«In the middle of every difficulty lies an opportunity. Il noto aforisma di Albert Einstein ben si addice all’avventurosa ricerca che ha portato Riccardo Gandolfi a scoprire il manoscritto autografo delle Vite degli artisti di Gaspare Celio (1571-1640). A una fase già avanzata dell’indagine sul pittore romano condotta per il Dottorato in Storia dell’arte, il giovane e intraprendente studioso si è trovato in difficoltà non solo perché molti dei suoi dipinti sono andati perduti, ma anche per la frammentarietà della documentazione reperibile sull’artista. Invece di arrendersi (e io stesso l’ho incoraggiato a proseguire) egli si è spinto a studiare la produzione letteraria di Celio, intuendo l’importanza che avrebbe avuto il ritrovamento del suo scritto principale, citato da un paio di fonti ma scomparso dalla seconda metà del Seicento

Con queste parole Alessandro Zuccari inizia la prefazione del volume che, per la prima volta, presenta il testo integrale del manoscritto delle “Vite degli artisti” di Gaspare Celio, sconosciuto per secoli in quanto ritenuto irrimediabilmente perduto mentre, una inedita fonte si nascondeva tra le carte di un’antica biblioteca inglese in attesa di essere riscoperta.

Ancora Zuccari: «Gandolfi, grazie alle sue notevoli capacità nella ricerca d’archivio ha compiuto uno spoglio tanto arduo quanto minuzioso degli indici delle biblioteche private europee, da cui ha tratto indizi poi rivelatisi decisivi. Dopo i primi inefficaci tentativi, tornando da un viaggio di studio in Inghilterra rivelò con emozione di aver trovato il manoscritto nelle raccolte dello Stonyhurst College: era integro, totalmente autografo e recava anche la data di una prima redazione (1614). Nacque subito l’idea di un’edizione critica, ma l’impresa non era semplice per una serie di implicazioni: il testo, infatti, è un vasto “Compendio” delle Vite vasariane – redatto in polemica con l’artista aretino per confutarne l’impianto storiografico “toscanocentrico” – con l’aggiunta di un gruppo di biografie dedicate ad artisti attivi tra Cinque e Seicento, ovviamente non contemplate da Vasari. Già da una prima lettura è apparsa la rilevanza dell’opera sia per alcune precisazioni fornite nelle “epitomi” vasariane e per le nuove informazioni riguardanti gli artisti delle generazioni successive, sia per mettere a fuoco la personalità e il pensiero di Celio nel complesso quadro delle pratiche e teorie artistiche di primo Seicento.»
L’edizione di Riccardo Gandolfi, edita da Olschki, è quindi corredata da un apparato critico che ne facilita la consultazione e può offrire al lettore un affresco completamente inedito del mondo artistico romano percorso, nei primi anni del Seicento, da forti cambiamenti.
In questo modo si getta nuova luce sulle biografie di molti artisti attivi tra il Sedicesimo e Diciassettesimo secolo con nuove notizie, spunti di riflessione e collocandosi a pieno titolo tra le principali fonti per la storia dell’arte.

Nondimeno, questo straordinario lavoro di Riccardo Gandolfi, permette di fare chiarezza proprio sul punto di vista del pittore che la redasse, sul suo pensiero, sui conflitti e le contraddizioni che ne animarono l’esistenza. Inoltre, pur sapendo che Celio consentì una ridottissima circolazione del manoscritto, è stato necessario verificare se le sue Vite fossero state fonte di notizie per altri biografi o scrittori d’arte. Gandolfi, senza escludere la possibilità che i pochi lettori autorizzati abbiano fatto filtrare alcune informazioni, è giunto a un risultato estremamente interessante: molte delle postille di Bellori alle Vite di Baglione (vergate sul noto esemplare della Biblioteca Corsiniana) sono citazioni o parafrasi tratte dal testo di Celio che, non solo attesta la conoscenza del manoscritto da parte dal grande critico secentesco, ma invita a riconsiderare alcune notizie da lui fornite (come fatto ampiamente da Gandolfi).
Nel ricostruire il contesto in cui nacquero le Vite, istituisce un confronto con quelle di Giovanni Baglione tenendo in debito conto che i due artisti furono acerrimi rivali. Baglione si pone come prosecutore di Vasari, Celio intende esserne il revisore e redige le Vite in forma di compendio con profili estremamente sintetici che trattano in prevalenza artisti del passato, mentre il suo antagonista si diffonde in narrazioni più particolareggiate e le sue biografie riguardano in larga parte personaggi contemporanei. Celio esclude intenzionalmente coloro che ritiene poco meritevoli di essere ricordati praticando più volte una damnatio memoriae. E’ noto come Baglione, invece, abbia fornito dettagliate informazioni sugli artisti a lui sgraditi senza risparmiare feroci critiche arrivando, in alcune biografie (come quelle dedicate a Celio e a Caravaggio), a censurare verità e riportando notizie parziali così da focalizzare sugli aspetti negativi.
Un volume pregevole con il merito di rendere sempre interessante la lettura commentando, con una serrata disamina critica, le numerose informazioni inedite, le puntualizzazioni e le osservazioni personali di Gaspare Celio, verificandone quando possibile il grado di attendibilità.

Dettagli

 

Didascalie immagini

  1. Immagine della copertina del libro:
    Ottavio Leoni, Ritratto di Gaspare Celio,
    Parigi, École nationale supérieure des beaux-arts.
    Progetto grafico di Andrea Deligia
  2. Ottavio Leoni
    Ritratto di Gaspare Celio,
    Parigi, École nationale supérieure des beaux-arts,
    Inv. Mas. 2329, pietra nera e gesso bianco su carta azzurra
    courtesy Casa Editrice Leo S. Olschki

Riccardo Gandolfi
Le Vite degli artisti di Gaspare Celio
«Compendio delle Vite di Vasari con alcune altre aggiunte»
Prefazione di Alessandro Zuccari

pagine 392 con 32 tavole a colori
Casa Editrice Leo S. Olschki
Isbn: 9788822267023