Nel 2021 usciva nelle librerie un libro squadrato e spesso, tutto rosa. All’apparenza sembra un lungo racconto illustrato per bambini sulla vita dei lombrichi, ma pagina dopo pagina il libro si rivela essere un elegante ed ironico sguardo filosofico sulla condizione umana.
Stiamo parlando di Sulla vita sfortunata dei vermi, di Noemi Vola edito per Corraini Edizioni. Il libro segue la struttura dei trattati di storia naturale alla quale l’autrice s’inspira, ma la narrazione non ha nulla dello loro pesantezza didascalica. Al contrario, la storia dei lombrichi si dipana leggera, partendo dall’anatomia del loro corpo fino ad arrivare a situazioni astratte ed ironiche, quasi come se sfogliando il libro dalla terra il lettore si movesse fino al cielo.
Questa leggerezza di fondo è sottolineata dai tratti chiari delle illustrazioni, dai loro contorni semplici e netti, dai colori pastello, e dalle tonalità di rosa-lombrico che scandiscono il tutto. Grazie ad una forte ma mai banale personificazione dei lombrichi, Vola permette al lettore d’immedesimarsi con essi, e d’immaginare le stesse situazioni in cui i vermi possano ritrovarsi.
E così seguiamo i lombrichi affrontare infiniti ostacoli e minacce, dalla pioggia che allaga le loro gallerie, ai tanti predatori che li minacciano, alle volte in cui perdono la coda e pezzi di sé stessi. E ci ritroviamo ad osservare quasi rassegnati le sorti sfortunate dei vermi, ma senza mai disperare perché alla fine un modo o l’altro per sopravvivere i lombrichi lo trovano sempre. Vola è bravissima nel sottolineare questa sensazione grazie al contrasto che crea tra la tragicità della vita dei lombrichi ed il tono leggero, clamo ed ironico della sua narrazione-illustrazione.
“Svegliarsi nel fango. In cui il lombrico non sa più chi è, quanti è, quando è iniziato e dove finirà.”
È come se il lombrico diventasse l’essere “disperso” per antonomasia, sopraffatto dagli eventi che lo circondano e dalle forze naturali immensamente più grandi di lui. Il lombrico “cerca il suo posto nel mondo e non lo trova mai.” E il divagare ed avanzare inconsapevole ed incessante del lombrico, il suo surreale perdersi nei meandri delle sue elucubrazioni mentali, assomigliano così tanto alle difficolta di un qualsiasi essere umano che non sa più dove andare, di chi non vive più con una persona amata, o una parte di sé, ormai andati via, e di come sia complicato oltrepassare questi traumi.
Ma alla fine questi esseri bistrattati, disprezzati, ed apparentemente insignificanti, manifestano un’ostinazione costante e la convinzione nell’andare avanti senza difese né armi, a costo di mangiare la terra che hanno davanti. Questa è la forma ed essenza stessa dei lombrichi che da millenni vanno avanti imperterriti beffando la selezione naturale e l’indifferenza generale.
“Questo comportamento ostinato dei vermi, che sono disposti addirittura a mangiare la terra che hanno davanti pur di continuare la costruzione della loro galleria ci fa pensare che essi siano alla ricerca di qualcosa. Ma di che cosa non lo sappiamo, e forse nemmeno i vermi sanno quello che cercano mentre scavano; […] Quello che è certo è che le gallerie, seppur innumerevoli, sono sempre diverse tra loro, e anche se forse non esistono per nessun motivo, sono tuttavia l’unica certezza nella vita dei vermi.”
Per approfondire l’argomento l’autrice ha creato un podcast in quattro puntate qui disponibile.
Immagini del libro ed altre informazione sull’autrice sono disponibili qui.