Sulle note dell’ouverture un drappello di guerrieri rinascimentali occupa lo spazio, un enorme piano inclinato nero, lo riempie e se ne impossessa. Il Rinaldo di Ted Huffman, regista statunitense al debutto in un teatro d’opera tedesco, si gioca tutto sulla fisicità e sui movimenti dei personaggi. Anatomie scolpite che si muovono in uno spazio astratto. Sembra di entrare in un libro di stampe antiche, ma appena i protagonisti cominciano a muoversi vengono subito alla mente suggestioni e canoni estetici assolutamente contemporanei. Le movenze dei protagonisti in scena, il loro uso delle armi, richiamano la gestualità dei nostri videogiochi più raffinati. Non solo. La maga Armida, per alterigia e nobiltà, sarebbe una splendida principessa in Game of Thrones e le tre Furie sembrano uscite dalla trilogia cinematografica del Signore degli Anelli. La fantasia oscilla fra un vecchio volume della Gerusalemme Liberata e Assassin’s Creed. Si ricrea il senso del magico che nella rappresentazione originale dell’opera era restituito da un’imponente macchina teatrale, ricchissima di effetti speciali. Un piccolo corpo di ballo accompagna i movimenti dei sei cantanti per tutto il corso dell’opera e le coreografie di Adam Weinert contribuiscono ulteriormente all’incanto barocco della serata. Favoloso il colpo d’occhio della battaglia fra i guerrieri cristiani e le furie aizzate da Armida. Pregevole che il regista riesca, oltre che a ricreare la dimensione magica dell’opera, a rimandare le passioni e le emozioni dei personaggi, grazie anche a un curato lavoro di recitazione. La musica di Händel innerva poi l’azione con tutta la sua intelligenza emotiva e a sua volta ne esce valorizzata, creando una tensione continua che si scioglie solo sull’ultimo sipario. Chiara e ben intellegibile anche la dizione di tutti i protagonisti.
Rinaldo fu il primo successo londinese del Caro Sassone e Händel, all’epoca ventiseienne, completò la partitura in sole due settimane, attingendo a piene mani dalle opere che aveva scritto durante il soggiorno italiano dal 1706 al 1710. È un’opera barocca per eccellenza, un alternarsi di recitativi e numeri chiusi, in cui gli interpreti fanno sfoggio delle loro abilità vocali. Rinaldo è la parte principale e quella con il maggior numero di arie. Un ruolo complesso in cui l’eroe si divide fra senso del dovere e moti dell’animo, fra resistenza e volontà di resa. Il giovane controtenore polacco Jakub Józef Orliński si destreggia bene fra i passaggi veloci e le colorature della parte, dimostrando tecnica solida e bei colori vocali. Molto applaudita “Cara sposa”, uno degli standard händeliani più praticati. Orliński aggiunge al ruolo prodezze da ginnasta che lo mettono spesso al pari del dinamismo dei danzatori. Bravissime anche le due soprano della serata. Elizabeth Reiter, acuti brillanti e recitazione superba, restituisce gli accenti malevoli e a volte dissociati della maga Armida. Il suo lungo duetto di amore/odio con Rinaldo è uno dei punti alti della serata. Karen Vuong disegna una Almirena di luminosa e ampia vocalità e si appropria di “Lascia che io pianga”, riempendo la celebre aria di accenti accorati. Brandon Cedel presta fisico imponente e bei colori vocali ad Argante, gran capo dell’armata saracena. Garbato il Goffredo en travesti di Julia Dawson. Incisivo Eustazio, portato in scena dal controtenore Daniel Miroslaw. Sotto la guida di Simone Di Felice la Frankfurter Opern- und Museumsorchester a ranghi ridotti concerta la partitura con ispirazione e bei colori. Si percepisce un attento lavoro di prove. In gran spolvero i flauti e le trombe, mentre il gruppo del continuo fa da spina dorsale a tutta la recita.
Si resta incantati da queste tre ore di Händel, che passano in un soffio, e sia il pubblico che il botteghino hanno giustamente decretato grande successo per questa produzione. Tutte le recite sono esaurite da tempo e il pubblico del Bockenheimer Depot tributa applausi calorosissimi a cantanti, musicisti e ballerini. Si auspica che questo spettacolo sia ripreso nelle prossime stagioni. Consegnarlo al magazzino sarebbe davvero un peccato.
Dettagli
Didascalie immagini
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Jakub Józef Orliński (Rinaldo) e Elizabeth Reiter (Armida); ballerine.
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Jakub Józef Orliński (Rinaldo), in primo piano.
IN COPERTINA:
Jakub Józef Orliński (Rinaldo), in primo piano.
[particolare]
RINALDO
GEORG FRIEDRICH HÄNDEL (1685-1759)
Dramma per musica in tre atti
Libretto di Giacomo Rossi, ispirato a La Gerusalemme liberata (1574) di Torquato Tasso
Prima rappresentazione assoluta 24 Febbraio 1711, Londra, Queen’s Theatre Haymarket
In italiano con sottotitoli in tedesco
Direttore Simone Di Felice
Regia Ted Huffman
Scene Annemarie Woods
Costumi Raphaela Rose
Luci Joachim Klein
Coreografie Adam Weinert
Rinaldo Jakub Józef Orliński
Armida Elizabeth Reiter
Almirena Karen Vuong
Argante Brandon Cedel
Goffredo Julia Dawson
Eustazio Daniel Miroslaw
Danze Sonoko Kamimura,Orla Mc Carthy, Evie Poaros,Natalia Rodina, Nicholas Bruder,Vivien Letarnec, James McGinn,Davon Rainey
Frankfurter Opern- und Museumsorchester