
Grandissimo successo in patria, mai così meritato, dove ha ottenuto diciassette candidature al premio Goya del cinema spagnolo e vinto ben nove statuette, As bestas – la terra della discordia di Rodrigo Sorogoyen è arrivato finalmente sugli schermi italiani distribuito da Movies Inspired.
Quinto lungometraggio per il grande schermo firmato dal cineasta madrileno, As bestas è un’opera intensa e potente capace di dilatare la tensione lungo tutti i suoi centotrentotto minuti, frutto di una sceneggiatura originale firmata a quattro mani dal regista con l’abituale collaboratrice Isabel Peña. A una lettura più profonda però, sotto gli eventi del thriller drammatico, si tratta di un ritratto molto contemporaneo del conflitto in atto, un po’ ovunque nel mondo, tra valori etici che tentano di riguadagnare terreno in un’attualità avvelenata dal potere corruttivo del denaro.
Antoine e Olga Denis sono un’affiatata coppia francese trasferitasi ormai da due anni in un paesino disperso nelle foreste della Galizia, la regione autonoma nel nord della Spagna, per coltivare la terra vendendo poi i prodotti che la natura restituisce alla loro fatica quotidiana. Colti intellettuali, i due coniugi iniziano anche a portare avanti volontariamente e con le loro sole forze, economiche e d’impegno, il recupero di case in rovina da tempo abbandonate, inseguendo il sogno ideale di riconsegnarle poi a nuove famiglie che siano pronte a tornare per ripopolare la montagna. Per dare concretezza a questo nobile progetto di vita, Antoine e sua moglie Olga hanno lasciato la vita in città, gli amici, rivoluzionando le loro abitudini e accettando anche di vedere poco la loro unica figlia Marie e il suo bambino. Ma i vicini di casa dei coniugi, i rozzi fratelli Xan e Lorenzo Anta nativi del luogo e rimasti a vivere lì con l’anziana madre da tutta la vita, iniziano a manifestare un’ostilità sempre più marcata dovuta – forse – al senso d’inferiorità, che iniziata quasi per scherzo nei pomeriggi di gioco ai tavoli dell’unica osteria del villaggio, comincia a crescere sempre di più senza motivi apparenti e sempre pronta a degenerare in violenza.

As bestas – la terra della discordia nella costruzione della tensione deve molto alla straordinaria colonna sonora del parigino Olivier Arson, premiata con il Goya 2023, tutta giocata sulla predominanza delle percussioni su archi e fiati soprattutto, che amplifica costantemente il senso di minaccia. Tutto il Cinema di Sorogoyen dà rilievo a eccezionali prove attoriali, esaltate qui da lunghi piani sequenza che creano picchi emotivi poderosi, come l’indimenticabile incipit del precedente Madre che in questo senso ne è esempio perfetto.

Nel ruolo di Antoine l’attore Denis Ménochet offre al personaggio la contraddizione di una possanza fisica poderosa unita a un’innocenza dello sguardo assolutamente unica che, unitamente alla forza impressa al personaggio di Olga da Marina Foïs, genera la sponda del conflitto da cui osservare gli eventi. Efficace la scelta espressiva, da parte dell’autore, di adottare carrelli e macchina da presa fissa quando è Antoine il punto di vista narrativo, la leggerezza della camera mobile quando viene adottato quello di sua moglie.

Anche il comparto dei comprimari dà prove superlative, aderenti a un contesto che ha il sublime sapore della verità: non a caso premiato col secondo Goya al non protagonista – dopo quello per Il regno, sempre diretto da Sorogoyen – Luis Zahera (Xan) è grandissimo nel restituire la paurosa incarnazione della brutalità; con lui Diego Anido è perfetto nel rappresentare l’inferiorità, psicologica e intellettiva, di suo fratello Lorenzo; mentre Luisa Merelas dà corpo alla complice sottomissione della madre, pur con una presenza di esigua durata.

La Galizia, luogo d’origine della scintilla di cronaca che è stata genesi del racconto, è fondamentale per dare forma visibile alla forza selvaggia del paesaggio insita anche nell’interiorità dei personaggi. Una forza che è espressione della volontà umana di dominio sulla natura, perfettamente rappresentata nella tradizionale festa della rapa das bestas, in cui gruppi di tre uomini a mani nude immobilizzano i cavalli selvaggi tagliando loro la criniera, un rito visibile nella splendida, ipnotica sequenza iniziale in tutto il suo fascino primordiale.

Rodrigo Sorogoyen ha dichiarato di prediligere come spettatore film in grado di coinvolgerlo e sorprenderlo con situazioni imprevedibili – considerazione pienamente condivisa da chi scrive – e come cineasta, con questo splendido As bestas – la terra della discordia dà prova e conferma ulteriore, casomai non fosse già eloquente la sua filmografia precedente, di essere uno specialista nella creazione di forti Emozioni Visive.