Nella notte del 9 agosto 1969 a Bel-Air sulle colline di Los Angeles furono brutalmente uccise in una villa cinque persone, la presenza tra le vittime dell’attrice Sharon Tate moglie del regista Roman Polanski, all’ottavo mese di gravidanza, amplificò l’attenzione mediatica sul delitto, presto degenerata in false illazioni e nell’accanita descrizione di ogni macabro dettaglio.
L’assenza di un legame tra vittime e carnefici rese difficili le indagini, furono necessari oltre tre mesi alla polizia prima di riuscire a trovare – per puro caso – la pista giusta da seguire, alimentando paura e insicurezza dovute all’evidenza che neppure a casa propria ci si poteva considerare al sicuro.
Perciò quel bagno di sangue ha segnato la fine di un’epoca, il coinvolgimento dei membri della ‘famiglia Manson’ che di fatto appartenevano alla contro cultura degli anni ’60 ha chiuso nella violenza una stagione di lotte pacifiste, offrendo il fianco alla demonizzazione di un intero universo popolato di persone alla ricerca di un modo diverso di vivere, fuori dalle convenzioni di una società sessuofobica e repressiva come quella statunitense.
L’identificazione degli assassini portò in carcere Charlie Manson come mandante della strage, assente sulla scena del delitto, e un gruppo di suoi seguaci come esecutori degli omicidi; il lungo processo si concluse con la condanna a morte dei responsabili, commutata poi in ergastolo quando lo stato della California ha cancellato la pena capitale dal suo ordinamento, e rese evidenti plagio e dominio psicologico che il leader della comune esercitava incontrastato sugli adepti.
Partendo dal libro La famiglia di Ed Sanders – la cui prima edizione del 1972 continua a essere aggiornata ancora oggi – la cineasta Guinevere Turner ha scritto la sceneggiatura originale di Charlie says diretto da Mary Harron; adottando il punto di vista di Karlene Faith, una criminologa attivista per i diritti umani che ha dato assistenza in carcere a donne sottomesse da Charles Manson, il film tenta d’indagare l’abuso psicologico che ha condotto le assassine ad abdicare la propria coscienza.
Quando Karlene Faith inizia a visitare Patricia Krenwinkel e Susan Atkins – le due donne che con Tex Watson hanno ucciso Sharon Tate e i suoi amici – insieme a Leslie Van Houten, tra gli esecutori dell’omicidio dei coniugi La Bianca voluto anch’esso da Manson, rimane sconcertata nel notare che per ogni domanda formulata la risposta delle ragazze inizia spesso con la formula Charlie dice, nonostante siano trascorsi tre anni dai delitti e non abbiano più avuto contatti con Manson.
La struttura narrativa di Charlie says è costellata di flashback che raccontano la vita nella comune di Manson e pone al centro della storia Lulù, come il capo aveva ribattezzato Leslie Van Houten, per dare forma al lungo lavoro psicologico che ha portato le ragazze, solo due su tre, a ricordare chi erano prima dell’incontro con Charlie, prendendo coscienza delle loro azioni e accettandone il peso, per assumere le proprie responsabilità e trovare la libertà interiore per sopportarne l’orrore.
Fragili anime in cerca d’amore, con il ritratto delle vittime/assassine di Manson la regista Mary Harron aggiunge altre figure controverse a una filmografia che comprendeva già personaggi inquieti, protagonisti di film come Ho sparato a Andy Warhol e American psycho. Selezionato nella sezione Orizzonti della 75ª Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Charlie says aspira a scandagliare l’abisso nel lato oscuro della psiche umana, ma può solo scalfirne la superfice.
Con ottime prove d’attore – soprattutto per Hannah Murray nel ruolo di Leslie, Sosie Bacon in quello di Patricia e Matt Smith nei panni di Charlie – a quasi un anno dalla presentazione al Lido Charlie says di Mary Harron sarà nelle sale italiane dal prossimo 22 agosto distribuito da No.Mad Entertainment.
Didascalie immagini
- Locandina italiana
- La ‘famiglia’ Manson dopo inizi nomadi si stabilì in un ranch isolato vicino Los Angeles
- Susan, Patricia e Leslie / Il penitenziario femminile / Merritt Wever è Karlene Faith
- Il sorriso di Sosie Bacon nel ruolo di Patricia dà forma all’ordinaria banalità del male / Matt Smith è Charlie Manson / La spedizione omicida con Tex Watson al volante, interpretato da Chace Crawford
- Hannah Murray è Leslie / Sul pullman della comune / Marianne Rendón è Susan Atkins
- Grace Van Dien è Sharon Tate / Istigazione al delitto / Un enigma ancora aperto
© 2018 Squeaky Films LLC
IN COPERTINA
Matt Smith è Charles Manson per Mary Harron
© 2018 Squeaky Films LLC
SCHEDA FILM
- Titolo originale: Charlie says
- Regia: Mary Harron
- Con: Hannah Murray, Sosie Bacon, Marianne Rendón, Merritt Wever, Suki Waterhouse, Chace Crawford, Annabeth Gish, Kayli Carter, Grace Van Dien, Dayle Mc Leod, Bridger Zadina, Julia Schlaepfer, Matt Smith, Morgan Melton, India Ennenga, Aria Taylor, Cameron Gellman, Christopher Frontiero, Jeremy Lawson, James Trevena Brown, John Gowans, Dillon Lane, Bryan Adrian, Lindsay Farris, Nathan Sutton, Anthony Armatrading, Christopher Gerse, Aidan Walsh, Jackie Joyner, Dan Olivo, Darien Sills-Evans, Matt Riedy, Anthony Traina, Tracy Perez, Kim Yarbrough, Kimberly Gikas, Blaine Gray, Aaron Leddick, Kimmi Shields, Sol Rodriguez, Danya Labelle, Adria Baratta, John Frank Rosenblum
- Soggetto: Ed Sanders dal suo libro La famiglia
- Sceneggiatura: Guinevere Turner
- Fotografia: Crille Forsberg
- Musica: Keegan Dewitt
- Montaggio: Andrew Hafitz
- Scenografia: Dins Danielsen
- Costumi: Elizabeth Warn
- Produzione: Dana Guerin, Cindi Rice, John Frank Rosenblum e Jeremy Rosen in coproduzione con Paige Barnett e Guinevere Turner in associazione con Aaron Collins, Liv Roush, Judith Black, Ryan Cassells e Paul A. Levin per Epic Level Entertainment e Roxwell Films
- Genere: Drammatico
- Origine: USA, 2018
- Durata: 110′ minuti