inalterati, pronti a erigere ancora barriere invalicabili.
Una madre esuberante, la sorella minore che quasi non conosce avendola lasciata bambina, l’aggressività difensiva del fratello maggiore e sua moglie, sconosciuta ma non estranea, seppur mai incontrata prima; ecco la famiglia schierata ad accogliere il ritorno del suo figliol prodigo più noto e importante.
Le parole si accavallano tra nostalgia e racconti consunti, mille volte ripetuti sempre uguali, di momenti mitizzati che non torneranno mai più; riemergono gelosie, complessi d’inferiorità e piccole competizioni per la conquista di un’esclusiva attenzione da parte di quell’ospite, tanto atteso, e finalmente presente. Louis deve comunicare una notizia inappellabile, per salutarli, tentare un riavvicinamento magari, un abbraccio prima che sia troppo tardi; aspetta il momento giusto per parlare, ma non può fare a meno nell’attesa di temere le reazioni che avranno.
Paura eccessiva la sua, in fondo è solo un pranzo in famiglia, non è poi la fine del mondo.
Sesto titolo diretto dal talentuoso canadese Xavier Dolan, È solo la fine del mondo ha conquistato al Festival di Cannes 2016 il Gran Premio della Giuria, il secondo in carriera per il giovane cineasta dopo quello del 2014 per Mommy. Il film è l’adattamento cinematografico, curato direttamente dal regista, dell’omonimo testo teatrale del 1990 di Jean Luc Lagarce – autore ancora poco noto in Italia ma tra i più rappresentati in Francia, secondo solo a Shakespeare e Molière – forse autobiografico, vista la prematura scomparsa dell’autore a soli trentotto anni per complicazioni dovute a una sieropositività da HIV.
Il linguaggio molto particolare del testo originale – fatto di ripetizioni, esitazioni ed errori grammaticali – è stato mantenuto più possibile nella trasposizione e Xavier Dolan ha apertamente dichiarato di non temere che il sapore teatrale dell’opera possa riemergere anche sullo schermo. Del resto la sua regia ha saputo usare tutti i mezzi del linguaggio filmico per ottenere un racconto visivo dinamico, serrato, con la macchina da presa ostinatamente puntata sui volti in primo piano, premiato con un doppio César alla regia e al montaggio, anch’esso firmato dal regista stesso. Girato in una manciata di giorni di intense riprese È solo la fine del mondo emana tutta l’urgenza espressiva con cui è stato realizzato.
Un film denso, sull’impotenza dei sentimenti tra consanguinei costituzionalmente diversi e distanti, affetti da un’estraneità congenita, in cui la musica è utilizzata per aprire varchi a creare spazi in cui riprendere fiato nel convulso confronto tra i personaggi, o accompagnare ricordi lontani ancora vivi e struggenti.
Un cast di splendidi attori dà forma ai conflitti, ancor più dolorosi perché senza soluzione né colpa, che si agitano sotterranei a ogni pretestuoso gridare, mentre lo sguardo di Xavier Dolan è abile a indagare la bellezza nascosta nelle adorate piccole cose familiari – come una tenda fiorita mossa dal vento – da cui non si può che fuggire.
Magro e sciupato Gaspard Ulliel presta i suoi occhi intensi e i colpevoli silenzi al protagonista Louis, Vincent Cassel nel ruolo del fratello Antoine sfodera una ruvidezza che è solo scudo sotto cui nascondere sensi di colpa e inferiorità, Léa Seydoux è la sorella Suzanne impacciata e divisa tra affetto e ammirazione per un fratello estraneo e famoso, Nathalie Baye è una madre invadente che chiede sostegno al figlio perduto forse mai accettato fino in fondo. Marion Cotillard è la cognata Catherine, l’unica che non avendo rancori o sospesi con Louis sa indovinare anche il non detto e percepire il dramma in tutta la sua inevitabile crudeltà.
Dopo il passaggio in sala adesso È solo la fine del mondo è disponibile in dvd e blu-ray su etichetta CG Entertainment, l’occasione per riscoprire un titolo ingiustamente maltrattato da buona parte della critica che dopo l’originalità autoriale del precedente Mommy aveva attese molto alte e ha rifiutato questo solido dramma archetipico, con una struttura molto canonica.
Forse anche per questo il ventisettenne del Quebec per il settimo film quasi ultimato The death and life of John F. Donovan, il suo primo in lingua inglese, ha annunciato che diserterà ogni competizione presentandolo a Toronto e uscendo poi direttamente in sala per concentrarsi sul film senza preoccuparsi dell’accoglienza che potrà ricevere.