‘…ma la paura non è un sentimento normale su cui si fonda una società, la paura è un’eccezione, la regola deve essere la fiducia.‘
Philippe Noiret in Tre fratelli (1981) di Francesco Rosi
Una retrospettiva completa dei film di Francesco Rosi organizzata a New York nell’estate 2011 si intitolava Citizen Rosi [Cittadino Rosi] e il cineasta napoletano andava giustamente fiero di questo titolo, più prezioso di qualsiasi investitura onorifica perché stabilisce la differenza con chi invece continua a essere suddito in questo Stato democratico anche dopo l’abolizione della monarchia.
Rosi si è conquistato questo titolo, che in un regime di piena democrazia dovrebbe essere automatico e invece non lo è mai stato – forse la Democrazia vera deve ancora venire? – rimanendo sempre con la schiena dritta davanti a poteri istituzionali legittimi e occulti che hanno tentato di ostacolare la realizzazione dei suoi film, senza piegarsi mai e mantenendo la barra dritta anche davanti a intimidazioni e minacce di morte.
La figlia Carolina Rosi, a lungo sua assistente sul set, e la giornalista Adele ‘Didi’ Gnocchi hanno ideato un documentario con lo stesso titolo Citizen Rosi che non vuole essere celebrazione del regista – comunque allergico a operazioni di questo tipo, che si è esposto davanti alla macchina da presa solo per Il caso Mattei (1972) costretto dalla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, che in seguito alle indagini svolte per lui sulla morte del presidente dell’Eni è stato fatto sparire nel nulla – ma la ricostruzione, attraverso il suo Cinema, di una storia d’Italia del Novecento scritta col sangue di tanti innocenti.
Francesco Rosi esordisce nel cinema come assistente di Luchino Visconti nel 1947 per La terra trema insieme a Franco Zeffirelli – ai suoi antipodi, con il disimpegno di opere prevalentemente mediocri e la predisposizione a farsi erigere monumenti – e già con il film d’esordio La sfida (1958) si introduce a indagare ambienti criminali, assecondando un’inclinazione all’indagine con cui crea un vero e proprio genere cinematografico connotato da un forte impegno civile.
Citizen Rosi si apre con un ricordo personale della figlia Carolina – voce narrante del documentario e a tratti presenza ingombrante – ma si riscatta subito affrontando con taglio inedito la filmografia del padre, così ricca di capolavori riconosciuti, seguendo la cronologia storica degli argomenti affrontati di volta in volta, anziché la successione temporale dei film nell’ordine in cui sono stati realizzati. Un percorso che delinea una Storia d’Italia alternativa a quella ufficiale.
Ecco allora che titoli come Salvatore Giuliano oppure Lucky Luciano ipotizzano rapporti indegni e sotterranei tra mafia e apparati dello Stato, quando ancora l’immonda trattativa e le collusioni tra i partiti al governo e Cosa Nostra erano segreti, un capolavoro come Le mani sulla città nel raccontare la speculazione edilizia a Napoli delinea un sistema fraudolento ampiamente diffuso in tutta la penisola da nord a sud, vent’anni prima della stagione giudiziaria di Mani Pulite.
Nelle due ore del film si riaccende la passione civile, messa a dura prova dalla deriva politica contemporanea, lo slancio verso più alti ideali, che non deve venir meno neanche nelle ore più buie, e il desiderio di rivedere oggi i film di Rosi utili a capire contesti distanti, come gli Anni di Piombo con Tre fratelli. Persino nei pochi film esuli da un discorso prettamente politico, come C’era una volta o Carmen, è sempre vivo e presente l’interesse di uno sguardo pieno di comprensione per gli ultimi.
Il pregio del Cinema di Francesco Rosi sta anche nel non imporre una propria visione degli eventi, che attraverso l’esposizione degli elementi lascia a ognuno la libertà di trarre conclusioni. Dopo la presentazione alla 76ª Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Citizen Rosi è stato distribuito da Istituto Luce per pochi giorni nelle sale italiane, al momento è di fatto invisibile, ma sarà certo recuperabile presto e intanto c’è un’intera filmografia da riscoprire. Buona visione.
Didascalie immagini
- Locandina italiana
- Francesco Rosi e la figlia Carolina
- Lunghe discussioni davanti ai film / Un nuovo cinema d’inchiesta / Rosi amava incontrare i giovani
- Il cineasta Giuseppe Tornatore / Il magistrato Gherardo Colombo
- Due immagini da Salvatore Giuliano (1962) / Gian Maria Volonté in Cristo si è fermato a Eboli (1979)
- Philippe Noiret in Tre fratelli (1981) / Omar Sharif e Sophia Loren in C’era una volta (1967)
© 2019 Andiamo Avanti Productions / 3D Produzioni
IN COPERTINA
Francesco Rosi e la figlia Carolina
© 2019 Andiamo Avanti Productions / 3D Produzioni
SCHEDA FILM
Titolo originale: Citizen Rosi
Regia: Didi Gnocchi & Carolina Rosi
Con: Lirio Abbate, Roberto Andò, Vincenzo Calia, Furio Colombo, Gherardo Colombo, Maria Rita Crisci, Giancarlo de Cataldo, Nino di Matteo, Marco Tullio Giordana, Nicola Gratteri, Raffaele La Capria, Francesco La Licata, Antonio Nicaso, Giulio Sapelli, Roberto Saviano, Giuseppe Tornatore, Carolina Rosi
Soggetto: Didi Gnocchi & Carolina Rosi
Sceneggiatura: Anna Migotto, Didi Gnocchi con la collaborazione di Fabrizio Corallo e Carolina Rosi
Fotografia: Marco Alfieri, Lorenzo Giromini
Montaggio: Valentina Ghilotti, Claudio Poli
Produzione: Andiamo Avanti Productions e 3D Produzioni con Istituto Luce Cinecittà in collaborazione con Sky Arte
Genere: Documentario
Origine: Italia, 2019
Durata: 126′ minuti