Smoking e papillon, abiti argentati e piume colorate. Gianluca Falaschi torna alla Staatsoper Mainz e firma la nuova produzione di Adriana Lecouvreur. Costumista e scenografo molto richiesto in tutta Europa, ne disegna anche la regia e immerge l’opera di Francesco Cilea nell’epoca d’oro del cinema di Hollywood fra gli anni ’40 e ‘50.

Michael Dahmen, Vincenzo Costanzo e Nadja Stefanoff
foto © Andreas Etterp

Lo sguardo si sposta dal mondo del teatro settecentesco alle quinte di un film o di una rivista di quegli anni ruggenti. Le scene sono una vera gioia per gli occhi. Colpi d’occhio eleganti, a tratti perfino lussureggianti, che rimandano all’estetica della golden age del musical. Le ninfe e gli amorini del balletto classico Il giudizio di Paride diventano i ballerini di una rivista di Broadway. I costumi sono luminosi, hanno un impatto visivo quasi fotografico e sono parte integrante della narrazione. L’impianto scenico ha sicura efficienza drammatica e ben rimanda l’eccesso emotivo del capolavoro di Cilea. La solitudine di Adriana. La fragilità di Maurizio, un arrampicatore sociale, ma in fondo un giovane alla ricerca di una qualche sponda affettiva. Gli appetiti sfrontati del Principe di Bouillon e la gelosia feroce della consorte. La timidezza benevola di Michonnet. E su quegli sfondi dorati e sfolgoranti traspirano con malinconia il fascino e la labilità del mondo del teatro.

Nadja-Stefanoff e Michael Dahmen
foto © Andreas Etterp

Oltre all’impegno vocale, la regia di Gianluca Falaschi impone ai protagonisti una recitazione vivace ed elaborata e il cast risponde alla sfida. Spicca nella compagnia di canto Nadja Stefanoff, un’Adriana matura e statuaria, non solo nei momenti di gloria ma anche nel mesto finale. Il soprano sfoggia voce robusta e luminosa e restituisce le tensioni che agitano l’animo di una femme fatale sul viale del tramonto. La sua interpretazione di ‘Io son l’umile ancella‘ incanta la platea. Convincente e molto applaudito anche il Maurizio di Vincenzo Costanzo, che unisce una linea vocale maschia e lirica a una recitazione assertiva. Un vero tenore italiano. Il duetto dei due spasimanti nel quarto atto è una delle pagine più coinvolgenti della serata.

Sanja Anastasia e Vincenzo Costanzo
foto © Andreas Etterp

Bene il baritono Michael Dahmen, nei panni del timido e un po’ nerd Michonnet, e gli altri comprimari. Una nota particolare per Myungin Lee, il cui bel timbro tenorile rende più sopportabili i modi preteschi dell’Abate. L’orchestra è collocata dietro il palcoscenico, a cui il direttore volge le spalle. Un setting già visto in questi tempi di post-pandemia. In questa configurazione Daniel Montané riesce comunque nel compito non facile di tenere insieme musicisti e palcoscenico. La Philharmonisches Staatsorchester Mainz fa risaltare i colori e le melodie dello spartito di Cilea che a tratti anticipa le musiche dei film a venire, anche se a volte il suono arriva un po’ distante.

Sanja-Anastasia-Nadja Stefanoff e StephanBootz
foto © Andreas Etterp

Platea e galleria al completo, per quanto permesso dalle attuali regole di capienza, e alla fine applausi calorosi per tutti i protagonisti di questo sofisticato teatro nel teatro. 

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Didascalie immagini

  1. Michael Dahmen, Vincenzo Costanzo e Nadja Stefanoff
  2. Nadja-Stefanoff e Michael Dahmen
  3. Sanja Anastasia e Vincenzo Costanzo
  4. Sanja-Anastasia-Nadja Stefanoff e StephanBootz

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Michael Dahmen, Vincenzo Costanzo e Nadja Stefanoff
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