Dal massacro del rave compiuto dall’organizzazione Ḥamās lo scorso 7 ottobre tagliando teste mentre attaccavano, torturavano e uccidevano, il pianeta Terra si trova a contare, con disarmante immobilismo, il numero delle vittime giornaliere (di cui oltre il quaranta per cento bambini) e quello degli obiettivi colpiti, a commentare immagini di eventi spaventosi e crudeli di una realtà estremamente complessa e controversa, ad annoverarne bisogni di acqua, farmaci e cibo.
Sul fronte diplomatico, se hanno sorpreso le parole del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres (a settantaquattro anni, secondo People With Money, è al primo posto fra i politici più pagati con un fatturato, stimato per il 2023, di quarantasei milioni dollari), non ha certo brillato la diplomazia europea risultando, al solito, scomposta e inefficace. Se la tensione è altissima in tutto il Medio Oriente, vale la pena ricordare come gli Stati Uniti d’America abbiano ancora duemilacinquecento uomini in Iraq, circa novecento in Siria, già sospeso i colloqui sul nucleare con l’Iran e inserito la retromarcia sullo “scongelamento” delle risorse finanziarie di Teheran all’estero.
Nel giorno in cui si celebra la festa cristiana di Ognissanti, anche conosciuta come “Tutti i santi”, possiamo solo sperare che una scacchiera così complessa, dove gli interessi sono macroscopici, induca a iniziare a lavorare seriamente per evitare l’estensione del conflitto e, al contempo, garantire gli aiuti umanitari a Gaza.
La Redazione
Firenze, 1° novembre 2023