È stata un’emozione grande tornare a percorrere le sale del museo del costume di Palazzo Pitti dopo anni di chiusura. Ed è stato emozionante farlo per visitare una mostra che racconta la storia di una stilista fiorentina alla quale il mondo della moda italiana devo tanto. “Germana Marucelli (1905-1983). Una visionaria alle origini del Made in Italy” è il titolo dell’esposizione dedicata alla rivoluzionaria stilista fiorentina, che si potrà visitare fino al 24 settembre a Palazzo Pitti.

Germana Marucelli è stata colei che, attraverso il suo personale percorso artistico, dà il via alla rinascita e all’affermazione del Made in Italy. Una affermazione che per la Marucelli passa attraverso la figura della donna che prende coscienza di se stessa, e che attraverso la moda si manifesta e si racconta. Non a caso la ricerca interiore sarà per lei un presupposto imprescindibile per la composizione di un abito. La sua vicinanza al mondo dell’arte, l’amicizia con artisti ed intellettuali dell’epoca, tra cui paolo Scheggi e Getulio Alviani, le procurerà il soprannome di “sarta intellettuale” da parte di Fernanda Pivano.

Questo suo approccio alla moda vede quindi la donna non più soggetto passivo da rivestire, ma componente attiva e ragione primaria per la creazione dell’abito. La sua carriera è stato un percorso attraverso l’universo femminile e la sua capacità di espressione, che la mostra ci racconta con un viaggio a ritroso nel tempo. Ogni sala diviene una tappa di questo universo, dalla donna guerriera- sacerdotessa alla mistica donna in saio, passando per la donna cinetica dei cosiddetti Op-dress, alla crisalide, donna in continua metamorfosi.

Al termine di questo viaggio la sala conclusiva propone un’ideale rievocazione del salotto culturale che Germana Marucelli tenne nel suo atelier milanese durante gli anni Cinquanta. Una messa in scena che chiude il cerchio, in modo simbolico, con la grande sala centrale della Galleria dove invece è stato ricostruito l’atelier creato per lei nel 1964 dall’artista fiorentino Paolo Scheggi: il confronto fra opere e abiti diviene espressione sublime del connubio tra arte contemporanea e moda.

Questo confronto è possibile grazie ai circa centocinquanta pezzi, fra cui abiti e gioielli, opere d’arte, fotografie e bozzetti; una mostra antologica, curata da Silvia Casagrande e Vanessa Gavioli in collaborazione con l’Associazione Germana Marucelli, che nel suo percorso a passo di gambero, va dai primi anni Ottanta al finire degli anni Quaranta, rievocando lo scenario storico in cui il Made in Italy vide i propri natali a Firenze.

Nelle sue collezioni Germana Marucelli esprime perfettamente l’animo femminile di un tempo in costante cambiamento. I suoi abiti sono creazioni affascinanti, coinvolgenti e soprattutto potenti canali di espressività femminile.
La collaborazione con l’artista Paolo Scheggi, iniziata nel 1961, proseguirà nel 1963 con le celebri tuniche estive, presentate proprio a Firenze. In mostra si possono ammirare sia la tunica mare, ribattezzata dalla stampa Abito-poesia, dove l’artista Scheggi alterna elementi ovoidali, curve e rotazioni a citazioni di versi scritti da autori a lui cari, come Ungaretti e T. S. Eliot, sia The Cat, dove la tela grezza di lino, come una tavolozza, si colora di forme curve in verde e nero, dipinte dall’artista medesimo. Questi capi sono realizzati per far scomparire la presenza del corpo sottostante, che diviene pura essenza in movimento definita dagli effetti grafici. La poesia era un grande amore della stessa Marucelli, tanto che il suo caro amico Giuseppe Ungaretti la definì “Interprete rara di poesia”.

Alcune delle sue incredibili collezioni ci raccontano la storia della società italiana e non solo, andando ben oltre il semplice disegno di moda.
Con la linea Alluminio del 1969, che ebbe una anticipazione importante a Roma con la performance in occasione della prima romana del film 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, il tessuto serico si arricchisce di alluminio anodizzato e fresato, che conferisce alla donna un’aura medievale e fantascientifica al tempo stesso. Una collezione che nuovamente evidenzia la complicità con l’artista ed amico Getulio Alviani, già sbocciata con la precedente linea Optical di due anni prima.

Ancora prima, sul finire degli anni Cinquanta, Germana Marucelli aveva preso ispirazione dalla serie dei Cardinali di Giacomo Manzù, dando vita alla linea Vescovo, che racchiude la donna in una sorta di bozzolo, pronta per le trasformazioni in atto nella società e che si concretizzeranno negli anni Sessanta. La silhouette femminile diventa raffinata, nascosta, dando risalto ad una bellezza che deve essere intuita e che è pronta a svelarsi al nuovo mondo, partendo dall’eleganza delle forme pure. La Marucelli rimase veramente folgorata dalle opere di Manzù, che conobbe nel 1959 durante un evento per festeggiare il Nobel ottenuto da Salvatore Quasimodo.

La sua ricerca stilistica, anche in questo caso, trae ispirazione dall’arte, ma ha chiaramente anche connotazioni sociologiche ed antropologiche, che ancora oggi possiamo cogliere come fondamentali per la storia del genere femminile. Proprio come ci raccontano le curatrici, Germana Marucelli è sempre stata mossa da due motori: da una parte il potente richiamo della storia, dall’altra la straordinaria sensibilità̀ per le evoluzioni sociali, culturali e di costume in atto. Sempre anticipatrice di nuove frontiere, sin dai suoi esordi nel mondo della moda si prefigge l’alto obiettivo di aiutare la donna ad esprimersi attraverso l’abito, concepito come “strumento di irradiazione del proprio io”.

Dettagli

Didascalie immagini

Allestimento delle sale in mostra
foto © Antonio Quattrone

Orario della mostra:
dalle ore 8:15 alle ore 18:30
Chiuso il lunedì

Sito web: https://www.uffizi.it/eventi/germana-marucelli-una-visionaria-alle-origini-del-made-in-italy

Dove e quando

Evento: Germana Marucelli (1905-1983). Una visionaria alle origini del Made in Italy

Indirizzo: Museo della Moda e del Costume - Palazzo Pitti, piazza Pitti - Firenze
[Guarda su Google Maps]

Fino al: 24 Settembre, 2023