Chiara Mastroianni, madrina della cerimonia di chiusura della 76ª edizione del Festival di Cannes è la sola sfumatura italiana del palmáres di quest’anno sulla croisette, nonostante l’alta qualità dei nostri tre film in concorso: Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti, Rapito di Marco Bellocchio e La chimera di Alice Rohrwacher.

La giuria presieduta dallo svedese Ruben Östlund ha assegnato la Palma d’Oro al thriller drammatico Anatomie d’une chute [anatomia di una caduta] di Justine Triet, quarto lungometraggio firmato dalla cineasta francese, il film indaga il rapporto uomo/donna nella società contemporanea, attraverso il processo contro una madre accusata di uxoricidio; una solida scrittura che incede coltivando anche ombre che non saranno del tutto dissipate neppure sul finale, con una sempre bravissima Sandra Hüller nel ruolo protagonista.

Terza donna a conquistare la Palma d’Oro nella storia del Festival di Cannes, dopo Jane Campion e Julia Ducournau, Justine Triet nel suo ringraziamento ha fatto un discorso molto politico rendendo omaggio alla protesta francese contro la riforma delle pensioni: “Questa contestazione, negata e repressa, e questo sempre più disinibito potere prepotente sta esplodendo in diverse aree. Ovviamente, a livello sociale è più scioccante, ma possiamo vederlo anche in tutte le altre sfere della società e il cinema non fa eccezione.”

Sandra Hüller è protagonista anche di The zone of interest [la zona d’interesse] del britannico Jonathan Glazer, vincitore del Gran Premio e tratto dall’omonimo romanzo di Martin Amis, che racconta la tranquilla quotidianità nella sfera privata del nazista Rudolf Höss, residente appena fuori dal recinto di Auschwitz; l’indolente indifferenza per l’orrore perpetrato a pochi metri di distanza, la serenità domestica di una famiglia – padre, madre e bambini – che appare intollerabile a chi non può credere all’inconsapevolezza.

Il finlandese Aki Kaurismäki con Kuolleet lehdet [foglie morte] ha conquistato il Premio della Giuria, il vietnamita naturalizzato francese Tran Anh Hung ha vinto il premio per la regia con La passion de Dodin Bouffant, i premi alle interpretazioni maschile e femminile sono stati assegnati al giapponese Koji Yakusho in Perfect days [giorni perfetti] di Wim Wenders e all’attrice turca Merve Dizdar per Kuru Otlar Üstüne [su erbe secche] di Nuri Bilge Ceylan, mentre il premio alla sceneggiatura è andato a Kaibutsu [mostro] di Kore-eda Hirokazu.

In sintesi: in un anno in cui il livello comunque alto dei film in concorso era privo di titoli epocali capaci di lasciare certamente un segno nella storia del cinema, tutti i riconoscimenti sono andati a opere di autori dalla carriera già consolidata, abitualmente presenti tra i vincitori delle passate edizioni, per cui possiamo archiviare questo Cannes 76 senza particolari scoperte di nuovi autori.
…almeno da parte della giuria ufficiale.

Palmáres della 76ª edizione del Festival di Cannes
Lungometraggi:
Palma d’oro: Anatomie d’une chute (Francia) di Justine Triet
Gran Premio: The zone of interest (Gran Bretagna/Polonia/USA) di Jonathan Glazer
Premio della Giuria: Kuolleet lehdet (Finlandia)di Aki Kaurismäki
Miglior regia: Tran Anh Hung per La passion de Dodin Bouffant (Francia)
Miglior attore: Koji Yakusho per Perfect Days (Germania/Giappone) di Wim Wenders
Miglior attrice: Merve Dizdar per Kuru Otlar Üstüne (Turchia/Francia/Germania/Svezia) di Nuri Bilge Ceylan
Miglior sceneggiatura: Yuji Sakamoto per Kaibutsu (Giappone) di Kore-eda Hirokazu
Caméra d’or alla Miglior Opera Prima: Ben Trong Vo Ken Vang (Vietnam/Francia/Singapore) di An Pham Thien
Cortometraggi:
Palma d’Oro Cortometraggio: 27 (Ungheria/Francia) di Flora Anna Buda
mensione speciale della Giuria: Fár (Islanda) di Gunnur Martinsdottir Schlüter