
Diventato nel tempo vero e proprio oggetto di culto, Akira di Katsuhiro Ōtomo è un classico del cinema d’animazione mondiale, un’opera ruvida a tratti sgradevole, ma indiscutibilmente profetica nel preconizzare certi aspetti del nostro tormentato presente.
Giunto sugli schermi giapponesi nell’estate 1988, il lungometraggio è ispirato a personaggi e situazioni del manga omonimo pubblicato a puntate tra il 1982 e il 1990 – successivamente raccolto in sei volumi – creato dallo stesso Ōtomo, che acconsentì alla realizzazione del film a patto di avere il più completo e totale controllo creativo.
L’azione si svolge nella metropoli Nuova Tokyo nel 2019, lo stesso iconico anno di Blade Runner, in una situazione apocalittica di grandi conflitti sociali, con il divario tra élite ristrette di ricchi e moltitudini di poveri sempre più poveri estremamente accentuato. Sono trascorsi trent’anni dal Terzo conflitto mondiale, la vita è compromessa dalle conseguenze ambientali degli ordigni nucleari, bande di motociclisti scorrazzano per la città fronteggiandosi in inutili scontri violenti, mentre rivolte studentesche sono represse con ogni mezzo dalle forze dell’ordine al servizio di un Sistema corrotto.
La plateale incapacità della classe politica e il suo rispondere a esigenze proprie, o occulte di padroni che governano nell’ombra fuori da ogni struttura democratica, è palese nella piena inadeguatezza di istituzioni vuotate ormai del valore rappresentativo che dovrebbero assolvere e in questo panorama di disfacimento s’innesta il delirio fanatico per una figura mitologica chiamata Akira, rappresentazione messianica di pura energia che, improvvisati sacerdoti del culto, dicono prossima a una nuova incarnazione per la salvezza dei popoli.

Kaneda e il suo amico Tetsuo, membri di una banda di motociclisti insieme ai compagni Kaisuke e Yamagata, rimangono coinvolti loro malgrado in un progetto segreto, sfuggito a ogni controllo e teso a riportare in vita il mitico Akira. Le derive del transumanesimo, che mira a fondere carne umana e circuiti tecnologici, insieme all’arroganza di scienziati che giocano a essere Dio, sono temi attuali, presenti nel film, di un presente teso a mercificare ogni cosa, inclusa la stessa vita umana.

Entrato nella Storia del Cinema per aver aperto agli anime giapponesi le vie dell’Occidente, dato l’enorme sforzo produttivo Akira richiese la costituzione di un’apposita entità produttiva, l’Akira Committee, che raccoglieva dieci tra le maggiori compagnie del settore – come la casa editrice Kōdansha o lo studio d’animazione Tokyo Movie Shinsha – unite per metter insieme l’imponente capitale di un miliardo di yen a disposizione della produzione, all’epoca un decuplo del consueto.

L’utilizzo di tecnologie digitali nel film è limitato alle sequenze con i potenti poteri psichici in azione, acquisiti dai personaggi manipolati di laboratorio, è quindi completamente realizzato a mano il dinamismo straordinario delle scene di corsa in moto, tra i grattacieli di una metropoli che diventa vero e proprio personaggio. Adesso, dopo averlo già riportato sul grande schermo per il 25° anniversario, Nexo Digital distribuirà di nuovo nelle sale italiane Akira anche per il 35°.

Il capolavoro di Katsuhiro Ōtomo sarà disponibile in una nuova versione in 4k per soli due giorni: martedì 14 marzo in lingua originale giapponese sottotitolato in italiano e mercoledì 15 marzo con un nuovo doppiaggio – dicono – rispettoso dell’originale, dato che a lungo la versione italiana tradotta dall’inglese presentava difformità con quella nipponica a causa delle alterazioni di una doppia traduzione.