In un tripudio di banalità, annunciate da una madrina incolore con l’enfasi ridicola di chi crede di rivelare un mistero come il terzo segreto di Fatima, è andata in scena ieri sera la cerimonia di chiusura della 81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica La Biennale di Venezia da cui, al di là dei premi assegnati, è stato lanciato forte un grido di pace, da questi Orizzonti fino alla striscia di Gaza, contro il genocidio in corso.
La regista esordiente Sarah Friedland, statunitense di famiglia ebraica, a cui sono andati i premi alla miglior opera prima e alla regia nella sezione Orizzonti per il suo Familiar touch, ha espresso solidarietà al popolo palestinese; messaggio condiviso anche da Scandar Copti premiato per la sceneggiatura Orizzonti al suo bellissimo Happy holidays che racconta le difficoltà di convivenza, tra ebrei e arabi a Israele, in un luogo dove le istituzioni stesse operano per tenere divise le diverse parti della società, comunque intrecciate quotidianamente tra loro.
Anche il premio Orizzonti all’attrice è andato a Familiar touch in cui l’anziana Ruth, interpretata da Kathleen Chalfant, nella sequenza iniziale rivela un disagio riponendo la fetta uscita dal tostapane tra le stoviglie sullo scolapiatti, un gesto indelebile nella nostra memoria che introduce al tema del film. Attore Orizzonti è l’italiano Francesco Gheghi per Familia, una bella interpretazione in un’opera minata però dall’involontaria ambiguità del finale; dovendo rispettare la verità di fatti reali, il film non riesce a schivare il pericolo di un messaggio sbagliato sul farsi giustizia da sé.
Passando al concorso principale sono stati assegnati riconoscimenti sostanzialmente condivisibili con un’unica eccezione: il premio a Nicole Kidman come attrice per Babygirl è totalmente inaccettabile, ma il presidente di giuria Isabelle Huppert – interprete di titoli come La pianista di Michael Haneke o Elle di Paul Verhoeven – evidentemente non sa resistere al fascino della perversione, premiando il ruolo di una donna affermata che vuole essere umiliata e sottomessa dal suo giovane stagista. Un film involontariamente ridicolo, in cui si salva solo la prova di Antonio Banderas, il marito tradito.
Al posto dell’attrice australiana avrei preferito riconosciuta la prova gigantesca della brasiliana Fernanda Torres protagonista di Ainda estou aqui [sono ancora qui] di Walter Salles, il più bel film di Venezia 81 che si deve accontentare del premio alla sceneggiatura. In un’opera priva di grida e grandi scene madri, senza le torture esibite di Garage Olimpo nel raccontare la dittatura, attraverso sguardo e silenzi di questa straordinaria attrice percepiamo tutto il peso del dolore e l’irreparabile nostalgia per ciò che è andato irrimediabilmente perduto. Da brivido, un’interpretazione incisa per sempre nella mia memoria.
Soddisfazione per il Gran Premio della Giuria al più bel film italiano di Venezia 81: Vermiglio, opera seconda dell’altoatesina Maura Delpero, che con freschezza e poesia rare racconta la vita di un paese in alta montagna nell’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale. La regista, senza attaccare esplicitamente la nuova legge del settore – come ha fatto Nanni Moretti, ritirando il premio al restauro del suo Ecce Bombo – ha sottolineato la necessità di preservare i finanziamenti pubblici senza i quali il suo film, parzialmente in dialetto e senza nomi di grido, avrebbe dovuto giocoforza snaturarsi scendendo a patti col Mercato.
Meritatissimo anche il Premio Speciale a April di Dea Kulumbegashvili, opera coraggiosa anche nella forma che non concede niente all’intrattenimento, raccontando la condizione femminile nella Georgia contemporanea con un linguaggio originale in cui le azioni più inaccettabili accadono fuori campo, senza che questo ne riduca la potenza. Vincent Lindon, miglior attore per Jouer avec le feu, con una punta d’ironia ha ringraziato la Huppert per aver premiato un connazionale, palesando il legittimo sospetto visto anche il premio Mastroianni a Paul Kircher – comunque meritato – per Leurs enfants après eux.
Felicità anche per il Leone d’Oro andato a La stanza accanto di Pedro Almodóvar, opera prima girata in inglese dal regista spagnolo con le prove straordinarie di Tilda Swinton e soprattutto Julianne Moore; un film sul tema dell’eutanasia, che riesce a creare pathos intenso senza concedere alcuno sfogo alla commozione, generando un’alta tensione emotiva che spinge a riflettere sulla necessità di leggi in materia, perché ogni singolo individuo possa essere libero di scegliere il proprio destino, senza condizionamenti manipolatori dai vertici della società, che spingono per ridurre la popolazione mondiale.
A seguire elenco completo dei premi ufficiali di questa edizione.
- Leone d’Oro: La stanza accanto di Pedro Almodóvar (Spagna)
- Leone d’Argento Gran Premio della Giuria: Vermiglio di Maura Delpero (Italia / Francia / Belgio)
- Leone d’Argento alla miglior regia: Brady Corbet per The brutalist (Regno Unito)
- Premio Speciale della Giuria: April di Dea Kulumbegashvili (Francia / Italia / Georgia)
- Coppa Volpi interpretazione femminile: Nicole Kidman per Babygirl di Halina Reijn (USA)
- Coppa Volpi interpretazione maschile: Vincent Lindon per Jouer avec le feu [Gioca col fuoco] di Delphine e Muriel Coulin (Francia)
- Premio Marcello Mastroianni attore emergente: Paul Kircher per Leurs enfants après eux [I loro figli dopo di loro] di Ludovic e Zoran Boukherma (Francia)
- Premio alla miglior sceneggiatura: Murilo Hauser e Heitor Lorega per Ainda estou aqui [Sono ancora qui] di Walter Salles (Brasile / Francia)
- Leone del Futuro – Premio Opera Prima (Luigi De Laurentis): Familiar touch [Contatto familiare] di Sarah Friedland (USA)
- Premio Orizzonti al miglior film: Anul nou care n-a fost [L’anno nuovo che non venne mai] di Bogdan Mureșanu (Romania / Serbia)
- Premio Orizzonti alla miglior regia: Sarah Friedland per Familiar touch (USA)
- Premio Orizzonti alla miglior sceneggiatura: Scandar Copti per Happy holidays [Buone vacanze] di Scandar Copti (Palestina / Germania / Francia / Italia / Qatar)
- Premio Speciale della Giuria Orizzonti: Hemme’nin öldüğü günlerden biri [Uno di quei giorni quando Hemme muore] di Murat Fıratoğlu (Turchia)
- Premio Speciale Orizzonti per la miglior interpretazione maschile: Francesco Gheghi per Familia di Francesco Costabile (Italia)
- Premio Speciale Orizzonti per la miglior interpretazione femminile: Kathleen Chalfant per Familiar touch di Sarah Friedland (USA)
- Premio Orizzonti al miglior cortometraggio: Who loves the sun di Arshia Shakiba (Canada)
- Premio degli spettatori Orizzonti Extra: Shahed – La testimone di Nader Saeivar (Germania / Austria)
- Premio Venezia Immersiva alla miglior esperienza: Impulse: playing with reality di Barry Gene Murphy & May Abdalla (Regno Unito / Francia)
- Gran Premio della Giuria Venezia Immersiva: Ito Meikyū di Boris Labbé (Francia / Lussemburgo)
- Premio Speciale della Giuria Venezia Immersiva: Oto’s planet di Francois Gwenael (Lussemburgo / Canada / Francia)
- Premio Venezia Classici al miglior restauro: Ecce Bombo di Nanni Moretti (Italia, 1978)
- Premio Venezia Classici al miglior documentario sul Cinema: Chain reactions [Reazioni a catena] di Alexandre O. Philippe (USA)
- Leone d’Oro alla carriera: Sigourney Weaver
- Leone d’Oro alla carriera: Peter Weir