Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una cultura ma una serie di culture accatastate le une sulle altre. Viaggiare nel Mediterraneo significa sprofondare nell’abisso dei secoli, perché è un crocevia antichissimo”.  (Fernand Braudel)

Un breve volo lasciandosi alle spalle la colonnina di mercurio abbondantemente sotto lo zero e trovare un sole primaverile con venti gradi di differenza fra partenza e arrivo. Cagliari è anche questo, una città dove la consapevolezza di mezzo secolo di economia legata, direttamente o indirettamente, al mare necessita di qualcosa di nuovo. Da questa consapevolezza l’elaborazione di progetti e prospettive sostanziali dal punto di vista culturale e turistico. Dopo aver spinto l’Amministrazione comunale a fare rete con tutte le istituzioni del territorio, per ampliare i fronti di ricerca e di studio, la sottoscrizione di un protocollo volto alla collaborazione culturale pluriennale con il grande Museo di San Pietroburgo, con il coinvolgimento di Ermitage Italia.

Il ruolo della storia sarda diviene occasione di promozione internazionale e di affermazione identitaria. e, due eventi del’ultimo triennio, hanno avvolto la Sardegna di luce propria: con la mostra del 2015 “Eurasia – fino alle soglie della storia”, Cagliari ha dato inizio alle relazioni con il Museo Statale Ermitage – i cui capolavori si sono incrociati con quelli sardi e di altre regioni italiane – aprendo il cammino a un ragionamento sullo sviluppo delle civiltà in epoca preistorica nel contesto Euroasiatico, intravedendovi legami e connessioni intraculturali.

Lo scorso anno, con il convegno “Le Civiltà e il Mediterraneo – grandi musei a confronto” promosso dall’Assessorato del Turismo della Regione Autonoma Sardegna, furono gettate le basi di una riflessione internazionale di più vasta portata sul tema, che ha coinvolto studiosi ed esponenti di prestigiosi musei, strategici nella ricognizione delle civiltà del Mediterraneo in età preistorica e nella ridefinizione del ruolo dell’Isola e delle sue culture in tale contesto.

La Sardegna, che è sempre stata ritenuta isolata e lontana dai contatti più fecondi, si rivela invece punto di scambio materiale e culturale nel sistema delle relazioni geopolitiche. E’ stata riconosciuta una centralità come punto di osservazione verso l’esterno, per confermare non solo le sue radici profondamente mediterranee, ma quale avamposto delle connessioni tra le varie civiltà sviluppatesi nel Mediterraneo.

Con questa prospettiva, unita all’attualizzazione degli studi, è nato dunque il progetto del grande evento espositivo “Le Civiltà e il Mediterraneo” – dal 31 gennaio 2019 nelle sedi del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e di Palazzo di Città – che metterà in luce congiunzioni e differenze per restituire un’immagine della Sardegna fondante e attrattiva.

Una sorta di continente in miniatura per diversificazione territoriale e climatica, come altre grandi isole, la Sardegna ha sviluppato specifiche forme di civiltà straordinarie e comunicanti, che in questa mostra si confronteranno con le altre contestuali civiltà mediterranee intrecciando i fili di antichi dialoghi.  Un complesso di oltre cinquecentocinquanta reperti diverrà il fulcro del progetto espositivo curato da Yuri Piotrovsky del Museo Statale Ermitage, Manfred Nawroth del Pre and Early History-National di Berlino, in collaborazione con Carlo Lugliè, docente all’Università di Cagliari e Roberto Concas, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

Il nucleo centrale sarà dedicato all’archeologia preistorica sarda – circa centoventi opere rappresentative dell’evoluzione delle culture dal Neolitico alla metà del primo millennio a.C. – mentre gli altri reperti, documenteranno le diverse culture e aree del Mediterraneo e del Caucaso, nel medesimo arco temporale. Arriveranno da musei archeologici afferenti per geografia o collezioni (il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo del Bardo di Tunisi, il Museo Archeologico di Salonicco, il Museo di Berlino e ovviamente il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo) per dimostrare come il bacino del Mediterraneo non sia stato un luogo chiuso, ma contaminante e in continua evoluzione.

Organizzato da Villaggio Globale International, un evento espositivo con un allestimento contemporaneo, scenografico e visionario firmato da Angelo Figus per viaggiare nel tempo, nello spazio, nella storia delle civiltà che si sono intessute in quel Mare Nostrum che appare matrice primigenia, luogo permeabile di culture, arti e saperi. La mostra è stata presentata ieri a Cagliari accendendo fra i presenti un sentimento comune: grande curiosità per qualcosa di imperdibile.

Didascalie immagini

  1. Caucaso, Statuetta, Villaggio Kurgan 5. fine del 3000 a.C. Alabastro, h. 10,2 cm. Museo Statale Ermitage, San Pietroburgo
  2. Caucaso, Statuetta acrolitica, Villaggio Kurgan 5, fine del 3000 a.C. Argilla, h. 3,4 cm, Museo Statale Ermitage, San Pietroburgo
  3. Figurina di cavallo, Cipro, sconosciuta, 7-6 a.C. Berlin Museum for Pre- and Early History, Berlin
  4.  Ascia di tipo Koban con raffigurazione, Rutschi Tig, Ossezia settentrionale-Alania, Russia 15-11 a.C. Berlin Museum for Pre- and Early History, Berlin
  5.  Placca a nastro, Koban, Ossezia settentrionale-Alania, Russia 11-8 a. C. Berlin Museum for Pre- and Early History, Berlin
  6. Recipiente, Collezione Bobrinsky, argilla 11,5 x 7,7 cm Museo Statale Ermitage, San Pietroburgo
  7. Caucaso, Figura scultorea di un uomo, Santuario vicino al villaggio di Archo, Daghestan, bronzo 9,1 cm. Museo Statale Ermitage, San Pietroburgo

In coperina
Ascia. Collezione Olszewski, bronzo, Ø 17,2 cm.
Museo Statale Ermitage, San Pietroburgo

Video
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COSA CI ASPETTERA’ IN MOSTRA

(courtesy Villaggio Globale International)

Vasellame in terracotta, elementi in ceramica, armi e utensili, oggetti di culto e antichi idoli, monili e, soprattutto, straordinari oggetti in bronzo di diverse provenienze approderanno a Cagliari per ricordare le antiche rotte e ritrovare porti già conosciuti. Nell’età del bronzo s’intensificano i traffici e gli scambi che univano, in modo diretto o mediato, i centri minerari, in particolare dello stagno e del rame, ai centri di produzione, arrivando a coinvolgere gran parte del continente europeo e le regioni asiatiche e imponendo società via via più complesse e meglio organizzate. Il rame grezzo era modellato in forme diverse a seconda dei periodi e delle cerchie artigianali. I lingotti a pelle di bue (oxhide ingots), dalla caratteristica forma quadrangolare con apici sviluppati comodi per il trasporto sulle spalle o per lo stivaggio – cronologicamente inquadrati tra il XIV e il XI secolo a.C. – sono stati rinvenuti a Cipro, in Anatolia, nel mar Nero, a Creta, nell’Egeo, in Grecia, in Sicilia, in Sardegna, in Corsica e Francia meridionale, e in alcune regioni dell’entroterra europeo dislocate lungo il corso dei grandi fiumi che dovevano fungere da vie di penetrazione. Il centro di irradiazione viene identificato nell’isola di Cipro, che possiede ricchissimi giacimenti di rame purissimo, ed è interessante notare l’altissima concentrazione di lingotti a pelle di bue di provenienza cipriota in una terra ricca di rame come la Sardegna già a partire dal Bronzo recente. Questa diffusione, a cui si accompagna un massiccio apporto di tecniche metallurgiche di matrice cipriota, avvalora l’immagine di un mar Mediterraneo solcato da un complesso sistema di rotte che ne fanno un prezioso ed efficace apparato connettivo tra Occidente e Oriente, lungo il quale si spostano uomini, merci e idee. Tra i protagonisti di questi movimenti, che si ascrivano a una prevalente componente medio-orientale (cipriota-levantina e poi fenicia), spiccano i Micenei, che nel lungo arco di tempo corrispondente al periodo della formazione dei regni palatini, dal loro sviluppo fino alla crisi che ne segna la fine nel XII secolo a.C., lasciano nel Mediterraneo i segni del loro passaggio alla ricerca prevalentemente di metallo e beni di lusso. L’indicatore immediato di questi movimenti è la ceramica micenea, di argilla tornita e depurata, con decorazione dipinta a vernice brillante, che compare già dalle fasi più antiche (XVII-XV secolo a.C.) in Sicilia e in Italia, ma anche in Anatolia occidentale. Nella fase di maggior espansione della potenza micenea si assiste in Occidente alla produzione di una ceramica di imitazione che ha fatto ipotizzare l’esistenza di botteghe artigianali italo-micenee e di nuclei stanziali micenei. In diversi siti, tra cui Antigori di Sarroch in Sardegna, artigiani micenei potrebbero essersi integrati nelle comunità protostoriche italiane già prima che il collasso dei regni aumentasse la propensione a migrare fuori dalla madrepatria. Presso il nuraghe Antigori di Sarroch, oltre all’abbondante materiale proveniente dal Peloponneso, Creta e Cipro, è stata individuata anche una classe di ceramica di imitazione e di produzione locale. Alcune tipologie di vasi, come per esempio le anfore a staffa, sembrano indicare un collegamento con il sito di Cannatello in Sicilia (dove oltretutto è presente ceramica nuragica di importazione) e con gli empori dell’Africa settentrionale, quasi a segnare una rotta ideale che arriva in Sardegna toccando le sponde meridionali del Mediterraneo, alternativa rispetto a quella settentrionale che privilegia lo Ionio e l’Adriatico. Questa rotta sarà la stessa che alcuni secoli dopo seguiranno i prospectors fenici alla ricerca di giacimenti metalliferi verso la Spagna, rotta in cui la Sardegna avrà comunque un ruolo centrale. A evidenziare infatti i contatti e le relazioni tra l’Isola e il Sud est spagnolo, durante l’età del bronzo, ci saranno in mostra (provenienti dal Museo di Berlino) anche importanti reperti della civiltà di El Argar, sviluppatasi in quell’area dal 2200 a.C. e connotata da insediamenti estesi, con un’architettura in pietra paragonabile a quella del Mediterraneo orientale e con una tipologia di spade che mostra evidenti contatti con la civiltà nuragica. È proprio in questo periodo infatti che la Sardegna, al centro del Mediterraneo e con un ruolo incisivo nei flussi commerciali – come dimostrano i materiali di produzione nuragica rinvenuti in questi ultimi anni fuori dall’isola – dà prova di grande vitalità con la fioritura di una delle più originali culture della protostoria italiana, quella nuragica. Il Nuragico è esclusivo della Sardegna e si caratterizza soprattutto per il suo monumento simbolo, il nuraghe, ma anche per i suoi straordinari bronzetti e per le tombe dei giganti . Non esistono architetture analoghe a quelle sarde: un vero e proprio unicum nonostante le similitudini che si possono rilevare. Un esempio di “vicinanza” è quello con le fortezze costruite nel Caucaso meridionale nella tarda età del bronzo e nella prima età del ferro. Pur lontane, le terre caucasiche hanno certamente avuto contatti con le civiltà mediterranee. L’Ermitage, le cui collezioni sono straordinarie, è sempre stato e rimane uno dei pionieri della ricerca archeologica nel Caucaso e del suo inserimento nel contesto culturale mediterraneo. Dalla cultura di Majkop nella Ciascaucasia, con i suoi eccezionali kurgan, alla straordinaria produzione metallurgica della cultura di Koban le terre caucasiche rivelano, con i loro repertori decorativi dai motivi geometrici e con raffigurazioni di animali fantastici e non – buoi arieti, lupi, rane etc. – elementi di connessione non banali con le civiltà del mediterraneo e forse anche con la civiltà nuragica. Come non sorprenderci della somiglianza dei bronzetti di tori nuragici al celebre toro di Majkop ? Con le suggestioni del mito di Prometeo o di quello degli Argonauti alla ricerca del Vello d’Oro l’esplorazione dei collegamenti nella protostoria, tra Mediterraneo e Caucaso, si carica di mille suggestioni.  

Sedi espositive di Cagliari
Palazzo di Città, piazza Palazzo, 6
Museo archeologico nazionale, piazza Arsenale, 1 

 

Aggiornamento del 28 gennaio 2019

La scelta di accentuare e qualificare le relazioni delle importanti collezioni sarde con le opere selezionate dai curatori e provenienti dai Musei di Berlino, San Pietroburgo, Salonicco, Napoli e Tunisi, ha comportato lo spostamento della data di apertura,  prevista il 31 gennaio, al prossimo 14 febbraio.
Tutto ciò in pieno accordo con i conservatori dei grandi Musei ospiti che hanno concesso anche alcune opere prima non previste.

Dove e quando

Evento: APERTURA 14 FEBBRAIO 2019
  • Date : 14 February, 201916 June, 2019