Chi era Sinibaldo Scorza? Sicuramente non un nome famoso ai tempi d’oggi. Eppure ammirato ed elogiato grandemente durante la sua vita, purtroppo abbastanza breve. Oggi il tempo rende finalmente giustizia a questo artista che potremmo definire “quasi Barocco ma non troppo” e che è veramente piacevole ed elegante e la cui riscoperta ci arricchisce. Vi invito ad andare a Genova per vedere la mostra a lui dedicata che punta il faro sulla sua arte grazie ad una sessantina di dipinti e più di 450 disegni che permettono di conoscerlo finalmente quanto merita. Tutto questo è stato possibile anche grazie all’incredibile ritrovamento dell’inventario che venne redatto subito dopo la sua morte, avvenuta nel 1631, oltre a documenti ed informazioni messi a disposizione dai suoi discendenti, ancora oggi incredibilmente reperibili! Ma insomma chi era Sinibaldo Scorza!?

Nasce a Voltaggio, nell’entroterra ligure – ma oggi provincia di Alessandria – nel 1589, da famiglia nobile, e proprio l’inventario post mortem redatto dal primogenito Giovanni nel 1631 consente di entrare nella sua casa genovese a poche ore dalla morte e osservare ciò che lascia agli eredi: i disegni suoi e di altri artisti che lui amava, i dipinti, le raccolte di stampe, nonché un numero consistente di 31 libri, che anche in assenza dei titoli attestano comunque la vasta cultura del pittore. Purtroppo, molte opere e disegni sono andati distrutti nell’incendio della sua casa, avvenuto durante l’attacco alla città di Voltaggio per mano dei soldati francesi, alleati con i Savoia, avvenuto nel 1625. Ce ne dà notizia lo storico Raffaele Soprani, nelle sue Vite de’ pittori, scoltori et architetti genovesi, scritte entro il 1665, quindi vicine temporalmente alle vicende narrate e ritenute molto attendibili. Le prime notizie di Sinibaldo sono quelle relative alla sua nobile famiglia, alla sua infanzia agiata e a suo padre che, comprendendo il valore artistico del figlio, lo invia a Genova nel 1604 circa presso la casa-atelier del pittore Paggi, tornato da poco dopo un lungo soggiorno in Toscana. E’ nella casa del Paggi, non solo bottega ma anche luogo di ritrovo per intellettuali, il giovane trova i suoi riferimenti figurativi e può attingere ad una biblioteca vasta e variegata per quel tempo. A casa Paggi conosce il poeta Giovan Battista Marino, che sarà uno dei suoi committenti, ed è qui che comincia ad impratichirsi con l’arte del disegno, dell’incisione e della miniatura di carattere naturalistico, con l’attenzione rivolta soprattutto agli animali. 

Un aneddoto riportato dal Soprani, che troviamo raccontato nel catalogo della mostra, ci rende conto anche del metodo dell’osservazione diretta della natura, adottato dallo Scorza: “una sera d’estate, nel 1612, alla vigilia della festa padronale di san Giovanni Battista, Sinibaldo è intento a ritrarre un cavallo prestatogli come modello da Tommaso Ayrolo. Il pittore siede nel portico della casa del Paggi, ma l’impresa si fa ardua, per colpa di un tale che poco distante da lì continuava a sparare colpi, così che il cavallo non ne voleva sapere di stare fermo.” I suoi disegni denotano questa incredibile capacità di cogliere gli aspetti salienti sia dal punto di vista pittorico che dal lato scientifico, tipico dei nuovi interessi di quel tempo. Accanto ai disegni, troviamo sui fogli anche annotazioni dell’artista sulle posizioni di zampe, sulla tipologia e colore del pelo, solo per nominarne alcune.  Anche per gli scorci di paesaggio il metodo è quello dello studio preliminare en plain air, tanto che esistono ancora degli schizzi dal gusto quasi impressionista e dove l’artista annota con una sua personale legenda fatta di lettere, i diversi colori da dover usare per il lavoro finale.

Troviamo poi Sinabaldo lavorare in proprio a cominciare dal 1612, e poi sposato dal 1613 con la nobile Nicolosina De Ferrari lavorerà probabilmente fra le mura della sua casa, senza avere una vera e propria bottega. Sono questi gli anni dell’arrivo a Genova di molti pittori Fiamminghi, che andranno a stimolare ancor più lo Scorza verso una direzione già delineata dalla sua indole. Continua a lavorare anche per i nobili della sua terra d’origine ed il suo nome, ormai famoso, arriva anche alla corte sabauda. Dal 1619 al 1625 arriva alla corte di Torino chiamato dal duca Carlo Emanuele I, uomo dai molteplici interessi, soprattutto scientifici, e al quale era stata dedicata l’edizione della Gerusalemme Liberata del Tasso del 1617, finanziata da uno degli amici dello Scorza, Bernardo Castello, che ne esegue i disegni, ma che non accetta l’invito a trasferirsi a Torino. Ed allora il suo posto viene preso da Sinibaldo. Fra i documenti conservati c’è la patente di nomina dello Scorza a “nostro pittore ordinario” con uno stipendio mensile di 50 ducatoni, dell’ottobre del 1619, che resta al momento l’unica traccia documentaria della presenza alla corte di Carlo Emanuele I del pittore genovese.

Con il 1625, all’accendersi delle ostilità fra Genova e Torino, lo Scorza è forzatamente in esilio a Massa, periodo praticamente non documentato. Sappiamo invece di un suo soggiorno a Roma fra il 1626 e il 1627, dove il suo animo di vedutista si sofferma sulle belle piazze romane, come provano alcuni dipinti conservati in varie collezioni, che sono veri episodi di pittura di genere alla quale si interessa ed avvicina sempre di più. A questo periodo risale il dipinto con Orfeo con l’elefante, dove la natura, gli alberi, i vari animali, animano un paesaggio d’Arcadia ma dal forte sapore tassonomico, e dove il linguaggio barocco sembra volutamente tenuto in secondo piano.

Finita la guerra tra Genova e i Savoia, il pittore riesce a fare ritorno nella sua terra, ricongiungendosi finalmente alla sua famiglia. Sono i suoi ultimi anni di vita, che lo vedono attivo in città già dal 1627. La sua pittura è ancora arcaica, fatta di scene di genere e quasi naif, come mostrano in modo inequivocabile alcuni acquerelli e tempere su carta presenti in mostra.

(figg.5 e 6). Il contatto con i grandi fiamminghi conosciuti a Torino e poi incontrati nuovamente a Roma, lo porteranno a creare anche opere con brani di natura che ci restituiscono ogni dettaglio mimetico tipico di una osservazione dal vero. Ne è un superbo esempio l’olio su tela di inusuali grandi dimensioni che doveva forse decorare una grande parete di una sala in qualche palazzo nobiliare. Il pavone e gli altri uccelli si stagliano cromaticamente in un paesaggio lontano dal tono ceruleo, in un’atmosfera incantata resa satura grazie a pennellate allungate e impalpabili, vera prova della piena maturità del suo talento da animalista.

Opere di altissima qualità sono presenti in questa mostra, a testimoniare l’alto livello raggiunto da questo artista nella sua piena maturità. Fra queste, un piccolo paesaggio con pastore e animali, nel quale sono congiunti tutti i temi cari allo Scorza: i dettagli naturalistici della fauna, l’eterea atmosfera sospesa, gli effetti luministici di sapore nordico, resi in una composizione bilanciata che si esalta grazie alla superficie di rame sul quale viene redatta. Un dipinto di grande suggestione e prova di consapevolezza dei suoi talentuosi mezzi espressivi. 

Accompagna la mostra un catalogo edito da Sagep.

Dettagli

Orari
dal Martedì al Venerdì: ore 12-19
Sabato, Domenica e festivi: ore 11-19
Lunedì chiuso
(Venerdì 2 Giugno 2017: ore 11-19)

(© Paolo Airenti Fotografia, Genova) (© Musei di Strada Nuova, Genova) (© Paolo Airenti Fotografia, Genova) (© Paolo Airenti Fotografia, Genova)

Dove e quando

Evento: Sinibaldo Scorza - favole e natura all'alba del Barocco

Indirizzo:
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Fino al: 20170604