Appena conclusa, la 70ª edizione del Festival di Cannes sarà ricordata per la battaglia tra piccolo e grande schermo; i canali a pagamento sono ormai valida realtà produttiva alternativa che non può più essere ignorata, così sono entrate in concorso per il massimo riconoscimento opere già acquisite da canali digitali, destinate quindi a uno sfruttamento domestico senza passaggi in sala. Gli esercenti francesi sono insorti e la direzione del Festival ha già inserito in statuto una norma per gli anni a venire: i film ammessi in competizione dovranno sempre e comunque avere una distribuzione al cinema almeno in Francia.
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Questo rende l’edizione 2017 unica, ma chissà quali trasformazioni ulteriori riserva il futuro della fruizione. Se oggi con la rivoluzione tecnologica sempre in atto, è una scelta dello spettatore quale tipo di schermo adottare per la visione – anche quello microscopico di uno smartphone è ormai nella rosa delle possibilità – togliere a priori l’opportunità di vedere un opera su grande schermo è comunque evenienza piuttosto infelice. La battuta sfuggita al presidente di giuria Pedro Amodóvar, a suo dire frutto di errata traduzione, secondo cui i film prodotti da piattaforme streaming difficilmente potrebbero conquistare la Palma d’Oro, ha acceso ancor di più gli animi su una questione che certo non si esaurirà a breve né potrà trovare soluzioni condivise.
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Sarà sicuramente un caso, applausi e ovazioni con cui sono stati accolti tutti i verdetti della giuria fugano ogni dubbio, ma i film destinati solo alla distribuzione digitale in rete non sono entrati nel palmarès.
Abbastanza a sorpresa uno scatenato Ruben Östlund, cineasta svedese noto in Italia per il precedente Forza maggiore, ha conquistato la Palma d’Oro con la satira graffiante e costruttiva di The square; il curatore di un museo d’arte contemporanea alla costante ricerca di performance e installazioni in grado di attirare pubblico e investitori, nel creare uno spazio di riflessione finirà col perdere ogni certezza.
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Premio alla miglior regia a Sofia Coppola per L’inganno, seconda donna appena a conquistare il riconoscimento nell’intera storia del Festival dopo la russa Julija Solnceva nel 1961, che a sette anni dal discutibile Leone d’Oro assegnato all’orribile Somewhere desiste finalmente dal portare sullo schermo sceneggiature scritte da lei stessa e dirige una trasposizione del romanzo A Painted Devil di Thomas Cullinan, che già aveva ispirato La notte brava del soldato Jonathan di Don Siegel.
Nel mettere in scena la storia di un soldato nordista ferito, accolto in uno sperduto collegio femminile durante la guerra di secessione, la cineasta colora la vicenda di ambigue, morbose, gotiche sfumature affascinanti per la loro cupezza.
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Lo scorso anno era stato assegnato un ex aequo proprio per il premio al miglior regista, quest’anno stessa eventualità è stata adottata con la miglior sceneggiatura a The killing of a sacred deer del greco Yorgos Lanthimos, che dopo The lobster ci regala altre metaforiche inquietudini piuttosto estreme, pari merito con You were never really here di Lynne Ramsay, storia di un reduce spietato e taciturno che si occupa di recuperare giovani vittime finite preda di un occulto mercato del sesso.
Il protagonista Joaquin Phoenix ha conquistato con questo dramma il premio alla miglior interpretazione maschile, Diane Kruger nel ruolo parimenti duro e controverso di una donna in cerca di vendetta, è stata premiata sul fronte femminile per il tedesco Aus dem nichts di Fatih Akin.
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Premio speciale della giuria al russo Nelyubov di Andrey Zvyagintsev, autore poco prolifico che all’esordio con Il ritorno vinse nel 2003 il Leone d’Oro a Venezia e recentemente con Leviathan è tornato all’affermazione internazionale; il nuovo film segue l’inasprirsi di un conflitto coniugale consumato davanti agli occhi del figlio dodicenne che improvvisamente scompare.
Gran Premio della Giuria al francese 120 battements par minute di Robin Campillo, che rievoca le battaglie degli attivisti di Act Up-Paris nei primi anni ’90 contro l’indifferenza generale per l’epidemia di AIDS ormai decennale; il regista che ha vissuto in prima persona quella stagione di lotta ha realizzato un’opera sincera, carnale e militante, che sa trasmettere vitalità e indignazione.
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Il cinema italiano, assente nel concorso principale, tra le croniche difficoltà di sempre dimostra vitalità con i titoli inseriti nelle altre sezioni; Cuori puri di Roberto De Paolis, ad esempio, straordinaria opera prima partecipe e sensibile, narra di tensioni etniche nelle borgate romane a fare da sfondo a una delicata storia d’amore. La sua sincerità rende ancor più evidente l’inadeguatezza di un film presuntuoso e arrogante – altro italiano presente a Cannes – come Fortunata di Sergio Castellitto, che nel tentativo di rappresentare un analogo contesto sociale fallisce platealmente per la distanza dello sguardo borghese, che rimanda a un immagine costruita, falsa e minata dal pregiudizio.
L’ottima prova di Jasmine Trinca nel ruolo della protagonista, eletta meritatamente miglior attrice nella sezione Un Certain Regard, non poteva arginare l’autocompiacimento egoico di un regista senza vergogna ormai votato all’eccesso.
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Tra accese polemiche non ancora sopite e strette norme di sicurezza vicine alla psicosi, è sceso il sipario sulla 70ª edizione del Festival di Cannes che ha visto assegnare il premio speciale dell’anniversario a una ritrovata Nicole Kidman; data ormai per tramontata la sua stella è tornata a brillare con ben due titoli in concorso e una serie tv diretta da Jane Campion, che la fece esordire quattordicenne su un set in Australia. A seguire elenco completo dei premi di Cannes 2017.

70° Festival di Cannes – il palmarès

Lungometraggi:

  • Palma d’Oro: The square [Svezia / Danimarca / USA / Francia] di Ruben Östlund
  • Gran Premio: 120 battements par minute [Francia] di Robin Campillo
  • Premio Miglior Regista: Sofia Coppola per L’inganno [USA]
  • Premio Miglior Sceneggiatura: Yorgos Lanthimos e Efthimis Filippou per The killing of a sacred deer [USA / Gran Bretagna / Irlanda] ex aequo con Lynne Ramsay per You were never really here [USA / Francia]
  • Premio Miglior Attrice: Diane Kruger per Aus dem nichts [Germania] di Fatih Akin
  • Premio Miglior Attore: Joaquin Phoenix per You were never really here [USA / Francia] di Lynne Ramsay
  • Premio della Giuria: Nelyubov [Francia] di Andrey Zvyagintsev
  • Premio 70° anniversario: Nicole Kidman

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Cortometraggi:

  • Palma d’Oro: Qui yang [Cina] di Xiao Cheng Er Yue
  • Menzione speciale della giuria: Katto [Finalandia] di Teppo Airaksinen

Un Certain Regard:

  • Premio Un Certain Regard: Lerd [Iran] di Muhammad Rasoulof
  • Premio della giuria: Las hijas de Abril [Messico] di Michel Franco
  • Miglior regista: Taylor Sheridan per Wind river [Gran Bretagna / Canada / USA]
  • Premio Poesia del Cinema: Barbara di Mathieu Amalric
  • Miglior interpretazione femminile: Jasmine Trinca per Fortunata [Italia] di Sergio Castellitto
  • Premio Caméra d’Or: Jeune femme [Francia / Belgio] di Léonore Sérraille presentato nella sezione Un Certain Regard

Dettagli

Ruben Östlund con la Palma d’Oro incastonata di diamanti della 70ª edizione, tra Juliette Binoche e Pedro Almodóvar 70° Festival di Cannes, i titoli parzialmente prodotti o acquisiti da piattaforme digitali: Wonderstruck di Todd Haynes, The Meyerowitz stories di Noah Baumbach e Okja di Bong Joon-ho La giuria presieduta da Pedro Almodóvar / Locandine: L’amant double di Francois Ozon, Hikari di Naomi Kawase, Rodin di Jacques Doillon Il regista svedese Ruben Östlund davanti ai fotografi con la Palma d’Oro per The square L’inganno di Sofia Coppola, miglior regia Yorgos Lanthimos sceneggiatore del suo The killing of of a sacred deer / Lynne Ramsay sceneggiatrice del suo You were never really here / Migliori attori Joaquim Phoenix e Diane Kruger Nelyubov di Andrey Zvyagintsev / 120 battements par minute di Robin Campillo Cuori Puri di Roberto De Paolis / Jasmine Trinca in Fortunata di Sergio Castellitto Nicole Kidman abbraccia Jane Campion sulla croisette, i film della diva in concorso: The killing of of a sacred deer di Yorgos Lanthimos e L’inganno di Sofia Coppola