Dai royal babies alle royal wedding, l’attenzione rivolta alla vita delle teste coronate d’Europa è quanto mai un tema attuale. Tra le nozze reali che suscitarono più scalpore vi furono sicuramente quelle tra Grace Kelly e il principe Ranieri di Monaco, un evento arricchito, come per ogni favola che si rispetti, da un abito lussureggiante che la bella diva hollywoodiana indossò comparendo sui maggiori rotocalchi del mondo.
Non tutti sanno però che poco dopo le nozze del 1956 quell’abito, divenuto da subito quasi un oggetto di culto, fu donato dalla principessa ad una delle principali istituzioni della sua città natale: il Philadelphia Museum of Art.
L’emblematica scelta mette in luce l’importanza e la fama consolidata che il museo vantava già alla metà del secolo scorso e che detiene tuttora considerando che, con più di 240.000 opere, racconta all’incirca duemila anni di storia dell’arte mondiale, spaziando dalle belle arti alle arti applicate, dall’arte orientale antica agli artisti emergenti.
Prima di Grace Kelly, molti illuminati collezionisti americani avevano donato le proprie collezioni a quello che è ufficialmente riconosciuto come uno dei più antichi musei americani, e di cui oggi è possibile avere un assaggio anche in Italia grazie alla mostra Impressionismo e avanguardie. Capolavori dal Philadelphia Museum of Art, aperta fino al 2 settembre a Palazzo Reale a Milano.
Tutto inizia nel 1876 quando a Philadelphia è inaugurata la prima esposizione universale degli Stati Uniti. L’evento riscuote un successo enorme, in sei mesi accorrono più di nove milioni di visitatori (quasi il 20% della nazione), e questo spinge le autorità cittadine a fondare un museo che, ispirato all’attuale Victoria and Albert Museum di Londra, esponesse soprattutto le collezioni di arti applicate. Ben presto l’istituzione inizia ad accrescere la propria fama, raccogliendo i lasciti di molti illustri americani, come ad esempio John G. Johnson che nel 1917 dona un nucleo di quasi 400 opere di maestri italiani.
Ma le raccolte d’arte impressionista e moderna sono sicuramente uno dei fiori all’occhiello del Philadelphia Museum of Art, frutto di un precoce sistema di collezionismo che, da oltre Oceano, ha rivolto da subito l’attenzione ai movimenti di rinnovamento dell’arte moderna che si stavano affermando in Europa. A spingere gli americani a collezionare opere impressioniste è soprattutto una donna scaltra e indipendente che ebbe un’importanza capitale nel promuovere questo circolo virtuoso, si tratta di Mary Cassat. L’artista, apprezzata da Degas e originaria proprio della Pennsylvania, soggiorna a lungo a Parigi dove la raggiunge per alcuni mesi anche il facoltoso fratello Alexander, uno dei vertici della Pennsylvania Railroad che all’epoca era una delle società più grandi del mondo. Introdotto dalla sorella a questo tipo di arte, ben presto Alexander iniziò a collezionare opere di Manet, Mone, Degas e Pissarro esponendole nella propria fastosa residenza americana, in un momento in cui erano ancora considerate come opere provocatorie e sperimentali. Anche i colleghi di Alexander Cassat iniziano presto a familiarizzare con queste opere, ad apprezzarle e collezionarle, ancora una volta sotto la spinta di Mary che convince gli uomini d’affari americani a puntare sui giovani artisti che in Francia non avevano ancora ricevuto un grande successo. Di lì a poco il possesso di una collezione di opere d’arte rivoluzionaria diventa addirittura un vanto e, come la stessa Cassat aveva giustamente previsto, lo spirito civico di questi collezionisti lì avrebbe poi spinti a donare le loro opere all’allora giovane Philadelphia Museum of Art. I primi dipinti impressionisti ad entrare nelle raccolte del museo arrivarono nel 1921 proprio dalla collezione di Alexander Cassat, e da questi prende oggi il via la narrazione dell’esposizione milanese.
I temi sono quelli cari alla pittura impressionista, a partire dalla necessità di dipingere la natura dal vivo, en plein air, come dimostrano i bei paesaggi di Monet, Sisley e Pissarro, continuando con i ritratti e l’indagine della figura umana aggiornata sui nuovi mezzi espressivi impressionisti, luce e colore, coniugati ad una sensibilità più moderna che coglie il soggetto nell’immediatezza di un istante. Tra gli esempi più belli vi è certamente la delicatezza della Ragazza che fa il merletto di Renoir.
Gli americani continuano ad approfondire l’interesse per la pittura avanguardistica francese con Cézanne, Gauguin, Van Gogh, artisti che superano il momento della sensazione istantanea per cercare un’espressione più profonda e personale, meno legata all’osservazione della realtà e caratterizzata da colori innaturali e pennellate dense.
Agli esordi del Novecento si va poi formando la collezione di Samuel Stockton White uno dei pionieri del culturismo che, durante una vacanza parigina, posa addirittura per Rodin per il modello di “atleta americano” esposto in mostra. La passione per l’arte fiorisce ancor più in seguito al suo matrimonio con la pittrice Vera McEntire, quando i due iniziano a collezionare tele dal postimpressionismo alle avanguardie, per un totale di circa 400 opere nelle quali possiamo seguire gli sviluppi dell’arte francese e l’esordio del cubismo.
A Louis Stern, avvocato di origine ucraina, si deve poi un’ulteriore donazione clamorosa. Egli era stato molto importante per la storia americana di Chagall che, giunto negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale, non parlando inglese aveva modo di dialogare con Stern nella propria lingua, stabilendo così un rapporto privilegiato e una solida committenza. In mostra ne è esempio il dipinto, tenerissimo, nel quale Chagall ricorda con la consueta poesia la prima notte di nozze con la moglie.
Stern era però un collezionista che amava spaziare dall’archeologia all’arte moderna alla ricerca di una comune radice di essenzialità espressiva, e fu sempre lui ad acquistare Una sera di carnevale, la grande tela di Rousseau dall’atmosfera sospesa e dalla modernità incredibile se si pensa che fu realizzata appena nel 1886.
Come abbiamo visto, spesso le collezioni confluite nel Philadelphia Museum of Art nascono nel solco del mondo coniugale come, ad esempio, quello dei coniugi Arensberg. Lui poeta lei pianista, i due sviluppano il proprio interesse collezionistico in occasione della visita all’Armory Show del 1913, e fondamentale fu poi l’amicizia con Duchamp che allestisce il suo studio proprio in uno stanza collegata all’appartamento dei coniugi. Per loro egli realizza molte opere, e ne diviene soprattutto un vero e proprio consulente capace di indirizzarli negli acquisti, tanto da essere persino mandato in incognito al Philadelphia Museum of Art per valutare se il luogo fosse degno d’ospitare la loro collezione. È merito di questa coppia lungimirante se oggi possiamo ammirare il Bacio di Brancusi, scolpito quando ancora imperversava la prima guerra mondiale nel 1916, oppure una delle prime tele di Kandinskij nelle quali mette a fuoco il tema dei cerchi.
Chiudono poi la mostra le nuove tendenze che emergono alla fine della Prima Guerra Mondiale più legate al mondo dell’irrazionale e del non figurativo, quasi per sfuggire alla realtà e rompere col passato: esplode il surrealismo di Dalì e di Breton che cerca ripetutamente di definirne le caratteristiche.
Giungiamo così al termine di questo breve racconto: cinquanta opere squisite che narrano alcuni dei momenti salienti della nascita dell’arte moderna, oltre alla storia e alla passione di alcuni illuminati collezionisti che scelsero di arricchire con le proprie opere il Patrimonio della collettività.
Didascalie immagini
- Edgar Degas, La classe di danza, ca. 1880, olio su tela, 82.2 x 76.8 cm, Philadelphia Museum of Art, Acquistato con il W. P. Wilstach Fund, 1937
- Claude Monet, Il sentiero riparato, 1873, olio su tela, 54.1 x 65.7 cm, Philadelphia Museum of Art, Donazione di Mr. and Mrs. Hughs Norment in onore di William H. Donner, 1972
- Pierre-Auguste Renoir, Ragazza che fa il merletto, ca. 1906, olio su tela, 56.5 x 46.7 cm, Philadelphia Museum of Art, Collezione Louis E. Stern, 1963
- Marc Chagall, Nella notte, 1943, olio su tela, 47 x 52.4 cm, Philadelphia Museum of Art, Collezione Louis E. Stern, 1963
- Henri Rousseau, Una sera di carnevale, 1886, olio su tela, 117.3 x 89.5 cm, Philadelphia Museum of Art, Collezione Louis E. Stern, 1963
- Constantin Brancusi, Il bacio, 1916, pietra calcarea, 58.4 x 33.7 x 25.4 cm, Philadelphia Museum of Art, Collezione Louise e Walter Arensberg, 1950
- Vasily Kandinsky, Cerchi in un cerchio, 1923, olio su tela, 98.7 x 95.6 cm, Philadelphia Museum of Art, Collezione Louise e Walter Arensberg, 1950
In copertina:
Henri Rousseau, Una sera di carnevale, 1886, olio su tela, 117.3 x 89.5 cm, Philadelphia Museum of Art, Collezione Louis E. Stern, 1963
(particolare)
Catalogo edito da Skira
Dove e quando
Evento: Impressionismo e avanguardie. Capolavori dal Philadelphia Museum of Art
- Fino al: – 02 September, 2018
- Sito web