Si è concluso l’ultima domenica di luglio ”Rossini in Wildbad. Belcanto Opera Festival”, uno fra gli appuntamenti prediletti dagli appassionati del genio musicale rossiniano. La rassegna della Selva Nera spazia dal repertorio alla riscoperta di titoli e edizioni meno frequentate e anche quest’estate ha messo in campo un percorso seducente attraverso l’opera di Rossini e dei suoi contemporanei.
Abbiamo assisto a due delle produzioni in cartellone, partendo dal Rossini comico di Matilde di Shabran. La regia è affidata a Stefania Bonfadelli, già protagonista in tanti ruoli rossiniani, che porta in scena la prima versione della commedia, quella che debuttò a Roma nel 1821. Anche il titolo dell’opera subì cambiamenti da una versione all’altra e lo spettacolo va qui in scena come “Corradino, Cuor di ferro“. Matilde di Shabran, come l’opera è perlopiù nota, rimane come sottotitolo.

Bonfadelli trasforma la Trinkhalle di Bad Wildbad nella redazione frenetica di un quotidiano. Corradino, un condottiero spietato nell’originale rossiniano, è un capo redattore dispotico e misogino che tiranneggia i suoi sottoposti, a volte anche fisicamente, e soprattutto odia le donne. Tutte le donne. Matilde, un’incantevole Sara Blanch in tailleur color pesca e macchina fotografica al collo, è una reporter dinamica e spigliata (arriva in redazione in Vespa!) ben decisa a vincere il cuore del tiranno e a riscattare l’onore delle donne. Tutto si svolge in un tourbillon di scrivanie, computer e telefoni anni ’90, fogli rabbiosamente gettati per aria. I costumi colorati e un po’ vintage, in linea con l’ambiente, aggiungono esuberanza visiva allo spettacolo. La trasposizione giornalistica ravviva la brillantezza della commedia senza che si perda il senso originale della storia, che finisce ovviamente con la redenzione dello scorbutico Corradino da parte della bella Matilde. Bonfadelli e il suo team creano uno spettacolo compatto ed elegante e restituiscono tutto il senso della perfetta macchina comica rossiniana. Le due ore esatte del primo atto volano via veloci. Il pubblico apprezza, si diverte e alla fine tributa una lunghissima ovazione a tutti i protagonisti.

Al gran successo della serata contribuisce la qualità della compagnia di canto che anima questo melodramma giocoso, un lavoro molto corale, in cui i pezzi di assieme fanno la parte del leone. Eccellenti i due protagonisti. Il tenore italo-americano Michele Angelini si cala nella parte vocalmente ostica dell’implacabile Corradino con canto ampio e luminoso. Potente e virile quando il ruolo lo impone, lirico e travagliato quando le malie di Matilde cominciano a fare effetto. Sara Blanch merita tutto l’entusiasmo che il pubblico le tributa. Voce brillante e solida durante tutto lo spettacolo, finisce in gran spolvero con il rondò finale riempito di acuti e virtuosismi. Impossibile che Corradino potesse resisterle. Il mezzo soprano Victoria Yarovaya, nel ruolo en travesti di Edoardo, sfoggia voce grande e delicata, ricca di bei colori scuri, sicura anche nei passaggi più acuti e nelle colorature. Il suo duetto del secondo atto con Matilde è uno dei passaggi più intensi della recita. Giulio Mastrototaro ed Emmanuel Franco sono i mattatori comici. Il baritono italiano, istrionico per voce e gesto, veste i panni di Isidoro, poeta in bolletta, e si fa apprezzare fin dalla cavatina iniziale. Quasi un parente stretto di Figaro. Emanuel Franco, il dottore che aiuta Matilde nella sua opera di conquista, delizia la platea per l’intonazione e per la brillante verve comica. Eccellenti anche gli altri interpreti. La Passionart Orchestra Krakau debutta quest’anno al festival e, ai comandi di José Miguel Pérez-Sierra, restituisce bene lo spartito pirotecnico di Rossini, un catalogo di trovate e colore musicale che tiene attaccati alla poltrona per tutta la durata della recita. Sempre preciso e incisivo il Górecki Chamber Choir, in un’opera in cui il coro ha un ruolo da protagonista. Gianluca Ascheri al fortepiano accompagna con maestria i lunghi recitativi. Come detto, gran successo di pubblico per una serata rossiniana assolutamente brillante.

Con Tancredi, che ha chiuso il Festival, si cambia registro e si vira verso il Rossini di argomento eroico. La sua prima opera seria, “melodramma eroico” nel libretto di Gaetano Rossi, è proposta nella “versione di Ferrara” (anche di questo lavoro esistono diversi rimaneggiamenti), col finale tragico più vicino all’originale volteriano, ma più distante dal gusto e dalle consuetudini teatrali del tempo rossiniano.
La messinscena è firmata da Jochen Schönleber, il sovrintendente della rassegna, e arriva direttamente dal Royal Opera Festival di Cracovia dove ha debuttato a Giugno.
Qui va in scena nel Kurtheater, il delizioso teatrino delle terme. Uno spettacolo buio e piuttosto statico che spinge sulla dimensione bellica della vicenda, giocata fra faide familiari, equivoci dolorosi e supposti tradimenti. In un ambiente così cupo, a tratti quasi violento, non è facile riconoscere le sfumature più gentili come la tenerezza di certi slanci amorosi o l’innocenza ingiustamente calunniata, che sono pur parte integrante dell’opera.

L’oscurità della scena è rischiarata dalle voci dei cantanti. Il mezzosoprano croato Diana Haller restituisce gli accenti tormentati dell’eroe Tancredi, che sceglie di combattere per l’amata da cui pur si sente tradito e finisce per morire in battaglia. Impressiona sin dall’inizio per la vocalità ampia e luminosa e la sua cavatina “Di tanti palpiti” (una delle più belle pagine amorose composte da Rossini), scolpita di ornamenti e colorature, è fra i momenti più belli della serata. Il soprano Elisa Balbo veste con slanci drammatici i panni di Amenaide, a torto accusata di aver tradito amato e patria. Le due primedonne si confrontano con grande intensità nel commovente duetto del primo atto, dove i malintesi s’intrecciano alle cose non dette e danno il via alla tragedia. Patrick Kabongo dipinge un Argirio credibile e ricco di trasporti lirici, un genitore che deve piegare gli affetti alla ragione di Stato prima di ritrovare la tenerezza paterna. Emozionante il suo duetto con Tancredi nel secondo atto (“Ah se de’ mali miei”). Il basso Ugo Guagliardo è un Orbazzano cattivo quanto basta. Si fanno apprezzare anche Diletta Scandiuzzi e Claire Gascoin per la freschezza dell’ispirazione vocale e per l’adesione al personaggio.

Potente e minaccioso il coro Górecki Chamber Choir, presentato come una soldataglia in divisa da forze speciali. Antonino Fogliani, direttore musicale del Festival dal 2012, guida la Passionart Orchestra Krakau e tiene assieme buca e palcoscenico dosando con sapienza slanci e tempi guerreschi e momenti di più disteso lirismo che culminano con la morte finale dell’eroe.

Didascalie immagini

  1. Due comparse con dietro: Emmanuel Franco, Ricardo Seguel, Sara Blanch, Michele Angelini, Shi Zong, Victoria Yarovaya in Corradino, Cuor di ferro
    foto © Patrick Pfeiffer
  2. Ricardo Seguel, Emmanuel Franco, Sara Blanch in Corradino, Cuor di ferro
    foto © Patrick Pfeiffer
  3. Górecki-Chamber-Choir, Ugo Guagliardo, Patrick Kabongo in Tancredi 
    foto © Patrick Pfeiffer
  4. Tancredi: Elisa Balbo con il Górecki-Chamber-Choir 
    foto © Patrick Pfeiffer
  5. Tancredi: Diana Haller e Górecki Chamber Choir 
    foto © Patrick Pfeiffer

IN COPERTINA
Due comparse con dietro: Emmanuel Franco, Ricardo Seguel, Sara Blanch, Michele Angelini, Shi Zong, Victoria Yarovaya in Corradino, Cuor di ferro
foto © Patrick Pfeiffer
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Dove e quando

Evento: Rossini in Wildbad. Belcanto Opera Festival