Attoniti per l’alluvione che, al momento, ha cancellato diciassette vite, ma si contano oltre cinquantamila sfollati e danni stimati per sette miliardi. In un Paese perennemente in campagna elettorale, per vent’anni, si sono succeduti esecutivi di ogni colore e, tutti, hanno avuto in comune la costanza di rinviare al futuro interventi strutturali al territorio perché troppo rischiosi quando ci sono da contare i risultati delle urne.
Promesse, sdegno alle tragedie, visite istituzionali, lacrime di coccodrillo, interventi tampone e appalti assegnati ai fedelissimi per continuare, in modo sistematico, a consumare suolo edulcorando con tweet mirati a imbonire, depistare e gabbare i malcapitati del “disgrazia a chi tocca” di turno.
Tra i sintomi del long covid è tristemente appurato come la pandemia abbia sdoganato maleducazione, arroganza e aggressività. Certamente una gran brutta istantanea per quello che, un tempo, era il Belpaese.
Per evitare di generalizzare e banalizzare, se osserviamo attentamente, in mezzo a tanto pantano – lato e figurato – è possibile constatare quanti giovani non si risparmiano per dare un concreto, e disinteressato, aiuto e quante persone si sono rimboccate le maniche per cercare di superare il disastro. Tanta, tantissima brava gente che, nonostante tutto, tiene in piedi la baracca italiana e non se ne va oltre il confine a cercare meritocrazia.
Che dire allora?
Programmiamo le vacanze, almeno una parte, in Romagna e… avanti tutta!

La Redazione

Firenze, 1° giugno 2023