Una forte presenza italiana in concorso a Venezia 78 con cinque titoli in competizione ufficiale, che si è tradotta in quasi altrettanti riconoscimenti con i due premi al film di Paolo Sorrentino, uno a quello di Michelangelo Frammartino e quello parzialmente italiano per l’adattamento del romanzo La figlia oscura di Elena Ferrante; ma andiamo con ordine, facendo consueto resoconto della cerimonia di chiusura di questa 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica La Biennale di Venezia.

© foto Andrea Mancaniello
Un’edizione ancora minata dai limiti imposti dalla pandemia, con capienza delle sale ridotta e imposizione del distanziamento sociale che hanno reso ancor più patetico il discorso sui meravigliosi incontri di quest’anno della madrina Serena Rossi, tanto brava come attrice quanto insopportabile per la fastidiosa retorica che ha saputo sfoderare in questa occasione, in una premiazione che tra ripetute effusioni senza mascherina stride con la stretta sorveglianza cui è stato sottoposto il pubblico in sala.

© foto Andrea Mancaniello
Grande soddisfazione per il Gran Premio della Giuria assegnato a È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, l’opera più autobiografica dell’intero percorso artistico del regista premio Oscar, che affrontando il dolore più profondo della sua vita realizza un amarcord che suscita grandi risate – ma anche fiumi di lacrime – per la sincerità con cui affronta il tema della perdita; premiato anche il giovane Filippo Scotti col premio Mastroianni, straordinario protagonista alter ego del cineasta.

Italiano anche il Premio Speciale della Giuria a Il buco di Michelangelo Frammartino, cineasta portatore sano di un’arte cinematografica contemplativa e per questo non alla portata di tutti, che racconta l’esplorazione di uno dei luoghi più profondi d’Europa, la grotta detta l’Abisso del Bifurto in Calabria che scende nella terra a una profondità di quasi a settecento metri; una missione speleologica in antitesi, nel boom degli anni ’60, con l’orientarsi verso l’alto espresso dai grattacieli del nord di quegli anni.

Straordinario anche il premio per la regia alla neozelandese Jane Campion per il suo Il potere del cane, senza ombra di dubbio un riconoscimento ben meritato per la perizia con cui ha costruito un dramma che insinua senza mostrare, qualcosa che apparentemente sembra l’antitesi stessa del mezzo cinematografico che della visione si nutre e costituisce; un’opera bellissima che chiede partecipazione per essere codificata. Speriamo arrivi in sala oltre che a dicembre su Netflix.

Meritato il premio all’interpretazione femminile andato a Penelope Cruz, emblema di maternità nel nuovo melodramma, emozionante e politico, Madres paralelas di Pedro Almodóvar, ma è sul verdetto della giuria presieduta dal coreano Bong Joon-ho che ha assegnato il Leone d’Oro a 12 settimane di Audrey Diwan che dissento; pur riconoscendo attualità al tema dell’aborto, che nonostante la Legge ancora oggi lascia la donna sola ad affrontare il suo destino, avrei preferito una vittoria russa.

Il più bel film visto quest’anno al Lido è infatti Kapitan Volkonogov bezhal [Il capitano Volkonogov è fuggito] opera seconda di Natasha Merkulova e Aleksey Chupov, apologo su potere e pentimento con la complessità della miglior letteratura russa e una ricercatezza compositiva che evoca il Cinema di Stanley Kubrick o classici come Blade Runner, pur non avendo nulla a che fare con loro. Speriamo vivamente che anche in assenza di riconoscimenti il film possa trovare distribuzione in Italia.

Nella sezione Orizzonti miglior film è stato eletto il lituano Pellegrini di Laurynas Bareisa, un’indagine che appare all’inizio quasi surreale finché il racconto non disvela i fatti drammatici nascosti da figure in vena di omertà, mentre il francese À plein temps vince per la regia di Eric Gravel e l’attrice Laure Calamy con un dramma attualissimo sulla precarietà occupazionale dei nostri tempi, mentre a Piseth Chhun protagonista del cambogiano Bodeng sar è andato il premio al miglior attore.

I premi della 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica La Biennale di Venezia 2021
Leone d’Oro: 12 settimane – L’événement di Audrey Diwan
Leone d’Argento Gran Premio della Giuria: È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino
Leone d’Argento alla miglior regia: Jane Campion per Il potere del cane
Premio Speciale della Giuria: Il buco di Michelangelo Frammartino

Coppa Volpi interpretazione femminile: Penelope Cruz per Madres paralelas di Pedro Almodóvar
Coppa Volpi interpretazione maschile: John Arcilla per On the job: the missing 8 di Erik Matti
Premio Marcello Mastroianni attore emergente: Filippo Scotti per È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino
Premio alla miglior sceneggiatura: Maggie Gyllenhaal per The lost daughter
Leone del Futuro – Premio Opera Prima (Luigi De Laurentis): Imaculat di Monica Stan & George Chiper-Lillemark

Premio Orizzonti al miglior film: Pellegrini di Laurynas Bareisa
Premio Orizzonti alla miglior regia: Eric Gravel per À plein temps (A tempo pieno)
Premio Orizzonti alla miglior sceneggiatura: Ivan Ostrochovskŷ e Peter Kerekes per Cenzorka (107 madri) di Peter Kerekes
Premio Speciale della Giuria Orizzonti: Kiro Russo per El gran movimiento

Premio Speciale Orizzonti per la miglior interpretazione maschile: Piseth Chhun per Bodeng sar (White building) di Kavich Neang
Premio Speciale Orizzonti per la miglior interpretazione femminile: Laure Calamy per À plein temps (A tempo pieno) di Eric Gravel
Premio Orizzonti al miglior cortometraggio: Los huesos di Cristóbal León & JoaquIn Cociña

Premio degli spettatori Orizzonti Extra: Il cieco che non voleva vedere Titanic di Nikki Teemu
Premio Venezia Realtà Virtuale al miglior film: Goliath: playing with reality di Barry Gene Murphy & May Abdalla
Premio Venezia alla miglior esperienza di Realtà Virtuale: Le bal de Paris de Blanca Li di Blanca Li
Premio Venezia Realtà Virtuale miglior storia: Hans Frederik Jacobsen e David Adler per End of night di David Adler

Il presidente di giuria Bong Joon-ho
Leone d’Oro alla carriera: Roberto Benigni
Leone d’Oro alla carriera: Jamie Lee Curtis