‘All’inizio ho preso me stesso come riferimento ma, una volta che inizi a scrivere, la finzione stabilisce le sue regole e diventa indipendente dall’origine, […] la realtà mi dà le prime battute ma poi il resto devo inventarlo io, almeno è questo il gioco che mi piace giocare.’
Pedro Almodóvar
Dolor y gloria, ventunesimo lungometraggio di Pedro Almodóvar è un’opera che gli assomiglia tanto, ma non nel senso autobiografico del racconto, che contiene comunque riferimenti precisi come gli inizi da cantante in un gruppo punk demenziale, quanto nella costruzione degli ambienti – con la casa del protagonista riprodotta a immagine di quella reale del cineasta in Paseo del Pintor Rosales a Madrid – e soprattutto nello spirito e nei sentimenti, mischiando realtà e fantasie; la difficoltà di separare la creazione artistica dal proprio vivere è in fondo uno dei temi portanti del film.
Salvador Mallo è un regista cinematografico di successo che dopo tanti anni di attività vive un momento di difficoltà creativa, dolori fisici e morali hanno sabotato la sua capacità di scrivere rendendolo prigioniero di uno stato depressivo persistente; senza il cinema e la possibilità di praticarlo ancora, la sua vita non ha più senso, ma è forse la paura di aver davanti solo la contemplazione della fine a divorare ogni suo slancio vitale.
Nell’appartamento, in penombra per alleviare l’emicrania, arreso a una sorta di dormiveglia, in uno stato di prevalente torpore indotto dalla scoperta tardiva dell’eroina, Salvador torna a momenti lontani dell’infanzia nella grotta di Paterna in cui abitava con i genitori, al dolore incancellabile di un amore spezzato all’apice del sentimento, al rapporto con la madre Jacinta dalla cui perdita non saprà mai veramente affrancarsi.
Ancora una volta Pedro Almodóvar arriva dritto al cuore con un film che sembra la mappa emozionale di tutto il suo Cinema, che nel tempo ha visto sfumare i toni provocatori della Movida in titoli solo in apparenza meno sovversivi. Dolor y gloria è pieno di rimandi, apparizioni anche brevi di molti suoi attori, a tratti evocati come la Mercedes interpretata da Nora Navas che pare incarnazione di Carmen Maura e convinzioni ben precise: ‘il miglior attore non è chi piange, ma chi lotta per trattenere le lacrime‘.
Considerazione che trova riscontro nella prova straordinaria di Antonio Banderas, capace di restituire con gesti e sguardi l’essenza di Almodóvar senza bisogno di alcuna imitazione, quando ritrova il suo Federico – un ottimo Leonardo Sbaraglia – e combatte per trattenere l’emozione di uno sguardo inevitabilmente luccicante, che non lascia indifferenti.
Dolor y gloria è una storia di rapporti ricongiunti, per trovare poi definitiva collocazione, non a caso Salvador accompagna più volte i suoi affetti alla porta.
È lo spettacolo della vita, in cui l’amore non basta ad assicurare contro la perdita e d’altronde un sentimento non si annienta solo con la distanza, ma anzi, immune all’usura quotidiana, può vivere imperituro per sempre. Penélope Cruz e Julieta Serrano si dividono in epoche diverse il personaggio della madre che, in quanto origine generatrice di vita, nell’amarezza della vecchiaia inevitabilmente diventa metafora di morte, l’ineludibile caducità dell’esistere cui non sappiamo rassegnarci.
Esordienti assoluti davanti alla macchina da presa César Vicente e Asier Flores, il muratore ventenne Edoardo e il piccolo Salvador di nove anni, trasfondono la spontaneità della prima esperienza cinematografica nella purezza dei loro personaggi, l’incanto di un incontro d’innocente tenerezza estraneo alla consapevolezza di sé, sempre incompatibile con la bellezza; a loro è affidata la scintilla di un momento determinante capace di accendere il primo istintivo desiderio, la scoperta meravigliosa e terribile delle pulsioni.
Uno sguardo, una domanda allarmata, celano il senso inspiegabile di un’omissione cui il destino saprà porre rimedio portando comunque il (suo) disegno a destinazione, è dettaglio rivelatore della fiducia di Almodóvar nella sensibilità del pubblico, che rende il film un’opera toccante, coinvolgente, che esige complicità e riflessione; è l’autoritratto intimo di un grande cineasta che esorcizza così la paura di veder frustrato, da un blocco creativo o dall’età, il suo bisogno primario di esprimersi attraverso l’arte cinematografica.
Il protagonista Salvador Mallo ripete spesso che il cinema gli ha salvato la vita, è il tributo del cinefilo Pedro alla sua inesauribile passione per la settima arte, ribadita ancora una volta dalla presenza di frammenti da classici hollywoodiani, dichiarazione d’amore a un mezzo vissuto come intima cura; Almodóvar ha la possibilità di sanare cicatrici personali mettendo in scena situazioni come le avrebbe volute e non sono mai state, ma anche a noi è dato nutrire vuoti dell’anima attraverso visioni come questa.
Dolor y gloria, dopo essere stato distribuito con successo in Spagna, è arrivato sugli schermi italiani con Warner Bros Italia in contemporanea al suo esordio internazionale in concorso al 72° Festival di Cannes e non saremmo sorpresi – né dispiaciuti – di vederlo domani sera tra i protagonisti del palmares.
Didascalie immagini
- Locandina italiana
- Uno straordinario Antonio Banderas è Salvador Mallo, alter ego cinematografico di Pedro Almodóvar
- Nora Navas è Mercedes / Raúl Arévalo è Venanzio, il padre di Salvador / Asier Etxeandia è Alberto
- Leonardo Sbaraglia è Federico / L’emozione trattenuta a fil di palpebra / Salvador e la madre anziana
- Penélope Cruz è Jiacinta, la madre di Salvador, da giovane / Nella grotta / Julieta Serrano avvolta nel sudario della madre porge l’uovo, origine e simbolo dell’anima
- Gli splendidi César Vicente e Asier Flores, Edoardo e Salvador bambino, nella sequenza del ritratto
- Il turbamento del primo desiderio / Il disegno di Edoardo sul sacco di cemento / Il ricordo magnifico e doloroso insieme
- Pedro Almodóvar al lavoro con César Vicente e Antonio Banderas
© 2019 El Primero Deseo AIE / El Deseo DA
IN COPERTINA
Pedro Almodóvar sul set tra i suoi attori Asier Etxeandia e Antonio Banderas
foto Manolo Pavón [particolare]
© 2019 El Primero Deseo AIE / El Deseo DA
SCHEDA FILM
- Titolo originale: Dolor y gloria
- Regia: Pedro Almodóvar
- Con: Antonio Banderas, Asier Etxeandia, Leonardo Sbaraglia, Nora Navas, Julieta Serrano, Penélope Cruz, Asier Flores, César Vicente, Alba García, Esther García, Neus Alborch, Cecilia Roth, Susi Sánchez, Raúl Arévalo, Pedro Casablanc, Julián López, Eva Martín, Sara Sierra, Constancia Céspedes, Rosalía, Marisol Muriel, Paqui Horcajo, Alba Gómez, Xavi Sáez, Aline Casagrande, Luis Calero, Virgil Mathet, Chimezie Eke, Esperanza Guardado, Agustín Almodóvar, Miguel Rivera, Eneko Galende, Fernando Iglesias
- Sceneggiatura: Pedro Almodóvar
- Fotografia: José Luis Alcaine
- Musica: Alberto Iglesias
- Montaggio: Teresa Font
- Scenografia: Antxón Gómez
- Costumi: Paola Torres
- Produzione: Agustín Almodóvar e Esther García per El Deseo
- Genere: Almodóvar
- Origine: Spagna, 2019
- Durata: 112′ minuti