Probabilmente è sufficiente ammirare le immagini di queste splendide sculture per capire l’eccezionalità della collezione Torlonia alla quale è dedicata la mostra I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori, in programmazione nella nuova sede espositiva dei Musei Capitolini a Villa Caffarelli fino al prossimo 29 giugno 2021.
Senza alcuna esagerazione potremmo infatti dire di avere davanti figure e volti tanto reali da mancargli solo la parola, sino a farci sentire osservati in modo quasi commovente quando il nostro sguardo incrocia quello dei tanti illustri qui raffigurati.
Curata da Salvatore Settis e Carlo Gasparri, la mostra presenta novantadue sculture del periodo greco-romano selezionate tra le seicentoventi opere della collezione, ordinate in un percorso espositivo a ritroso che va a riscoprire i diversi nuclei confluiti nella collezione stessa. L’allestimento ha poi preso spunto da un’opera editoriale davvero monumentale, il Catalogo del Museo Torlonia edito nel 1884-1885 in doppia lingua, italiano e francese, e corredato da centosessantuno immagini fotografiche delle opere, ritratte su fondo scuro per farle emergere in tutta la loro potenza. L’imponente impresa editoriale non fu tuttavia concepita per essere messa in vendita, bensì per essere donata a personaggi illustri e alle biblioteche di università o nascenti istituti archeologici, portando così a compimento un’eccezionale operazione di divulgazione e legittimazione stessa del Museo Torlonia.
Concepito già dalla metà del XIX secolo come un grandioso Museo di famiglia, il Museo Torlonia venne fondato ufficialmente nel 1875 dal principe Alessandro che diede al mondo l’ultima grande collezione principesca di una Roma da poco diventata capitale del Regno d’Italia.
Sia Alessandro Torlonia che il padre, il Principe Giovanni Raimondo, condussero un’intensa attività di scavi nelle loro tenute romane, estendendosi poi lungo la via Appia e la via Latina alla ricerca di importanti sepolcreti. Ma le statue, i sarcofagi, i busti, i rilievi e gli elementi decorativi che oggi fanno parte della collezione provengono, oltre che dagli scavi di famiglia, anche dall’acquisizione di prestigiosissime collezioni di formazione ancora più antica. Il già citato Catalogo del Museo Torlonia ricordava infatti come “l’acquisto, o totale o parziale, di alcune antiche ed insigni collezioni romane” fosse parte integrante del proposito del Principe Alessandro nella costituzione del suo museo. Era del resto il periodo in cui molte raccolte di antichità si stavano disperdendo e, come scrive Salvatore Settis nel suo saggio all’interno del catalogo edito da Electa, tali acquisti “venivano ad esser parte […] di una generosa e lungimirante politica culturale di segno privato, intesa a compensare la dispersione di un patrimonio d’arte antica accumulato in Roma per secoli”.
Le raccolte acquisite furono sostanzialmente tre. Partiamo dalle raccolte di Villa Albani, dimora costruita a partire dal 1747 dal Cardinale Alessandro proprio per ospitare la sua collezione di antichità, che era a sua volta frutto di acquisizioni di statue provenienti da altre prestigiose collezioni come quella del cardinale Ferdinando de’ Medici sul Pincio, quella del cardinale Ippolito d’Este, quella della famiglia Farnese e infine quella di Cristina di Svezia.
La Villa, luogo di culto dell’antico e meta dell’aristocrazia europea del Grand Tour, venne poi acquistata per settecentomila scudi dal Principe Alessandro Torlonia nel 1866, e fu proprio qui che, all’indomani della breccia di Porta Pia, fu firmata la resa delle truppe pontificie all’esercito italiano.
Il secondo nucleo è poi costituito dalla collezione di marmi trovati nello studio romano dello scultore Bartolomeo Cavaceppi e comprati all’asta dal Principe Torlonia agli albori del 1800. A Cavaceppi si doveva del resto il restauro di molte opere della stessa collezione Albani, creando quindi un nucleo collezionistico strettamente affine a quello del Cardinale.
Ma andiamo ancora più a ritroso nel tempo e arriviamo finalmente all’incredibile collezione del Marchese Vincenzo Giustiniani. Raffinatissimo collezionista e autore di fini trattati teorici, il Marchese nel 1636-1637 aveva documentato la sua collezione con una serie di trecentotrenta incisioni realizzate da una nutrita schiera di artisti per lo più stranieri, pubblicate in due tomi dal titolo la Galleria Giustiniana che presto divennero un prezioso repertorio per molti artisti dell’epoca. Purtroppo questa incredibile raccolta andrò dispersa, ma fortunatamente buona parte delle sue antichità vennero acquistate dal Principe Giovanni Torlonia, confluendo poi nelle collezioni del Museo fondato dal figlio.
Pur non avendola ancora potuta visitare a causa della chiusura dei musei disposta dagli ultimi Dpcm, e dai limiti agli spostamenti imposti dalla pandemia in atto, ci sembra di straordinario rilievo questa esposizione che, oltre a mostrare opere antiche d’inestimabile valore e qualità artistica, racconta la storia del collezionismo romano a partire da uno dei suoi ultimi e più alti esempi, quello Torlonia appunto, per andare a ritroso in un gioco di scatole cinesi a toccare alcune delle più importanti collezioni d’antichità che hanno segnato non solo il gusto collezionistico, ma anche quello artistico di alcuni secoli d’oro dell’arte italiana.
Inoltre, e non da ultimo, la mostra si presta anche a riflessioni circa la vita stessa dei materiali, su come la loro conservazione – e poi restauro – sia stata trattata diversamente nel corso dei secoli. Molte delle statue conservano infatti ancora delle integrazioni, a memoria delle epoche in cui risultava normale commissionare, anche a grandissimi artisti, la ricostruzione di un naso, di un braccio, di un dito e di ogni altro pezzo mutilo che interrompesse l’armonia dell’opera.
È questo l’esempio dello splendido Caprone proveniente della Collezione Giustiniani e conosciuto già nel Seicento il cui capo, da quanto confermano gli ultimi restauri, fu aggiunto da Gian Lorenzo Bernini.
I restauri effettuati in occasione della mostra hanno inoltre permesso di rilevare interessanti tracce di colore sul Rilievo con veduta del Portus Augusti, principale sbocco in mare della Roma imperiale, opera che era stata rinvenuta negli scavi della proprietà suburbana della famiglia a Porto.
Spendiamo infine due parole sulla non meno significativa scelta di fare sfociare la mostra nell’Esedra del Marco Aurelio ai Musei Capitolini, dove sono state raccolte per l’occasione le statue di bronzo che furono donate nel 1741 da Sisto IV al popolo romano, a ricordarci come i musei siano nati proprio dal collezionismo di antichità. Del resto proprio i Musei Capitolini, aperti al pubblico nel 1734 da Clemente XII, sono considerati il primo vero e proprio museo del mondo.
Per prepararsi alla visita, o anche solo per godere della vista di queste splendide sculture, vi segnaliamo inoltre i video pubblicati sul sito della Fondazione Torlonia che hanno documentato anche alcuni momenti dei restauri di preparazione alla mostra.
Didascalie immagini
- Il Museo Torlonia (sala 1), Ritratto di Caracalla (regnò 198–217 d.C.), su busto antico non pertinente, da Villa Albani, inizi del III secolo d.C. Marmo bianco
© foto Oliver Astrologo - Collezione Torlonia, Ritratto maschile su busto moderno detto Vecchio da Otricoli, marmo greco per la testa, italico per il busto, circa 50 a.C, alt. del busto-ritratto 0,79 m; alt. della testa 0,23 m; Da Otricoli (Visconti)
© FondazioneTorlonia, foto Lorenzo De Masi - Collezione Torlonia, Ritratto di fanciulla, marmo bianco a grana cristallina molto fine, circa 50–40 a.C., alt. 0,34 m; alt. della testa 0,18 m; Da Vulci (Visconti)
© FondazioneTorlonia, foto Lorenzo De Masi - Il Museo Torlonia (sala 1), Ritratto di Giulia Domna, su busto antico non pertinente, dallo Studio Cavaceppi, inizi del III° secolo d.C., marmo bianco MT 573
© foto Oliver Astrologo - Collezione Torlonia, Statua di caprone, marmo bianco, corpo della fine del I secolo d.C. con testa attribuita a Gian Lorenzo Bernini (1598–1680), lungh. 1,35 m; largh. 0,44 m; alt. 0,93 m; dalla collezione Giustiniani
© FondazioneTorlonia, foto Lorenzo De Masi - Collezione Torlonia, Bassorilievo con veduta del Portus Augusti, marmo pentelico con tracce di policromia, intorno al 200 d.C., alt. 0.75 m; largh. 1.22 m, Da Porto (1864)
© FondazioneTorlonia, foto Lorenzo De Masi - Il Museo Torlonia (sala 1), in primo piano statua di Germanico da Cures in Sabina, I secolo d.C. Bronzo
© foto Oliver Astrologo
IN COPERTINA
Sala 1 del Museo Torlonia, in primo piano statua di Germanico da Cures in Sabina, I secolo d.C. Bronzo
© foto Oliver Astrologo
Dove e quando
Evento: Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori
- Date : 15 October, 2020 – 30 June, 2021
- Sito web