Dopo quasi sessant’anni d’oblio, a Italico Brass, acclamato protagonista del panorama artistico internazionale nei primi decenni del Novecento e nella fascinosa città lagunare del tempo, è dedicata la mostra veneziana – promossa dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti e dall’editore lineadacqua – che sarà allestita a Palazzo Loredan dal 29 settembre al 22 dicembre 2023.

Uno stile in piena sintonia con quella società in profondo e tumultuoso rinnovamento, è il grande “poema pittorico” – realizzato nel corso degli anni dall’artista intorno alla città – divenuto il fulcro di “Itaico Brass il pittore di Venezia” curata da Giandomenico Romanelli e Pascaline Vatin.

In attesa di vederla, lasciamo la parola ai due curatori per spiegare il perché di questa scelta espositiva: «Italico Brass ha conosciuto come pittore un significativo successo in vita. Assai giovane ha partecipato a rassegne internazionali facendosi notare per l’originalità del suo linguaggio pittorico.

Abbiamo notizie della sua affermazione sul mercato dell’arte e di importanti acquisti da parte di collezionisti privati e di rappresentanti di musei e gallerie. Non c’è storia della pittura del Novecento nel Veneto e in Italia che non gli dedichi pagine critiche e puntuali rassegne bio-bibliografiche. Anche nell’immaginario cittadino (e non solo) il nome di Brass è presente in termini diffusi e consapevoli.

A Venezia, l’ultima significativa mostra personale gli è stata dedicata dalla prima Biennale del dopoguerra nel 1948. Dopodiché, praticamente il silenzio. Sporadicamente sono comparse delle sue opere in piccola quantità in aste e su ristretti mercati. Dipinti di soggetto bellico sono stati presentati in occasione di iniziative legate a ricorrenze della Grande Guerra.

Nel 1991 la sua città natale, Gorizia, gli ha dedicato un’ampia mostra nel Castello. Nessuno può dubitare quindi che sia giunto il momento di riprendere in mano la vita e le opere di questo che la pittura del Novecento considera un protagonista. Una serie di circostanze fortunate e di opportunità – che si sono potute cogliere in occasione del riassetto e riorganizzazione del lascito dell’artista – ci ha consentito di ripartire praticamente da zero con un’operazione di rivisitazione complessiva della pittura di Italico.

Riteniamo che – a distanza di ottant’anni esatti dalla sua morte – sia opportuno, anzi necessario, rileggere e riposizionare criticamente anche la sua figura di intellettuale e di operatore culturale in città. Italico, che viene ritenuto un rappresentante significativo del Novecento pittorico veneziano, non è infatti appartenuto ad alcuna scuola, corrente, secessione o altro e come dicono i critici “ha fatto parte a sé”. Tanto più interessante questa circostanza a fronte della presenza in città non solo della Biennale ma di movimenti modernisti e di avanguardie di grande notorietà e di riconosciuta qualità nelle loro ricerche.

Queste sono le ragioni per le quali la mostra è stata pensata, disegnata e realizzata. Ma c’è un’ulteriore motivazione che ci ha fatto guardare a Italico Brass come a un irrinunciabile punto di riferimento storico e critico. Si tratta della testimonianza e dell’immagine che egli ci consegna di una città che era non solo ancora vivibile, ma anche esemplare pur nella sua unicità. Una città antiretorica, quotidiana, autentica, festosa nei suoi riti e nelle sue processioni, di gente “normale” in una città “speciale”. Non c’è nostalgia nella Venezia di Brass perché Italico guarda al presente e mira al futuro, come deve essere per ciascuno che si ponga il problema di preservare i segni e le forme di una comunità viva seppur fragile.»