Così tra questa /
immensità
s’annega il pensier mio: /
e il naufragar m’è dolce in questo mare
.
(Giacomo Leopardi, L’infinito)

Se mai un pittore è riuscito a cogliere nelle sue tele l’essenza dei versi leopardiani, questo è stato Caspar David Friedrich (1774-1840); sembra suggerirlo il titolo della monografica che la Alte Nationalgalerie di Berlino gli dedica fino al 4 agosto 2024 per celebrarne i duecentocinquanta anni dalla nascita: Caspar David Friedrich. Unendliche Landschaften (Paesaggi infiniti). La galleria berlinese possiede la più vasta collezione di opere di Friedrich, e fu proprio una rassegna dedicata alla pittura tedesca dell’Ottocento, tenutasi nel 1906 in questa sede, a dare inizio alla riscoperta di un artista quasi dimenticato. In vita Friedrich aveva conosciuto un discreto successo fino a metà degli anni Venti, tanto che i suoi collezionisti più importanti furono il re di Prussia e lo zar. I suoi dipinti passarono però rapidamente di moda, perché considerati troppo malinconici, e Friedrich trascorse gli ultimi dieci anni di vita quasi in povertà.

A Berlino, oltre sessanta dipinti e una cinquantina di disegni seguono il percorso creativo di un artista al quale si debbono alcune vere e proprie icone della pittura romantica, come Il mare di ghiaccio e Le bianche scogliere di Rügen. Friedrich appare uno dei maggiori interpreti di quella poetica del Sublime che fu teorizzata e diffusa da Edmund Burke nel suo trattato Un’indagine filosofica sull’origine delle nostre idee di Sublime e Bello (1757): Burke definisce Bello ciò che è ben formato ed esteticamente gradevole in base ai canoni classici, mentre il Sublime “agisce in modo analogo al terrore” suscitando attrazione e ripulsa al tempo stesso, come una sorta di “orrendo che affascina”.

Nella visione romantica, la Natura non appare immutabile nella sua quieta grandiosità, come la rappresentavano i pittori del Neoclassicismo, ma racchiude un’infinita energia, distruttiva e creatrice al tempo stesso, in perenne divenire. L’uomo non è più considerato un essere fondamentalmente razionale, ma anche preda di sentimenti, istinto e passione, e sublimi sono specialmente quei fenomeni che lo pongono di fronte alla propria fragilità: un mare in tempesta, un vento vorticoso, la natura selvaggia in tutte le sue espressioni. Gli artisti romantici cercano di comunicare questo senso di inadeguatezza e allo stesso tempo di superarlo: così, secondo Baudelaire chi dice romantico, dice arte moderna, cioè intimità, spiritualità, colore, aspirazione verso l’infinito espresse con tutti i mezzi che le arti offrono.

La mostra berlinese si apre con una sezione dedicata alle coppie di dipinti, un particolare genere al quale Friedrich si dedicò frequentemente: lo stesso soggetto viene rappresentato da prospettive diverse o in fasi diverse, offrendo così un’impressione di movimento e divenire, che coinvolge sia lo spazio che il tempo. Friedrich traeva ispirazione dai suoi vagabondaggi lungo le coste del Baltico, muovendosi dalla natia Greifswald fino a Dresda: la città nella quale trascorse gran parte della vita gli offriva l’opportunità di escursioni in suggestive zone dei dintorni, come le montagne di arenaria lungo il corso dell’Elba. Le visioni marine e i paesaggi montani costituiscono i soggetti preferiti dell’artista, che nel suo atelier componeva i dipinti sulla tela utilizzando elementi fissati nei disegni tracciati dal vero.

Erano le luci dell’alba e quelle del tramonto che prediligeva: delicate, mutevoli e cangianti con il trascorrere del tempo; i suoi disegni, precisi e dettagliati, mostrano la cura che dedicava allo studio delle varie forme di alberi e cespugli, rocce e nubi, cogliendone i particolari che poi rielaborava per comporre scene di paesaggio in cui i cieli si aprono verso orizzonti lontani, esprimendo il senso di un infinito spaziale e temporale con una tale intensità da renderlo quasi tangibile.

Soprattutto in Germania furono numerosi gli artisti che nell’età romantica intrapresero lunghi viaggi a piedi attratti dai paesaggi nei quali la natura si esprimeva in tutta la sua grandiosità: il viandante, il Wanderer, non si dirige verso un “luogo” reale, tangibile, ma la sua è piuttosto un’avventura dello spirito alla ricerca di sé stesso e di quell’infinito la cui esistenza non è razionalmente percepibile, ma risuona come un’eco nell’animo. Il tema del viandante ispirò anche musicisti come Franz Schubert e Robert Schumann, che ne espressero lo spirito in lieder e composizioni per piano, mentre Il viandante sul mare di nebbia che Friedrich dipinse nel 1818, resta una delle sue opere più celebri.

Agli inizi della sua attività, prima di cimentarsi nella pittura a olio Friedrich utilizzò l’inchiostro seppia, come nel primo ciclo di opere, completato nel 1803 e dedicato alle stagioni: le quattro scene esprimono l’idea dei cambiamenti che lo scorrere del tempo comporta per la natura e per la stessa vita umana, un concetto centrale nel pensiero che ispira tutta la produzione di Friedrich.

In questi scenari sono immersi personaggi raffigurati quasi sempre di spalle: l’elemento umano è in genere l’unico, nella visione di una natura rappresentata con accurata attenzione ai dettagli, che risulta indistinguibile e quindi privo di una propria identità. Appare perciò coerente la scelta di Friedrich che affrontò solo sporadicamente il genere del ritratto, raffigurando esclusivamente familiari e amici, mentre per l’unico Autoritratto, dipinto nel 1810, scelse lo sfondo di un mare agitato sotto un cielo tempestoso.

In Donna alla finestra protagonista è la moglie di Friedrich, Caroline, che guarda dalla finestra del suo atelier di pittore, affacciata sulle sponde dell’Elba. La stanza è in penombra e appare spoglia, così che l’attenzione dell’osservatore si focalizza sulla veduta esterna: il verde tenero dei pioppi e il chiaro azzurro del cielo indicano la stagione primaverile, mentre il dettaglio dell’albero di una nave che si intravede sul fiume – suggerendo un’imminente partenza, o forse l’approdo appena raggiunto – stabilisce un legame fra lo spazio chiuso dell’ambiente e il vasto mondo esterno.

Le bianche scogliere di Rügen (1818/1819), dipinto durante la luna di miele, è una delle tele più celebri di Friedrich: la giovane sposa Caroline indica un punto sul bordo del precipizio verso il quale il pittore, carponi, si sporge pericolosamente; un po’ distante, il fratello di lei guarda l’orizzonte in atteggiamento contemplativo. Le tre figure, in ombra, fanno risaltare la visione delle candide scogliere illuminate dal sole, con le loro punte acuminate, mentre il quieto azzurro del mare si perde all’orizzonte verso l’infinito. Una sottile inquietudine aleggia nella scena, indotta forse dal precario equilibrio dei due protagonisti, protesi verso qualcosa che rimane invisibile allo spettatore: “l’artista non dovrebbe dipingere ciò che vede dinanzi a sé, ma ciò che vede dentro di sé”, sosteneva Friedrich.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Georg Friedrich Kersting: Caspar David Friedrich nel suo Atelier, 1812 ca – Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie / Foto: Jörg P. Anders
  2. Caspar David Friedrich: Il mare di ghiaccio, 1823/24 – Hamburger Kunsthalle / bpk Foto: Elke Walford
  3. Caspar David Friedrich: Un uomo e una donna davanti alla luna, 1824 ca. – Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie / Foto: Jörg P. Anders
  4. Caspar David Friedrich: Abbazia nel querceto, 1809/10 Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie / Foto: Andres Kilger
  5. Caspar David Friedrich: L’albero solitario, 1822 – Museen zu Berlin, Nationalgalerie / Foto: Jörg P. Anders
  6. Caspar David Friedrich: Il monte Watzmann, 1824/1825 – Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie / Leihgabe der Deka, Frankfurt am Main / Fotograf: Andres Kilger
  7. Caspar David Friedrich: La croce sulla montagna (part), 1805/1807 © Staatliche Museen zu Berlin, Kupferstichkabinett / Reinhard Saczewski
  8. Caspar David Friedrich: Donna alla finestra, 1822 – Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie / Foto: Jörg P. Anders
  9. Caspar David Friedrich: Le bianche scogliere di Rügen, 1818/1819 – Kunst Museum Winterthur, Stiftung Oskar Reinhart, Foto: SIK-ISEA, Zürich (Philipp Hitz)

in prima pagina:
Caspar David Friedrich: Il mare di ghiaccio, 1823/24 (part.)- Hamburger Kunsthalle / bpk Foto: Elke Walford

Sito web: https://www.smb.museum/en/museums-institutions/alte-nationalgalerie/exhibitions/detail/caspar-david-friedrich/

Dove e quando

Evento: Caspar David Friedrich. Unendliche Landschaften

Indirizzo: Alte Nationalgalerie - Bodestraße, 1-3 - Berlino, Germania
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Fino al: 04 Agosto, 2024